“La politica che c’era prima ci aveva
fatto chiudere le discoteche, ci aveva fatto chiudere tutto, qui ormai era la
Costa Azzurra solo sulla carta. Era un sindaco di destra che faceva queste
politiche che dicono che non si deve più fare la festa, non si deve fare più
niente. Il nuovo sindaco invece, del Front National, vuole riaprire le
discoteche e i bar fino a sera tardi, è tutto un altro modo di vedere”.David,
giovane albergatore di Frejus, di madre beneventana e padre francese, mi motiva
così il suo imminente voto al Fn per le regionali. Siamo a Tolone, dove uscendo
alle 21,30 dall’evento di chiusura della campagna elettorale del Fn, mi sarà
effettivamente difficilissimo trovare un posto aperto dove mangiare. E però di
questo, con buona pace di David, i leader del partito non hanno parlato
affatto. La propaganda adesso prevede altro, e al Fn lo sanno. Il tiket formato
dal marziale Robert Menard (“Rivoglio la Francia di Luigi XIV, Napoleone e
Carlo Martello, dove si parli francese e non gergo da banlieue. Ora sapremo se
questo Paese avrà compreso la terribile lezione del 13 novembre” e dalla
rampante candidata alla presidenza della regione Marion Le Pen (“Noi non siamo
terra d’Islam”), marcia armonico e volitivo il giusto per suggestionare
nostalgici e conquistare consensi insperati. Disoccupazione, corruzione e
insuccessi della politica più moderata, tanto di sinistra quanto di destra,
hanno spianato negli anni la strada all’inesorabile ascesa del Fn, La tragedia
del 13 novembre, dopo quella di Charlie Hebdo a gennaio, ha messo il definitivo
pieno di benzina nel motore della famiglia Le Pen. L’attesa tra militanti,
giornalisti e concorrenti politici pare essere solo per le dimensioni dell’ineluttabile
vittoria del Fn. Marion, la candidata, ha solo 25 anni. E’ bella, parlamentare
e Le Pen, tutti requisiti elettoralmente vincenti per dare la sensazione di
poter rompere l’inerzia di un Paese che si sente sotto attacco militare e
culturale. Il Paese che a fine anni 90 aveva conquistato il mondo vincendo
Mondiali ed Europei di calcio con la nazionale più multiculturale di sempre, si
ritrova oggi compatto a chiedere l’allontanamento dalla nazionale del franco
algerino Karim Benzema. Ad alzare la voce in tal senso anche il premier
socialista Valls. E Marine Le Pen. La sensazione però, è che dello scandalo
legato a un video hard con cui Benzema avrebbe ricattato un compagno di
squadra, non importi granché a nessuno. Le sue origini algerine, di questi tempi,
sembrano molto più difficili da difendere.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di Repubblica –
11 Dicembre 2015
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