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domenica 4 ottobre 2015

Lo Sapevate Che: Che triste 2015. L'immagine dell'anno è un bambino morto...



L’immagine dell’anno, negli annali del 2015, sarà quella del bambino Aylan sulla battigia di Bodrum in Turchia. Un corpo minuscolo ha fatto cambiare idee ai potenti, ha commosso milioni, ha fatto partire treni. Forse un giorno si dirà che ha salvato la vecchia Europa dall’indifferenza che  la stava uccidendo. Intorno a quel corpicino, muri, fili spinati, luoghi dimenticati che tornano alla memoria come sede di tragedie, ma anche di grandi imprese. La terribile Ungheria di oggi. A Budapest, sessantuno anni fa, Eichmann meticolosamente organizzava i vagoni ferroviari per portare ad Auschwitz mezzo milione di ebrei ungheresi. E la cosa si sapeva, tanto che il primo agosto 1944 una grande folla compatta manifestò a New York chiedendo al presidente Roosevelt di organizzare un “corridoio umanitario” per accogliere negli Usa alcune decine di migliaia di ungheresi (Roosevelt però fu tiepido, temeva di perdere voti). Le stazioni ferroviarie tedesche, dove oggi i rifugiati hanno inalberato felici il ritratto di Angela Markel, videro nel 1939, pochi mesi prima dell’inizio della guerra, la silenziosa e straordinaria “messa in salvo” di diecimila bambini ebrei che la Gran Bretagna accolse, in un’operazione chiamata Kindertransport (ogni bambino partiva con l’indirizzo di una famiglia inglese che lo aspettava). Berlino, dove si prendono le decisioni, nel 1949 era divisa e la parte occidentale impossibile da raggiungere. Usa, Gran Bretagna e Canada la rifornirono in un anno di viveri con duecentomila voli di aerei cargo. Nei Balcani, oggi ultima via dei profughi per raggiungere un confine europeo, gli avvenimenti sono ancora freschi. Tra i tanti, basta ricordare l’invasione serba del Kosovo nel 1999, che costrinse un milione di Kosovari a un gigantesco esodo verso l’Albania e diede origine, poco dopo, al bombardamento della Nato su Belgrado. Sul bordo sud-orientale del Mediterraneo, tutto pare sia cominciato moltissimo tempo fa, con l’esodo guidato da Mosè verso la Terra Promessa (senza necessità di scafisti per attraversare il Mar Rosso: ci pensò Dio in persona); qui il Novecento ha visto il drammatico scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia a conseguenza del crollo dell’Impero Ottomano, la difficile nascita di un nuovo Stato per i sopravvissuti dell’Olocausto dopo la fine della Seconda guerra mondiale e l’arrivo di un milione di emigranti dall’Unione Sovietica di Gorbaciov. Negli anni Novanta un episodio definito, all’epoca, “biblico – tecnologico”: l’aviazione di Israele, con tre distinti ponti aerei, portò in patria 90 mila Falascià, antica tribù di cui quasi nessuno conosceva l’esistenza, che pativa fame e minacce di pulizia etnica in Etiopia e in Sudan. Ripensando a questi – pur così diversi – episodi del passato, viene in mente che, volendo, è sempre possibile fare; che il coraggio premia; che i mezzi ci sono e, forse, che più che il calcolo economico, spesso è la commozione per le sofferenze altrui uno dei più grandi motori delle scelte degli uomini.
Enrico Deaglio – Annali – Il Venerdì di Repubblica – 25 settembre 2015 -

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