Roma Lo consigliano caldamente,
mettono in guardia anziani e famiglie sui rischi che si corrono a non farlo, ma
quando tocca a loro, lo evitano. I medici non vanno d’accordo con il vaccino,
soprattutto con quello contro l’influenza. In un periodo in cui si susseguono
gli allarmi sul calo dei tassi di copertura in Italia, e spesso sono proprio i
camici bianchi a promuovere nella popolazione l’uso di questi farmaci, ecco il
paradosso: almeno due dottori su tre non si vaccinano. Se si considerano gli
infermieri, la situazione è ancora peggiore, si scende infatti al 15 per cento
di copertura. Eppure il personale sanitario è inserito nelle categorie a
rischio”, nelle quali rientrano anche gli ultrasessantacinquenni e i bambini
colpiti da particolari patologie. Per rispettare quanto stabilito nei piani
vaccinali, all’interno degli ospedali e delle aziende sanitarie deve essere
nominato un medico con il compito di diffondere questo tipo di prevenzione tra
i colleghi. Evidentemente non basta, tanto che alcune Asl, come di recente ha
fatto quella di Verona, avviano campagne straordinarie per convincere i loro
professionisti. “Andrebbero bloccate le assunzioni di chi non è vaccinato o non
ha intenzione di farlo” taglia corto Susanna Esposito, direttore di Pediatria
al Politecnico Università di Milano e presidente di Waidid, associazione
mondiale delle malattie infettive, che ha diffuso i dati sulla scarsa adesione
alle campagne di prevenzione. Naturalmente il vaccino influenzale non ha niente
a che fare con quelli somministrati in età pediatrica. Di solito a distribuirlo
ci pensano i medici di famiglia, che cedono quotidianamente nei loro studi
persone a rischio come anziani e malati
e, proprio per questo, sono tenuti a non diventare veicolo della malattia
stagionale. “Tra i medici di base una certa sensibilità al tema c’è” spiega
Esposito, “il grande problema è negli ospedali. Un cardiologo con l’influenza
può contagiare soggetti particolarmente fragili come i cardiopatici che ha
ricoverato nel suo reparto”. Poi ci sono i vaccini da età pediatrica. Per gli
stessi motivi, i medici che seguono i bambini dovrebbero farli, se non sono già
coperti. Cosa devono pensare i cittadini se i primi a non fare la prevenzione
sono i dottori? “A volte dietro questo atteggiamento da parte dei medici c’è
una semplice carenza di informazione. In questo settore spesso arrivano nuovi
prodotti, non è detto che tutti gli operatori li conoscano. E, infatti, oltre a
non vaccinarsi, magari li sconsigliano”.
Michele Bocci – Il Venerdì di Repubblica – 27 Novembre 2015 -
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