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mercoledì 23 dicembre 2015

Lo Sapevate Che: La religione è molto più di un libro di immagini...



Sono una ragazza ventenne e studio all’Accademia di Belle Arti. Sono cresciuta in un ambiente laico e tollerante. In seguito mi sono trovata a interessarmi alle tre grandi religioni monoteiste, e a”parlare”o se vuole “pregare” con qualcosa che avvertivo come trascendente. Oggi non sono religiosa e non credo nella chiesa come istituzione, ma penso che quello delle religioni sia un messaggio immenso e potente che non dovremmo mai dimenticare. Le religioni sono pagine di letteratura di grande valore e forse tali resterebbero se l’uomo evitasse di caricarle d’ideologia che poi si traduce in fanatismo. Lei crede sia possibile considerare le religioni come un genere letterario o come opere d’arte? Oppure pensa che si debba fare una distinzione fra un testo sacro e, per esempio, una tragedia greca o Moby Dick?  - Martina martina.selva@fastwebnet.it
Le religioni, soprattutto quelle monoteiste a cui lei fa riferimento, sono nate per recingere, tenendola in sé raccolta (re-legere) l’area del sacro, onde evitarne l’espansione incontrollata, essendo il sacro caratterizzato da un regime di massima violenza, di sessualità selvaggia di confusione dei codici, dove il bene e il male appaiono indistinguibili, il piacere si intreccia col dolore, la maledizione con la benedizione, la luce del giorno con il buio della notte. Come ci ricorda Gerardus Van der Leeuw: “Nella religione Dio è arrivato con molto ritardo”. Conservando del sacro il suo tratto ambivalente, per cui accanto alla misericordia di Dio la religione segnala anche il timor di Dio. (..). Senza abbandonarli, le religioni monoteiste sono andate oltre i riti, affidandosi a testi, ritenuti sacri perché “parola di Dio”, che contengono norme etiche di comportamento osservando le quali c’è la promessa di un’altra vita: paradisiaca per chi li segue e infernale per chi non li ottempera. (..). Con l’illuminismo è iniziato un processo che ha separato l’etica dalla religione, perché ci si è persuasi che l’etica non è che un sistema di regole per vivere con la minor conflittualità possibile. (..). Così facendo, va incontro a un bi. La fede promette inoltre un’ulteriorità di senso rispetto a quello offerto dalla vita presente. Così facendo va incontro a un bisogno di trascendenza che alberga nel cuore di ogni uomo, e che poi ogni uomo indirizza nella ricerca, ivi compresa quella scientifica che non si accontenta mai dei risultati raggiunti.(..). Qui la fede si àncora al cuore, al sentimento, alla speranza, che non sono fattori insignificanti per continuare a vivere quando le circostanze si fanno davvero insopportabili. Leggere i testi definiti sacri, come grandi opere letterarie o addirittura artistiche per la bellezza delle loro metafore è possibile, senza però credere, per il solo fatto di apprezzarle, di appartenere a quella fede, perché la fede chiede, oltre all’apprezzamento, un assenso incondizionato del cuore, o come dice San Tommaso della “volontà” (ex voluntate), perché, come ci ricorda San Paolo, di fronte alla fede, il solo l’intelletto si trova “in uno stato d’infermità e di grande timore e tremore”.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 19 Dicembre 2015 -

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