In un passaggio difficile e pericoloso
nella storia dell’Occidente il nostro Paese avrebbe il dovere di mettere a
disposizione delle altre nazioni gli straordinari strumenti di problem solving, come dicono gli
esperti, che abbiamo elaborato in questi anni. E’ già un atto di egoismo
tenerci tutta per noi una classe dirigente al potere, che in pochi mesi ha
avviato un programma di riforme invidiato dal mondo intero, risolto problemi secolari
e trascinato l’Italia fuori dalla crisi economica, avviandola verso un nuovo
boom, forse più clamoroso di quello degli anni Cinquanta. Questo almeno volendo
credere alla versione ufficiale. Quello che però assolutamente non si può fare
è costringere negli agusti confini nazionali l’eccezionale think tank che abbiamo creato davanti agli occhi di milioni di
spettatori televisivi. Mi riferisco naturalmente agli ospiti dei talk show. E
qui bisogna sfatare un luogo comune.Negli ultimi vent’anni l’Italia è il Paese
europeo in cui la politica ha meno investito in cultura, formazione e ricerca,
ma in compenso ha investito di più in talk show. Una scelta che potrebbe
apparire idiota. E invece questo esperimento ha prodotto un risultato
sbalorditivo. Oggi noi abbiamo selezionato un gruppo di quaranta, cinquanta
persone al massimo, che sono in grado ogni giorno, davanti a milioni di
spettatori, di trovare soluzioni rapide e semplici a problemi estremamente
complessi. Si tratti di terrorismo o scontrini di note spese, riscaldamento
globale o delitto di paese, ondate migratorie o minoranze interne di partito,
questa coraggiosa “compagnia picciola”, per usare un appropriato riferimento
dantesco, in poche ore viene a capo senza paura di questioni di fronte alle
quali tremano premi Nobel e statisti. Com’è possibile un tale fenomeno? E’
probabile che la natura di questo gruppo – in prevalenza politici e
giornalisti, che però non frequentano da anni la realtà esterna – aiuti a
sviluppare facoltà profetiche. Si tratta insomma di un paradossale vantaggio
derivato da uno stato di totale isolamento mentale e fisico. Un po’ come i
Precog di Minority Report, magnifica
invenzione del genio di Philip Dick tradotta in grande cinema da Spielberg, che
prevedono gli avvenimenti futuri pur essendo allevati dalla nascita in una
specie di acquario. Ora, possiamo noi negare ancora al mondo una tale risorsa?
Io mi appello ai ministri Gentiloni e Franceschini perché organizzino a nome
dell’Italia conferenze e incontri dei quaranta Precog nostrani nei luoghi dove
si fa la storia, l’Onu e la Casa Bianca o il congresso cinese.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica - 27 Novembre 2015 -
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