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venerdì 11 maggio 2012

Lo Sapevate Che. Vita e Letteratura


Un Cronista Fantastico E Il Confine sottile Tra Vita E Letteratura

Esce in Italia Il libro di un allievo del celebre giornalista polacco, considerato il più grande del novecento, e si riapre la questione della libertà della scrittura. L’autore racconta e assolve il maestro.

Ryszard Kapuscinski è stato il più grande reporter del ventesimo secolo? La domanda viene da un volume di più di seicento pagine, appena uscito in Italia dall’editore Fazi.
Si chiama, appunto La vera vita di Kapuscinki, scritto da un giovane e famoso giornalista polacco, Arthur Domoslawski, che si considera suo discepolo.
Con un sottotitolo ammiccante: Reporter o narratore?
 E un indice che mette una quantità enorme di carne al fuoco.
Per esempio: come è possibile che il più grande reporter del ventesimo secolo sia stato un polacco? Non eravamo abituati a considerare maestri del giornalismo gli americani, liberi di pensiero, fiaschetta di whisky nella sahariana, sinceri, secchi, romantici, al posto giusto nel momento giusto? Quel John Reed al seguito di Lenin e Trotsky; quell’Edgar Snow che si fece tutta la lunga marcia di Mao Tse Tung mandando dispacci quasi giornalieri al Chicaco Tribune; quell’Ernest Hemingway che narrava la Madrid repubblicana assediata dal fascismo, facendo venir voglia ai suoi lettori di imbarcarsi per dare una mano.
Quelli erano Titani, Eroi, Protagonisti, Star. E davvero, Kapuscinski non è stato niente di tutto ciò. Però forse, se si dovesse votare per il miglior reporter del ventesimo secolo – nel segreto dell’urna – la mia scheda andrebbe al vecchio Ryszard (che poi vuol dire semplicemente Riccardo).
Per cominciare, la sua è la biografia di un antieroe giornalistico. Nato nel 1932 nella remota cittadina polacca di Pink (oggi in Bielorussia), il nostro Riccardo vide la sua prima guerra all’età di sette anni, quando in Polonia entrarono le truppe di Hitler. Pinsk, che nella sua memoria infantile era un piccolo luogo gentile, venne assassinata dai nazisti dei suoi due terzi, gli 11mila abitanti ebrei, con due esecuzioni di massa. Alcuni cittadini di Pinsk diedero vita a una resistenza sotto l’egida dei comunisti di Stalin, la maggioranza cercò di impossessarsi delle case lasciate libere dagli ebrei. Riccardo crebbe cattolico (da adolescente con una vera crisi mistica) e subito dopo comunista. A partire dal 1945, nelle scuole di Pinsk ora occupata dai sovietici si studiava il russo, la lingua dei liberatori, e il banco di prova di Riccardo con i suoi professori furono i Problemi del leninismo di Stalin. (Da noi i futuri reporter si formavano sui Promessi Sposi, i cipresseti di Bolgheri e la pioggia nel pineto).
Enrico Deaglio – Venerdì di Repubblica – 27 – 04 -12





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