Citerò ancora una volta (in questi tempi bui mi è capitato spesso) la “Bustina di Minerva” di Umberto Eco della scorsa settimana intitolata “La nuova religione”. Secondo il pensiero di Umberto Eco la nuova religione non si rifà necessariamente ad un Dio ma alla sensibilità emotiva delle persone che, in presenza di soperchierie, stragi, schiavitù, sentono improvvisamente sorgere nell’intimità della loro coscienza una solidarietà verso quei perseguitati che li spinge ad aiutarli come meglio possono: risorse materiali, compagnia, iniziative per liberarli dalla schiavitù, e dalla discriminazione. Questa è la religione della solidarietà che – come Eco ricorda – fu la principale attività delle comunità cristiane dei primi secoli, incoraggiata da San Paolo e rinverdita poi da Francesco d’Assisi mille anni dopo e ancora più tardi da Fra Dolcino e da una parte apprezzabile della Chiesa Cattolica, anche se contemporaneamente quella stessa Chiesa e la sua”santa Inquisizione” torturavano e bruciavano gli eretici e proclamavano le crociate per conquistare con le armi la “Terra Santa” nelle pianure arabe della Mesopotamia. Eco del resto ha scritto molti anni fa il suo primo e bellissimo romanzo “Il nome della rosa” proprio su questo tema e non a caso ottenere un successo mondiale. Dalla sua “Bustina” della quale ho qui parlato mi viene uno stimolo ad approfondire il suo tema della solidarietà. Da dove viene il sentimento? Fa parte della nostra umana natura? Il nostro “io” nasce e si esprime con la solidarietà? La Rochefoucauld nelle sue “Maximes” ne parla spesso e lo chiama “amour propre”, cioè l’amore verso se stesso. L’icona di questo amore di sé è la figura mitica di Narciso, un bellissimo giovane che specchiandosi nell’acqua di uno stagno si innamora di sé. (..) Accadde In Germania ai tempi di Hiter, della persecuzione degli ebrei, degli zingari e in generale dei “diversi” che culminò con i campi di strminio dov furono uccisi milioni di vecchi, donne, bambini, oltreché giovani nel pieno delle forze. Fu uccisa la speranza del futuro. E quando finì quell’orribile Shoah molti credenti cristiani si domandarono: dov’era Dio durante quella strage? La risposta del Papa di allora fu estremamente singolare: “Si era ritirato dietro le nubi per non vedere quanto stava accadendo da parte di uomini che avevano scelto il male in forza del libero arbitrio che il Creatore gli aveva concesso”.Si tratta naturalmente di una metafora, ma l’essenza che sta dietro di essa ci riconduce alla natura demoniaca dell’”io”. (..). Ho detto prima allusione alle stragi promosse dalla Chiesa contro gli eretici, ma comportamenti stragisti li abbiamo visti dovunque e in tutte le civiltà che conosciamo. Per dirne una sola: spagnoli e portoghesi, inglesi e francesi distrussero le popolazioni indigene dell’America del Nord e del Sud. Fu un genocidio in piena regola dove perirono milioni di Maya e di altre etnie di “indios”. Gli arabi massacrarono e furono massacrati. Gengis Khan e i mongoli fecero altrettanto. La storia del nostro pianeta è punteggiata di guerre e di stragi assai frequenti e numerose che non esiste un elenco esaustivo. Del resto il racconto della creazione fatto dalla Bibbia nei suoi libri sulla genesi è quanto di più persuasivo esista in materia: Dio aveva creato l’uomo e la donna e li aveva collocati nel giardino dell’Eden. Vivevano felici, la natura circostante appagava i loro bisogni primari. Ma il Creatore aveva posto il divieto a cogliere i frutti di un certo albero. Il serpente, cioè il demonio, li spinse a coglierli e a mangiarli e Dio li punì “gettandoli nella storia”. E’ in quel momento che l’”io” fa la sua comparsa dentro di loro, perciò è il serpente che, facendoli peccare, ha creato l’”io”. Se quando moriranno si pentiranno le loro anime saranno ammesse alla contemplazione beata di Dio. Naturalmente perdendo memoria di sé. Quindi perdendo l’”io”. Diversamente Dio non potrebbero contemplarlo.
Eugenio Scalfari – Il Vetro Soffiato www.lespresso.it
– L’Espresso – 1 ottobre 2015
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