Dopo Gli Attentati di Parigi, il presidente francese ha
reagito come se la Francia solo incidentalmente facesse parte di una unione di
Stati che dovrebbero, insieme, decidere la direzione da prendere soprattutto in
situazioni di crisi. François Hollande ha annunciato che avrebbe contattato i
suoi omologhi di altri paesi per capire come avrebbero dato alla Francia il
loro appoggio. La comunicazione è stata inequivocabile: la Francia è stata attaccata in quanto
Francia e ora la Francia dichiara guerra allo Stato islamico. Ed ecco, ancora
una volta, l’Europa che fallisce. L’Europa che, disunita, non è solo un’entità
svuotata di ogni significato, ma addirittura dannosa perché rende deboli ed
espone gli Stati che lacompongono. Un’Europa unita non solo sotto il profilo
monetario, sarebbe un’entità territoriale attenta, per prima cosa, ai propri
confini. Capirebbe e analizzerebbe i conflitti, studierebbe strategie e
modalità per renderle operative. (..). Secondo Emma Bonino è inutile dichiarare
guerra a Daesh (ha fatto molta attenzione a non legittimare i terroristi
dandogli dignità di Stato) e iniziare bombardamenti aerei, se prima non ci si
affida, in Europa, a un lavoro di intelligence condiviso.(..). Da Quando Vivo
Sotto Scorta e viaggio all’estero, i ministeri degli Interni dei Paesi che mi
ospitano si fanno carico della mia sicurezza. In Francia, in Germania, in
Spagna e in Portogallo mi è capitato di conoscere agenti che parlavano italiano
e che nei loro paesi avevano a lungo indagato sulle mafie italiane. Lo scenario
che mi hanno descritto è desolante. Indagini inviate in Italia in attesa di
riscontri e informazioni che tornavano indietro dopo anni, quando ormai erano
datate se non inutili. Chi studia la criminalità organizzata, da sempre lamenta
questa assoluta mancanza di comunicazioni tra i Paesi che fanno parte della
stessa entità sovranazionale. E chi si occupa di di contrastare i segmenti
criminali internazionali sa che ciò che conta sono i rapporti personali, sono le
singole volontà, il magistrato lungimirante, il poliziotto che fa indagini con
dedizione, persone che fanno coincidere le loro vite con il loro lavoro. Con il
terrorismo accade lo stesso. (..). In questo contesto, arriva la lettera
appello di Can Dundar e Erdem Gul, giornalisti di “Cumhuriyet”, il maggiore
quotidiano turco. Dundar e Gul sono in galera per aver rivelato informazioni
sulla vendita di armi ai gruppi islamisti in Siria da parte dei servizi segreti
turchi. I due giornalisti hanno chiesto ai leader europei di assumersi
responsabilità sulla deriva del regime turco. Non posso che sottoscrivere il
loro appello. Non possiamo che prendere atto del fatto che un’Europa realmente
conscia della propria identità politica avrebbe favorito, e da tempo, l’ingresso
della Turchia nella Comunità, facendosi carico anche di ciò che accade lungo i
suoi confini. Oggi, invece, ai limiti del nostro continente c’è una polveriera
dominata in maniera autoritaria da un oligarchia che sta segnando ormai non
solo il destino di turchi e curdi, ma anche il nostro.
Roberto Saviano – L’antitaliano www.lespresso.it – L’Espresso 10 Dicembre
2015 -
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