Le leggi di
Mendel sull'ereditarietà avevano fornito la chiave dell'esistenza di un
preciso codice genetico, già nel 1865. Da allora si erano fatti
ulteriori passi in avanti in questo campo, grazie all'introduzione di nuovi
metodi d'indagine. Fondamentale in tal senso si era rivelata la cristallografia
a raggi X ideata da William Henry Bragg: una tecnica che
permise di approfondire la struttura ed il funzionamento di molte molecole
biologiche, tra cui gli acidi nucleici presenti nel DNA.
I primi a sfruttarla efficacemente furono Oswald Theodore Avery, Colin MacLeod
e Maclyn McCart che nel 1944 riuscirono a dimostrare che i cromosomi, portatori
dei caratteri ereditari, sono costituiti da catene di acido desossiribonucleico (DNA)
e che è, pertanto, quest'ultimo il responsabile della trasmissione dei
caratteri, necessari alla vita di un organismo. All'inizio degli anni Cinquanta
si sapeva quasi tutto del DNA, tranne che forma avesse.
Il 1953 fu l'anno decisivo per l'aggiunta dell'ultimo prezioso tassello. In
quell'anno la biologa inglese Rosalind Franklin, ricercatrice al
King's College di Londra, riuscì nell'impresa di fotografare il modello base
della molecola del DNA, grazie alla tecnica della diffrazione dei
raggi di X di Bragg. L'immagine, passata alla storia come Foto 51,
finì nelle mani del direttore del laboratorio Maurice Wilkins che
la mostrò a due colleghi del celebre Cavendish Laboratory di
Cambridge.
I due, Francis Crick e James Watson, colsero l'occasione
al volo e la utilizzarono per portare a termine le loro ricerche. Si arrivò
così allo storico annuncio di Crick all'Eagle Pub, cui seguì un articolo
sull'autorevole rivista Nature, che il 25 aprile dello stesso anno
mostrò al mondo accademico «il segreto della vita»: il modello
a doppia elica della molecola di acido desossiribonucleico. L'immagine
ritraeva due filamenti con uno scheletro formato da molecole di zucchero
(desossiribosio), unite tra loro da molecole di acido fosforico e avvolte intorno
a un asse centrale, disegnando così un’elica.
In quel documento non si accennava minimamente ai meriti della povera Rosalind,
che quattro anni dopo morì di cancro contratto per l'eccessiva esposizione alle
radiazioni dei raggi X. Il suo nome rimase nell'ombra anche nel 1962 quando a
Wilkins, Watson e Crick fu consegnato il Premio Nobel per la Medicina, «per
le loro scoperte sulla struttura molecolare degli acidi nucleici e l’importanza
nel trasferimento dell'informazione genetica nella materia vivente».
http://www.mondi.it/almanacco/voce/208009
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