Attentati dell'11 settembre 2001
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Gli attentati dell'11 settembre 2001 furono una
serie di quattro attacchi suicidi coordinati
compiuti contro obiettivi civili e militari degli Stati Uniti d'America da un gruppo di
terroristi appartenenti all'organizzazione terroristica al Qaida. Gli
attacchi causarono la morte di 2.977 persone (più 19 dirottatori) e
il ferimento di oltre 6.000[1]. Negli
anni successivi si verificarono ulteriori decessi a causa di tumori e malattie
respiratorie legate alle conseguenze degli attacchi. Per questi motivi e per
gli ingenti danni infrastrutturali causati[2], tali
eventi sono spesso considerati dall'opinione pubblica come i più gravi attentati
terroristici dell'età contemporanea.
La mattina di Martedì 11 settembre 2001 quattro aerei di linea, appartenenti
a due delle maggiori compagnie aeree statunitensi (United Airlines e American Airlines) furono
dirottati da 19 terroristi appartenenti ad al Qaida[3]. Due aerei (il volo American Airlines 11 e
il volo United Airlines 175) furono
fatti schiantare rispettivamente contro le Torri
Nord e Sud del World Trade Center, nel quartiere della Lower Manhattan di New York. Nel
giro di 1 ora e 42 minuti entrambe le torri crollarono. I detriti e gli incendi
causarono poi il crollo parziale o totale di tutti gli altri edifici del
complesso del World Trade Center. Un terzo aereo, il volo American Airlines 77, fu
fatto schiantare contro il Pentagono, sede del Dipartimento della
Difesa, nella contea di Arlington in Virginia.
L'attacco causò il crollo della facciata ovest dell'edificio. Un quarto aereo,
il volo United Airlines 93, venne fatto inizialmente
dirigere verso Washington ma
precipitò successivamente in un campo nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania, a
seguito di una eroica rivolta dei passeggeri.
I sospetti ricaddero quasi subito sull'organizzazione
terroristica di al-Qaida. Gli
Stati Uniti reagirono aprendo la stagione della “guerra al terrorismo” e attaccando l'Afghanistan al
fine di deporre il regime dei Talebani,
neutralizzare al-Qaida e catturare o uccidere il suo leader Osama bin Laden. Il
Congresso approvò il Patriot Act, mentre
altri Paesi rafforzarono le proprie legislazioni in materia di terrorismo e
rafforzarono le misure di sicurezza interna. Sebbene Osama Bin Laden
inizialmente negò ogni tipo di coinvolgimento, nel 2004 si dichiarò
responsabile dei fatti dell'11 settembre[4].
L'organizzazione terroristica islamica da lui guidata citò come moventi il
supporto statunitense ad Israele, la
presenza di truppe statunitensi in Arabia
Saudita e le sanzioni contro l'Iraq.
La distruzione del World Trade Center danneggiò l'economia della
Lower Manhattan ed ebbe un significativo impatto sui mercati globali, causando
anche la chiusura di Wall Street fino al 17 settembre.
La rimozione dei detriti dal sito del World Trade Center (poi denominato Ground Zero) fu
completata solo nel maggio 2002. I danni al Pentagono furono riparati nel giro
di un anno. Il 18 novembre 2006 iniziò la costruzione del One World Trade Center, inaugurato il 3 novembre
2014[5][6].
Tra i vari monumenti e memoriali eretti in onore delle vittime
degli attentati, a New York, sui luoghi dove sorgeva il complesso del World
Trade Center, si trova il National September 11
Memorial & Museum; nella Contea di Arlington è
stato inaugurato il Pentagon Memorial; nei pressi di Shanksville, Pennsylvania,
è invece situato il Flight 93 National Memorial.
