Reduce dal successo di Manon Lescaut,
l'allora 35enne Puccini iniziò, nel 1893, un sodalizio artistico con i
librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa,
destinato a segnare profondamente la sua produzione musicale (con loro compose
anche la "Tosca" e "Madama Butterfly"). Il primo frutto
maturò grazie alla lettura del romanzo "Scene della vita di Bohème"
di Henri Murger, che il compositore lucchese decise di adattare a dramma
lirico.
Un progetto ambizioso e di non facile gestazione
che, tuttavia, riuscì a portare a termine in due anni e mezzo. Suddivisa in quattro
atti (definiti "quadri"), La Bohème debuttò al Teatro
Regio di Torino, il 1° febbraio del 1896. Il pubblico si appassionò fin da
subito alle storie d'amore di Marcello e Musetta e di Rodolfo e Mimì e alla
loro vita di giovani artisti squattrinati nella Parigi del 1830.
Seppur inizialmente scettica, anche la critica
riconobbe l'alto valore formale dell'opera, su cui in futuro si sarebbero
misurati i più grandi tenori del mondo. Un nome su tutti, quello di Luciano
Pavarotti che debuttò nella parte di Rodolfo il 29 aprile del 1961, a
25 anni, facendo spellare le mani al pubblico del Teatro Municipale
"Romolo Valli" di Reggio Emilia, con una sublime interpretazione
della celebre aria «Che gelida manina».
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