In Italia l’edilizia è sempre più
green. Sono 1,251 i comuni che hanno modificato i propri regolamenti per
introdurre parametri sostenibili nel settore delle costruzioni. Si tratta del
15,6 per cento dei comuni italiani, 24 milioni di abitanti concentrati
soprattutto al Centro Nord. Un cambio di passo importante, fotografato dal
primo rapporto su L’innovazione nell’
edilizia italiana curato dall’Osservatorio E-Lab di Legambiente e dal
Consiglio nazionale degli architetti. I nuovi regolamenti hanno senz’altro
alzato l’asticella delle presentazioni. Si punta sull’isolamento termico (1.038
comuni), sugli impianti fotovoltaici (1.037) o sul solare termico (994). Ma un
edificio “sostenibile”, oltre a usare fonti rinnovabili per riscaldamento e
acqua calda, dovrebbe garantire anche un risparmio idrico recuperando le acque
piovane e reflue, dovrebbe essere isolato acusticamente e in alcuni casi avere
giardini sui tetti per migliorare qualità e temperatura dell’aria. Per la
costruzione, poi, si dovrebbero utilizzare materiali locali e riciclabili ,
applicare criteri antisismici e garantire piste ciclabili. “La strada da fare è
ancora lunga" spiega Giuseppe Cappochin, presidente del Consiglio
nazionale degli architetti, esperto di pianificazione. E una mano òa sta dando
l’Europa. Dal 2021 (dal 2019 per gli edifici pubblici) in Italia si potranno
costruire solo edifici a near zero Energy,
ossia capaci di produrre acqua calda, riscaldamento e raffreddamento d’estate a
energia quasi zero. Un aiuto arriva dagli eco bus, che però “sono sfruttati poco al Sud, dove si lavora
spesso in nero”. Per un salto di qualità, spiega Cappochin, “serve un cambio di
prospettiva. I regolamenti devono essere il frutto di una strategia globale”.
Con la crisi economica oggi in Italia si costruisce meno e si ristruttura di
più. Oltre metà delle abitazioni ha più di 40anni e 5,5 milioni di edifici
(comprese scuole, ospedali e edifici pubblici) si trovano in aree di classe 1 e
2 di rischio sismico, quelle più in pericolo. Questa potrebbe essere
l’occasione per riqualificare il patrimonio edilizio. Ma non è facile. “Manca
una regia nazionale in grado di ripensare le città, come avviene nel resto
d’Europa”, insiste il presidente degli architetti. In Francia si fanno interventi che “puntano ad
avere nel 2050 città a misura d’uomo, con meno auto. In Italia si sta
finanziando la riqualificazione delle periferie, ma sono interventi
straordinari”. Eppure dopo il terremoto di Amatrice per la prima volta un governo
ha parlato di un piano di lunga durata, “Casa Italia”: “Anche in questo caso
manca una visione d’insieme”, insiste Cappochin. “Alcune di quelle zone si
stavano spopolando già prima del sisma. Non basta ricostruire, bisogna
intervenire per generare nuova economia. Altrimenti i fondi stanziati finiranno
per rappresentare solo un dispendio di fondi pubblici”.
Paola Pentimella Testa – Economie – Il Venerdì di Repubblica
– 2 Dicembre – 2016 -
Nessun commento:
Posta un commento