Per l'Italia di Marconi rappresentò uno smacco veder attribuito a un fisico britannico il merito di aver realizzato il primo sistema di telerilevamento. Per la Germania nazista fu tra le principali ragioni della sconfitta nella Seconda guerra mondiale. Nei cieli e mari dell'epoca contemporanea, sempre più trafficati, è uno strumento di viaggio insostituibile.
Dagli studi del tedesco Hertz (1886) sulla capacità di riflettere onde radio
attraverso oggetti solidi, si erano susseguiti numerosi tentativi di realizzare
un apparecchio per la rilevazione degli impulsi elettromagnetici, applicati
soprattutto alla meteorologia. Esperimenti simili stava conducendo il fisico
scozzese Robert Watson-Watt, quando fu incaricato dall'Ufficio Meteorologico
del Regno Unito. Qui mise a punto un sistema di mappatura dei temporali, in
grado di captare a distanza i segnali radio generati dai fulmini.
In questa scoperta il governo inglese intravide un'enorme potenzialità
da utilizzare in campo militare, per la localizzazione di ostacoli lontani
in campo aereo e navale. Watt si trovò a lavorare con l'illustre collega Edward
Victor Appleton (Premio Nobel per la fisica 1947) a una rete di antenne che
inviava il segnale verso l'alto, fino a raggiungere la ionosfera dove veniva
riflesso riportando alla fonte informazioni sull'esatta distanza dalla sorgente
di un dato corpo.
Il punto di svolta si verificò allorché Watt individuò il modo di
rendere visibili su uno schermo i segnali radio riflessi e tracciarne la durata
della loro propagazione. La prima dimostrazione del telerilevamento avvenne
il 26 febbraio del 1935, nel corso della quale Watt riuscì a captare l'esatta
posizione di un aereo in regime di silenzio radio e avvolto dalla nebbia. Il
risultato fu che quattro anni dopo la Gran Bretagna si trovò disseminata
di stazioni radar che avvertivano l'avvicinarsi di aerei nemici a 120
km di distanza.
Questa tecnologia, cui nel 1940 la Marina degli Stati Uniti diede il nome
di RADAR (RAdio Detection And Ranging, in italiano
"radio-rivelatore e misuratore di distanza"), influì sulle sorti del
secondo conflitto mondiale, a discapito della Germania che ne aveva
sottovalutato la portata "militare". Da quel momento ogni aereo e
nave lo ebbero in dotazione, aumentando gli standard di sicurezza nel trasporto
passeggeri e nelle rotte commerciali.
Sebbene le cronache storiche continuino a riconoscere in Watt l'inventore del
radar moderno, nessuno può negare che qualcuno prima di lui avesse già compreso
il criterio alla base del suo funzionamento. Quel qualcuno era Guglielmo
Marconi che nel 1922, in occasione del Congresso degli ingegneri americani
a New York, annunciò che era molto vicino a realizzare un marchingegno in grado
di rendere visibili gli oggetti in condizioni di buio totale e di nebbia.
La sua sfortuna fu che le alte gerarchie dell'esercito regio italiano
non ritennero di dover finanziare gli studi del fisico bolognese, che alla
fine s'indirizzò verso l'utilizzo delle microonde nella radiotelegrafia delle
navi in luogo di scarsa visibilità. L'assenza di un'industria nazionale
elettronica fece sì che si dovesse aspettare il 1950 per veder nascere in
Italia la prima produzione di radar su scala industriale. Un ritardo
che a Marconi costò un prestigioso primato scientifico.
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