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giovedì 31 maggio 2012

Lo Sapevate Che: Un Partito Con Ideali Spenti...


Perché Un Partito Con Ideali Spenti Non Può Risorgere

I partiti, i partiti…non si parla d’altro, ormai. Si dice che sono corrotti, che sono inefficienti, che sono la causa di tutti i mali.

E tutti li esortano a ravvedersi, a mettere giudizio. Avremo le elezioni nel 2013, se non prima: presto, presto, ravvedersi subito, il tempo stringe. Ci riusciranno? Se lo chiedono tutti: e qualcuno chiede perfino a me, sebbene io non sia né sociologo né politologo, che cosa prevedo. Il mio mestiere è raccontare quel che succede e (quando ci riesco) perché succede : non è prevedere quel che succederà. Però una profezia oso farla: è impossibile che i partiti oggi esistenti siano in grado di ravvedersi.
Chiediamoci innanzi tutto, se vogliamo capire quel che succede, perché i partiti sono in crisi. Ed ecco una possibile risposta: sono in crisi perché non è più valida la ragione per cui sono nati. All’origine di ogni partito politico c’era infatti un grande ideale: la libertà dei cittadini, la fine dei privilegi, la giustizia, l’uguaglianza: Liberté, égalité, fraternité…Gli  uomini, quando credono in un ideale, mettono in seconda linea il tornaconto personale. Il che non significa che nei partiti di ieri fossero tutti santi: ma i capi carismatici davano un buon esempio, diffondevano il senso del dovere, lo spirito di sacrificio. Oggi le grandi ideologie, il liberalismo, il socialismo, il comunismo, sono decadute. E’ affievolito anche lo spirito religioso, che ispirava a sua volta un movimento politico. Gli ideali sono spenti. E’ per questo che primeggia l’interesse materiale: la tangente, la vacanza ai Caraibi, il conto in Svizzera. Gli uomini animati da un ideale sono capaci di grandi cose: senza ideali possono diventare meschini.
Su questo è vero, i partiti nati intorno agli ideali ormai dimenticati non possono risorgere. Ed ecco comparire sulla scena uomini la cui sola credenziale è la capacità di governo, per dare ai cittadini panem ed circenses. Ecco dunque il cesarismo, o populismo che dir si voglia.
Piero Ottone – Venerdì di Repubblica – 18-05-12                            

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