E’ Triste Il Presepe nelle mani di Salvini. Suona stonato
“Tu scendi dalle ste…” sulle labbra della Gelmini. Fa sorridere l’ordine
partito dal Viminale, firmato Alfano: a tutte le prefetture, urgente, allestite
nei vostri uffici adeguata rappresentazione della natività, Gesù, Giuseppe e
Maria più bue e asinello. Se non fosse vero, sembrerebbe la trama sgangherata
dell’immancabile cinepanettone di fine anno. E’ invece un pezzo d’Italia
post-Parigi, alla vigilia del Giubileo straordinario. La religione , o meglio
alcuni dei simboli più popolari della tradizione cattolica, strumentalizzata a
fini propagandistici. Tardocristiani in cerca di identità politica (e di voti),
abili nello sfruttare le inquietudini di un Paese segnato dalle tensioni delle
migrazioni di massa dall’Africa e dal Medio Oriente. La magia del Natale, il
mistero della natività finiscono nel campo minato delle contrapposizioni:
italiani/stranieri, cristiani/musulmani, noi/loro. Dove non c’è spazio né pace
per gli uomini di buona volontà.(..). Non possiamo far finta della debolezza
della però della debolezza della nostra elaborazione culturale tra chi in
Italia ci è nato e chi l’ha scelta come terra d’adozione. Conviviamo con
l’immigrazione da oltre vent’anni, prima dal disastrato Est comunista ora dal
Mediterraneo in fiamme, ma l’affrontiamo sempre e solo come un fenomeno
emergenziale, in bilico tra ordine pubblico e convenienza opportunistica. (..).
L’Italia E’ Nazione Di Cultura antica e profonda; spiritualità e
laicità ne innervano la storia; Pio IX e Mazzini, Togliatti e De Gasperi,
visioni politiche contrapposte e pure destinate a realizzare quel che siamo;
con tutte le nostre contraddizioni. Chi cerca fortuna o asilo qui da noi non
può stupirsi della sovrabbondanza di chiese con l’enorme patrimonio artistico
custodito (e spesso trascurato). Né può risentirsi se nelle scuole (ancor più
spesso malridotte) compare un presepiuccio o un più consumistico albero di
Natale. Anche se in verità il più delle volte a farsi scrupoli siamo proprio
noi, confusi nell’approccio con l’Islam. Odiosamente arroganti o inutilmente
timidi verso culture che non ci sforziamo di conoscere e approfondire. (..).
Non Sappiamo Difendere la nostra laicità, figlia di un percorso accidentato e
forse mai concluso. Né conserviamo adeguata memoria delle nostre tradizioni
cristiano-giudaiche che andrebbero difese proprio in nome di una piena e totale
laicità. Ignazio Silone, socialista senza partito, cristiano senza chiesa,
separava così i valori spirituali dalle diffuse pratiche terrene di corruzione.
Purtroppo sempre attuali come il nostro Fittipaldi e Nuzzi di Mediaset hanno
disvelato con i loro libri “Avarizia” e “Via Crucis” (..). Anche la chiesa di
Francesco sembra prefigurare qualcosa di diverso, schierata contro lussi e
privilegi del clero, capace di parlare a chi ha il dono della fede e a chiunque
abbia un altro credo. Ai pellegrini di verità e ai mendicanti di speranza. Le
statuine del presepe ci ricordano tutto ciò. Un viaggio antico mai giunto al
termine.
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it
-@vicinanzal – 10 Dicembre 2015 -
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