“Ma quindi, secondo lei, per risolvere
questo problema, l’Europa cosa dovrebbe fare?”. L’ultima domanda è sempre la
più difficile, e non perché chi te la sta facendo potrebbe essere tuo figlio e
si ostina a darti del lei azzerando ogni goffo tentativo di prossimità
generazionale. L’ultima domanda, quella che arriva quando ormai devi andare via
e ti dispiace perché tanti giovani così tutti insieme a parlare di
immigrazione, politica, informazione in una scuola non pensavi fosse possibile
vederli mai di questi tempi, è quella che ti spiazza definitivamente.
All’improvviso ti risenti a scuola, ma non all’assemblea dove ti hanno invitato
a raccontare le tue esperienze tra immigrazione e tv, ma a scuola interrogato,
alla lavagna, mediamente impreparato. Il ragazzo in piedi col microfono vuole
una risposta chiara, veloce, esaustiva, risolutiva, da me, su come risolvere i
problemi del mondo. Del resto ha ragione lui, in tv o sui social network
funziona per lo più così, politici e giornalisti fanno spesso a gara per dare
la sensazione di sapere tutto sempre, di poter risolvere tutto sempre, se solo
potessero. E invece no, risposte non ne ho, e quando mi limito a dire che
risolvere tocca al politico, mentre chi fa il mio mestiere dovrebbe “limitarsi”
a raccontare quello che vede, in maniera inevitabilmente parziale ma
intellettualmente onesta, ho la sensazione di averlo deluso. E penso alla
manifestazione dei musulmani di Roma, quella contro il terrorismo, l’ultima
cosa che ho raccontato in ordine di tempo. Una manifestazione storica per il
momento e in quanto prima nel suo genere. Una manifestazione tanto attesa
quanto invocata dai fomentatori di professione. Un evento sospeso a metà tra
l’orgoglio di dirsi musulmani pacifici, portatori di culture millenarie,
cittadini del mondo e quindi d’Italia, e l’umiliazione di dover imbracciare a
favor di telecamere un cartello con su scritto “io non sono terrorista”. Come
se da un italiano qualcuno avesse mai preteso di vederlo scendere nelle piazze
del mondo con scritto “io non solo fascista, brigatista, mafioso, camorrista,
ndranghetista”, solo per il fatto di essere italiano. Per questo le poche
persone presenti in piazza Santi Apostoli a difesa dell’Islam in un piovosissimo
sabato mi sono sembrate comunque tante, quasi troppe. Perché ci vuole coraggio,
molto coraggio a scendere al livello di chi, abituato a dare sempre e comunque
risposte e soluzioni a tutto, non vede l’ora di farti dissociare dall’essere
umano.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di Repubblica –
4 dicembre 2015 -
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