Operazione
“Autolavaggio”, questo
è il nome in codice della “Mani Pulite” brasiliana, che ha già prodotto
l’arresto di centinaia di persone. Cominciata per caso, ha portato a scoprire
una rete di corruzione che coinvolge tutti i maggiori fornitori di Petrobras,
la società petrolifera di Stato. Ogni settimana c’è qualche nuovo arresto. Due
settimane fa è toccato ad Andre Estectual (la principale banca d’investimento
del Brasile) e Delcidio Amaral, il capo dei senatori del Pt, il partito del
presidente della Repubblica, Dilma Rousseff. La scorsa settimana, il presidente
della Camera, Eduardo Cunha, ha iniziato la procedura di impeachment contro lo
stesso presidente. Formalmente l’accusa è di aver mentito sul bilancio
presentato l’anno scorso in parlamento, ma il vero motivo è che Dilma Rousseff
era stata presidente di Petrobras tra il 2003 e il 2010, quando era in azione
lo schema corruttivo che coinvolgeva molti uomini del suo partito. Poteva non
sapere? (..). La crisi non è stata causata dalle indagini, ma è sicuramente
peggiorata dalle stesse (che hanno bloccato l’enorme indotto di Petrobras) e
dall’incertezza politica che questa crisi ha prodotto. (..) A causa
dell’arresto, Esteves non solo ha dovuto rinunziare alla sua posizione al
vertice di Btg Pactual, ma ha dovuto addirittura vendere la sua quota della
Banca, per paura che una crisi di fiducia distruggesse la banca stessa. Se
dovesse risultare innocente, si tratterebbe di un esproprio ingiusto. In Un Paese Dove L’Illegalità è diffusa, anche a causa del proliferare di regole assurde,
c’è il rischio di una reazione non dissimile da quella che ha bloccato Mani
Pulite in Italia. una reazione che nasce dall’alleanza tra i vertici economici,
che si sentono minacciati e reagiscono sventolando la bandiera del garantismo,
e una fetta della popolazione che, col perdurare della crisi economica, è più
preoccupata dalla disoccupazione che dal desiderio di fare pulizia.(..). C’è Però Un’Importante differenza tra Mani Pulite e Autolavaggio. Le indagini
brasiliane sono state rese possibili da una nuova legge, introdotta in Brasile
nel 2013, che permette ai pubblici ministeri di negoziare significative
riduzioni di pena agli indagati che non solo ammettono le loro colpe, ma
rivelano anche informazioni utili per incriminare i propri complici. E’una
legge non dissimile dalla nostra sui pentiti, che ha aiutato a debellare il
terrorismo e a combattere la mafia. (..). Se il Brasile ha imparato dall’Italia
è ora il caso di fare viceversa. In Italia abbiamo usato il pentitismo per il
terrorismo e la mafia. Perché non usarlo per la corruzione? Se funziona anche
in Brasile, perché non dovrebbe funzionare da noi? Sempre che ci sia la volontà
politica di combattere veramente la corruzione.
Luigi Zingales – Libero mercato www.lespresso.it – L’Espresso – 17 Dicembre
2015
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