“Tutto quello che devi fare è chiamarmi; sarò tutto
quello di cui hai bisogno.”Peter Gabriel
Moderne sperimentazioni
musicali
Peter Brian Gabriel, l'artista multimediale più
discusso del pianeta, è nato a Cobham nel Surrey, Inghilterra, il 13 febbraio
1950. Malgrado la sua immagine di uomo rotto a tutte le diavolerie e uso a
maneggiare tutti i marchingegni offerti dalla tecnologia contemporanea, è nato
e cresciuto in campagna, andava a scuola in bicicletta e
giocava nei campi insieme ai figli dei contadini.
Non che non fosse un visionario già da piccolo. Chi lo
ha conosciuto bambino, sa bene che il piccolo Peter era dotato di una tale
fervida immaginazione da essere addirittura autonomo nei giochi, arrivando ad
visualizzare con facilità scene di battaglie in miniatura nei campi adiacenti
l'abitazione dei suoi genitori. Qualcuno ha poi visto un nesso fra questi primi
giochi infantili e lo stampo autobiografico che presentano alcune canzoni,
come la grande suite, dal titolo "Supper's Ready", dell'album
"Foxtrot", della durata di un'intera facciata di Long Playing.
I genitori, ad ogni modo, tenevano particolarmente al
fatto che Peter avesse un'educazione completa su tutti i fronti, ed ecco che lo
spediscono a prendere lezioni di pianoforte, nella speranza che quello
strumento, così carico di storia e di composizioni sublimi, potesse
indirizzarlo verso i più alti lidi della musica occidentale. Ma il piccolo ha
altre inclinazioni. Non sembra tanto portato a pigiare tasti e a studiare
scale, ma è attratto verso la batteria, strumento decisamente più fisico e
immediato. Il ritmo è un aspetto della musica che ha sempre affascinato
Gabriel, una costante che si è portato dietro anche nella successiva e
pionieristica esplorazione della musica etnica.
I suoi artisti preferiti del periodo? Semplice, il
meglio del meglio della musica internazionale: Otis Redding, James Brown, Nina Simone la
musica soul in generale, e poi i Beatles (l'album
di debutto dei Beatles fu
il primo album acquistato da Peter), e poi ancora i Bluesbreakers di John Mayall (il
primo concerto visto da Gabriel) e ancora il beat dei Kinks, Yardbirds e Rolling
Stones e così via.
La scuola dell'obbligo è invece rappresentata per il
musicista da un classico college privato, un'esperienza che ancora oggi,
qualora qualcuno osi ricordargliela, non manca di inorridire l'artista. In
effetti, i college di allora non erano certo pensati per sviluppare la
creatività degli alunni di talento, ma semmai di reprimerla ed indirizzarla
verso forme rassicuranti e accademiche. Solo la sua passione per la musica
alleviò l'opprimente e disciplinata vita del college.
Durante le vacanze estive andava quasi sempre nella
casa vittoriana del
nonno, ripresa poi nella canzone "Musical Box", dove insieme alla
sorella Anna amava rovistare nel solaio, in un baule ricco e incredibilmente
pieno di vecchi costumi, che Gabriel non mancava di indossare, attratto dalle
possibilità offerta dall'idea di cambiamento o disvelamento della propria
personalità che la maschera teatrale offre.
Da quelle prime esperienze prende corpo appunto la sua
passione per la rappresentazione teatrale, una forma che gli permette di
esprimersi attraverso mille travestimenti; gli stessi, si può dire, che quando
diventerà un artista a tutto tondo saranno una peculiarità inconfondibile del
suo fare musica, o meglio del suo modo di "rappresentare" la musica.
Un modo che si estrinsecò al suo massimo grado nei Genesis, un gruppo
inizialmente chiamato, quando Peter Gabriel era già incluso nella "line-up",
Garden Wall.
Dopo altri cambiamenti di nome, nel 1967 (ancora
studenti e minorenni!), i Genesis firmano un contratto con la Decca.
Nel 1968 esce il primo singolo, "Silent
Sun", il quale non sollevare alcun tipo di clamore e viene tuttalpiù
osservato con benevolenza solo dagli addetti ai lavori o dagli appassionati più
attenti e curiosi di novità. Il problema, a giudicare con il senno di poi, è
che il gruppo non aveva ancora sviluppato una fisionomia riconoscibile. Nel
marzo 1969 esce infatti, ancora sotto l'egida della Decca, "From Genesis
to revelation", un album ispirato ai più conosciuti Moody Blues, Nice, al
folk rock di Cat Stevens e ai Family, dal quale fra
l'altro Gabriel s'ispirò in seguito moltissimo per il modo di cantare ed usare
la voce.
Nell'ottobre 1970 esce l'album "Trespass"
con un pezzo in esso contenuto, dal titolo "The Knife", ben costruito
e veramente originale per l'epoca. Rappresentato dal vivo, arriva a toccare ben
diciannove minuti, mostrando finalmente il volto inedito di un Gabriel
camaleontico. Nella storia incalzante di "un rivoluzionario in preda ad un
delirio di potere", l'artista trasforma il personaggio della canzone in un
aggressivo animale da palcoscenico che sprigiona tonalità gutturali e selvatici
vibrati alla Roger Chapman, il leader dei sopracitati Family.
I Genesis, dunque, divengono grazie a Peter Gabriel un
caso unico nel panorama turbolento e variopinto del rock dell'epoca, pur nelle
difficoltà materiali rappresentate dall'instabilità professionale dei
componenti. La formazione classica, andatasi faticosamente costruendosi per un
decennio, si formò infatti solo nel 1972 con l'uscita dell'album "Nursery
Cryme" (un album che rappresenta anche uno degli apici della carriera
trasformistica di Gabriel), cessando però di esistere già nel 1975, con la
fuoriuscita di Gabriel stesso, desideroso di intraprendere nuove e solitarie
strade. Il carismatico Gabriel verrà sostituito dal più "corretto"
Phil Collins.
Ad ogni modo, dopo un lungo periodo in cui il
musicista sperimenta varie soluzioni nell'ambito del Pop, qualche tempo dopo
insieme all'ex-Genesis nasce la "world music". Gabriel è fra i primi
a dedicarsi a quel filone, il cui termine, oggi tanto di moda, suole definire
una musica che tenta di uscire dalle secche della tradizione occidentale per
innervarla di ritmi e sapori tratti dalle altre culture.
Per fare ciò, Peter Gabriel ha anche creato una sua
propria casa discografica, dedita a raffinate quanto esoteriche produzioni,
denominata significativamente "Real World. Un'etichetta che ha avuto il
coraggio di pubblicare, in nome della rivalutazione delle tradizioni locali che
l'attenzione alla musica etnica porta con sé, dischi di artisti dei paesi più
negletti dalla normale attività discografica, fra i quali si può anche
annoverare, per dirne una, anche la Sardegna con i suoi "Tenores de
Bitti" (un gruppo che canta canzoni popolari
senza l'ausilio di strumenti).
Come si vede, un repertorio tutt'altro che facile o
commerciale e che anzi alcune volte sfiora l'atteggiamento auto-punitivo.
Per questo motivo, quando si ascolta un'opera di
Gabriel, vien fatto di pensare di trovarsi di fronte a qualcuno che ha il
desiderio di scardinare i soliti luoghi comuni, un artista che ha voglia di
confrontarsi con altre tradizioni e altri ritmi.
https://biografieonline.it/biografia-peter-gabriel
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