Moventi[modifica | modifica wikitesto]
La dichiarazione di una “guerra santa”
contro gli Stati Uniti e la fatwā del 1998, promulgata da bin
Laden, insieme ad altre che invitavano ad uccidere americani, sono viste dagli
investigatori come moventi dei fatti. Nella “Lettera all'America”[37] del 2002, bin Laden ammette
esplicitamente che le motivazioni degli attentati includono:
·
supporto statunitense ad Israele;
·
supporto agli “attacchi contro musulmani" in Somalia;
·
supporto alle Filippine contro i musulmani nell'insurrezione islamica nelle Filippine;
·
supporto alle "aggressioni" israeliane contro i musulmani
in Libano;
·
supporto alle atrocità russe contro i musulmani in Cecenia;
·
presenza di governi filo-americani nel Medio Oriente;
·
supporto all'oppressione indiana contro musulmani in Kashmir;
·
presenza di truppe statunitensi in Arabia Saudita;
·
sanzioni contro l'Iraq.
Dopo gli attacchi, Bin Laden ed Al-Zawahiri rilasciarono
videoregistrazioni e registrazioni audio, alcune dei quali ribadivano le
ragioni degli attacchi.
Bin Laden riteneva che Maometto avesse bandito
la “costante presenza di infedeli in Arabia”. Nel 1996, bin Laden aveva
lanciato una fatwā chiedendo l'abbandono
immediato delle forze statunitensi. Nella fatwā del 1998[38] Al-Qāʿida
scrisse:
«...per oltre sette anni gli Stati
Uniti hanno occupato i territori dell'Islam, il più sacro dei luoghi, la
penisola araba, saccheggiando le sue ricchezze, dando ordini ai suoi
governanti, umiliando la sua gente, terrorizzando i suoi vicini e trasformando
le sue basi nella penisola in un avamposto tramite cui combattere i popoli
musulmani vicini.» |
In un’intervista del dicembre 1999, Bin
Laden disse di considerare gli americani troppo vicini a La Mecca e di valutare
questa come una provocazione a tutto il mondo musulmano[39]. Un’analisi del
terrorismo suicida ha suggerito che se le truppe americane non fossero state in
Arabia Saudita, probabilmente Al-Qāʿida non sarebbe stata in grado di reclutare
attentatori suicidi[40].
Nella fatwā del 1998, Al-Qāʿida identificò
le sanzioni all'Iraq come una delle
ragioni per cui uccidere americani, condannando il blocco prolungato ed altre
azioni che costituivano, secondo esso, una dichiarazione di guerra contro
"Allah, il suo messaggero e i musulmani”. La fatwa dichiarò che:
«...l'ordine di uccidere americani e i
loro alleati, civili e militari, è dovere di ogni musulmano che può farlo, in
ogni nazione in cui è possibile, al fine di liberare la moschea di al-Aqsa e
la santa moschea di La Mecca dalle loro mani, e affinché le loro armate se ne
vadano dalle terre dell'Islam, sconfitti e incapaci di minacciare nessun
musulmano.» |
Nel 2004, bin Laden disse che l'idea di distruggere le Torri Gemelle gli venne
nel 1982, quando fu testimone
del bombardamento israeliano di alti appartamenti durante la Guerra del Libano del 1982. Alcuni analisti
sostengono che fu proprio il supporto americano ad Israele una della
motivazioni degli attacchi[39]. Nel 2004 e nel 2010,
bin Laden collegò ancora una volta gli attentati dell'11 settembre al supporto
americano ad Israele, anche se la maggior parte delle lettere esprimevano il
disprezzo di bin Laden per il Presidente Bush e la sua speranza di distruggere e far fallire gli Stati Uniti[41].
Altre motivazioni sono state suggerite,
in aggiunta a quelle dichiarate da bin Laden e da Al-Qāʿida, tra cui il
supporto occidentale a regimi autoritari islamici e non, in Arabia Saudita,
Iran, Egitto, Iraq, Pakistan e nord Africa e la presenza di truppe occidentali
in alcune di queste nazioni[42]. Alcuni autori
suggeriscono l'umiliazione che conseguì alla caduta del mondo islamico sotto il
mondo occidentale - la cui discrepanza fu resa plastica soprattutto dalla
globalizzazione[43] - e il desidero
di coinvolgere gli Stati Uniti in un vasto conflitto contro il mondo islamico
nella speranza di motivare altri alleati a supportare Al-Qāʿida. Similmente,
altri hanno contestato questa ricostruzione, secondo cui l'11 settembre fu una
mossa strategica che aveva l'obiettivo di provocare gli Stati Uniti e
coinvolgerli in una guerra che avrebbe incitato una rivoluzione panislamica[44].
