La lucida analisi di
Indro Montanelli sullo "scandalo delle tangenti" sottolinea come la
caduta del Muro di Berlino e la fine dell'incubo "comunista", abbiano
creato i presupposti per mettere sotto processo un intero sistema politico ed
economico, segnando uno spartiacque nella storia della Repubblica Italiana.
Alle 17 di lunedì 17
febbraio davanti al Pio Albergo Trivulzio (ente pubblico milanese che ospita
una casa di riposo per anziani) un'autocivetta dei carabinieri attende il
momento giusto per far scattare l'operazione.
Dentro la vettura c'è
anche il giovane sostituto procuratore della Repubblica Antonio Di Pietro, che
sta indagando su un giro di tangenti nella sanità meneghina. Di concerto con il
magistrato, l'imprenditore Luca Magni entra nell'edificio per consegnare una
"mazzetta" da 7 milioni di lire all'ingegnere Mario Chiesa,
presidente del Pio Albergo Trivulzio ed esponente del partito socialista.
Intascati i soldi, Chiesa viene tratto in arresto per concussione e messo sotto
interrogatorio.
È l'episodio chiave
che scatena una bufera giudiziaria nello scenario politico nazionale e nel
mondo dell'imprenditoria e dell'alta finanza. L'inchiesta, denominata Mani
pulite, è condotta da un pool di magistrati, guidati dal procuratore capo
Francesco Saverio Borrelli, tra i quali oltre a Di Pietro figurano Gherardo
Colombo e Ilda Boccassini.
Il quadro politico di
quel periodo vede l'approssimarsi delle elezioni politiche (fissate per il 5
aprile), in vista delle quali si profila un'alleanza tra Democrazia Cristiana e
Partito Socialista Italiano, quest'ultimo atteso dai festeggiamenti per il
centenario della nascita.
La notizia
dell'arresto di Chiesa in questo contesto è destabilizzante e mette sulla graticola
politici di tutte le forze parlamentari. Le rivelazioni dell'ex presidente del
Trivulzio fanno emergere un quadro più fosco di quello che i giudici si
aspettavano e fanno scattare le manette per otto imprenditori coinvolti negli
appalti della sanità lombarda. In primavera arrivano i primi avvisi di garanzia
per politici e personaggi istituzionali, travolti da un fiume in piena che mina
alle fondamenta i principali partiti italiani: dal PSI alla DC, passando per il
Partito Democratico della Sinistra (ex PCI).
Non passa giorno che
giornali e tg non aprano con un bollettino aggiornato di indagati e arrestati,
tra i quali compaiono semplici impiegati pubblici accanto ad alti funzionari
dello Stato, noti imprenditori ed esponenti dell'alta finanza. Il terremoto è
in atto e sul banco degli imputati ci sono soprattutto i partiti, accusati di
finanziarsi illecitamente attraverso mazzette milionarie versate da
imprenditori amici.
In questo clima
rovente si va al voto e i cittadini indignati dalle vicende di "Mani
pulite" fanno sentire la propria protesta, penalizzando i grandi partiti e
premiando forze emergenti come la Lega di Umberto Bossi. Nel frattempo, una
prima significativa ammissione sul ricorso al finanziamento illecito arriva
alla Camera dal segretario del PSI Bettino Craxi che, rivolto agli altri
colleghi, parla di una diffusa consuetudine «all'uso di risorse aggiuntive in
forma irregolare o illegale».
Nel prosieguo
dell'inchiesta si manifesta un aspetto di notevole drammaticità: in tanti tra
le persone coinvolte preferiscono togliersi la vita, altri non reggono alla
vergogna del carcere e muoiono di crepacuore. Le indagini a fine anno arrivano
a toccare i vertici della classe dirigente, su tutti Craxi che, dopo quattro
avvisi di garanzia per reati di corruzione, ricettazione e violazione della
legge sul finanziamento pubblico dei partiti, è costretto a dimettersi dal PSI,
dopo averlo guidato per quasi 17 anni.
La sua parabola di
uomo delle istituzioni va incontro a un graduale declino fino alla latitanza ad
Hammamet (Tunisia), da dove non farà più rientro in Italia. Insieme a lui
spariscono dalla ribalta politica numerosi personaggi di rilievo mentre alcuni,
come Giulio Andreotti, ne escono fortemente ridimensionati; medesima sorte
tocca a grandi partiti come la DC, il PSI, il PSDI e il PLI che, dopo aver
scritto un pezzo importante di storia italiana, tramontano definitivamente.
Ciò fa di
Tangentopoli una cesura epocale che segna l'inizio di una Seconda Repubblica.
Oltre alle 1.300 sentenze tra condanne e patteggiamenti, l'inchiesta produce
forti conseguenze su più versanti, in primis su quello giudiziario con
l'abolizione dell'immunità parlamentare, mediante la modifica dell'art. 68
della Costituzione.
Sul piano politico si
affacciano nuove personalità, destinate ad occupare la scena nei decenni
successivi, tra cui: l'imprenditore Silvio Berlusconi che fonda il movimento di
centrodestra Forza Italia, vincendo le elezioni del '94; l'ex magistrato
Antonio Di Pietro che, smessa la toga, accetta nel '96 l'incarico di Ministro
dei Lavori Pubblici nel governo Prodi e due anni dopo fonda il partito Italia
dei Valori.
Per quanto la vicenda
di Tangentopoli continui a dividere analisti e addetti ai lavori, è indubbio
che quella stagione abbia contribuito a svelare meccanismi tutt'altro che
limpidi nella gestione della cosa pubblica.
Qualcuno come
l'economista Mario Deaglio ha provato a calcolare i danni ingenerati dal
sistema delle tangenti: ai cittadini sono costate 10.000 miliardi di lire
annui; il debito pubblico è schizzato fra 150.000 e 250.000 miliardi di lire;
cui si aggiungono gli interessi sul debito tra 15.000 e 25.000 miliardi.( di Silvia
Dolci redazione@vivereosimo.it )
s://www.vivereosimo.it/2019/02/17/accadde-oggi-il-17-febbraio-1992/717911/
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