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venerdì 11 dicembre 2015

Lo Sapevate Che: La Parigi degli jihadisti quella di Papon che nel 1961 faceva massacrare gli arabi...



Con le parole guerra, jihad, banlieue, fanatismo, la strade di Parigi del 13 novembre entra negli annali non solo del 2015, ma del decennio. Ma è anche la sensazione di paradiso perduto, quello che ci ha colpito. L’umanità di Parigi, il languore delle sue strade, dei baci in pubblico, dei libri e della musica ovunque. I parigini sono corsi a comprare Festa mobile di Hemingway; Céline Dion e Madonna si sono cimentate piangendo, nell’Hymne à l’amour e nella Vie en rose. Essendo mancati i grandi funerali che ci furono per Charlie Hebdo, tantissimi in Italia sono andati a porgere le condoglianze su un sito – Generazione Bataclan – in cui sono comparse, per l’ammirevole e veloce lavoro del giornalista Paolo Brogi, le foto, le brevi biografie, le vite davanti a sé di quella che è stata, davvero, la meglio gioventù europea falciata dalla mitraglia, all’inizio della terza guerra mondiale. Di tutto il resto, sappiamo ancora poco. Le fototessera degli altrettanto giovani Killer, un brandello di cintura esplosiva, le pastiglie di Captagon, il “fallimento dei servizi segreti”, la resistibile ascesa del Front National. Discutiamo se tutto ciò sia figlio di Arancia Meccanica o della Battaglia di Algeri; se questa sia solo la prima tappa di una cupa islamizzazione a cui ci dovremo, prima o poi sottomettere. Una strage così non era mai avvenuta in Europa, in tempo di pace. E’ vero? No, non è del tutto vero. Era il 17 ottobre 1961; dopo dieci anni di guerra, ancora la Francia cercava di opporsi all’indipendenza dell’Algeria. L’esercito francese aveva preso il potere ad Algeri; l’OAS (Organisation Arméè Secrète), potente tra i coloni e i militari uccideva algerini a raffica, e voleva morto De Gaulle, accusato di tradimento dell’Algerie française. A Parigi (un uomo che aveva organizzato la deportazione degli ebrei di Bordeaux nel 1943) aveva imposto il coprifuoco dalle 5 di sera alle 5 di mattina per i musulmani vietando loro anche di muoversi per le strade in gruppi. Come prova di forza, il Fronte di Liberazione Nazionale algerino che guidava la resistenza ordinò ai suoi membri parigini di scendere in piazza. Contro gli algerini, la polizia parigina intervenne con brutalità con i matraques di acciaio, uccidendo e ferendo per una notte intera. Decine e decine di immigrati arrestati, feriti, vennero buttati nella Senna dal Pont Neuf. Tutte le fotografie vennero requisite, i giornali vennero censurati e un comunicato ufficiale parò di “due manifestanti morti”. Secondo lo storico Jean Luc Einaudi – che poté pubblicare il frutto delle sue difficilissime ricerche solo 30 anni dopo -, i morti di quella notte furono 393 (trecentonovantatre). L’anno dopo, con gli accordi di Evian, l’Algeria ottenne l’indipendenza. Non so perché, ma nel parlare dei nostri morti di oggi, mi è venuto in mente quel massacro dimenticato – nelle stesse strade, davanti agli stessi bistrot – che non entrò mai negli annali.
Enrico Deaglio – Annali – Il Venerdì di Repubblica 4 Dicembre 2015

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