Pianificazione
|
Lo stesso argomento
in dettaglio: Dirottatori degli
attentati dell'11 settembre 2001 e Ventesimo dirottatore. |
Gli attacchi furono concepiti da Khalid Shaykh Muhammad, che li descrisse per la prima volta a
bin Laden nel 1996[45]. A quel tempo, bin
Laden ed Al-Qāʿida stavano vivendo un periodo di transizione, essendo appena
ritornati in Afghanistan dal Sudan. Gli attentati alle ambasciate statunitensi
del 1998 e la fatwā dello stesso anno segnarono un punto di
svolta e lo stesso bin Laden iniziò a riflettere su un attacco diretto agli
Stati Uniti.
Sul finire del 1998 e l'inizio
del 1999, bin Laden approvò il
piano e diede il via libera a Muhammad per iniziare ad organizzare. Muhammad,
Bin Laden e Mohammed Atef tennero una serie di incontri all'inizio del 1999.
Atef fornì supporto alle operazioni, tra cui la scelta dell'obiettivo e aiutò
ad organizzare i viaggi dei dirottatori. Bin Laden non approvò tutti i piani di
Muhammad, rigettando possibili obiettivi come la U.S. Bank Tower a Los Angeles per mancanza di
tempo[46].
Bin Laden fornì leadership e supporto
finanziario. Fu inoltre coinvolto nella selezione dei dirottatori. Inizialmente
scelse Nawaf al-Hazmi e Khalid Al Mihdhar, entrambi reduci delle guerre in
Bosnia. I due arrivarono negli Stati Uniti nel gennaio del 2000. In quel
periodo presero lezioni di volo a San Diego, in California, ma entrambi
parlavano poco la lingua e non brillarono nelle lezioni. Furono comunque scelti
come dirottatori “secondari”.
Sul finire del 1999, un gruppo di uomini
provenienti da Amburgo arrivò in Afghanistan. Tra di loro vi
erano Mohammed Atta, Marwan al-Shehhi, Ziad Jarrah e Ramzi Bin al-Shibh. Bin Laden li scelse per via della loro
educazione, per la loro capacità nel parlare l'inglese e per la loro esperienza
nel vivere in Occidente. Nuove reclute vennero costantemente vagliate per
capacità speciali ed Al-Qāʿida di conseguenza scoprì che Hani Hanjour era già in possesso di una
licenza da pilota. Muhammad disse in seguito che egli aiutò i dirottatori a
mimetizzarsi, insegnando loro come ordinare cibo in ristorante e vestirsi in
abiti occidentali.
Hanjour arrivò in San Diego l'8
dicembre 2000, incontrandosi con
Hazmi. Entrambi partirono poi per l'Arizona, dove Hanjour
ricominciò ad esercitarsi. Marwan al-Shehhi giunse alla fine del maggio 2000,
mentre Atta arrivò il 3 giugno 2000 e Jarrah il 27 giugno 2000. Bin al Shibhri
chiese più volte un visto per gli Stati Uniti, ma essendo yemenita, esso gli fu
negato. Bin al Shibh rimase ad Amburgo, fornendo collegamento tra Atta e
Mohammed. I tre membri della cellula di Amburgo presero lezioni di volo in
Florida.
Nella primavera del 2001, i dirottatori
secondari iniziarono ad arrivare negli Stati Uniti. Nel luglio 2001, Atta
incontrò bin al-Shibh in Spagna, dove stabilirono dettagli del piano, incluso
la scelta finale dell'obiettivo. Bin al-Shibh riferì anche il desiderio di Bin
Laden che l'attacco fosse compiuto al più presto[47]. Alcuni attentatori
ebbero il loro passaporto grazie a corrotti ufficiali sauditi che erano
famigliari o usarono passaporti falsi per entrare.
Da talune fonti, si è ipotizzato che la
data dell'attacco fosse stata scelta per la sua somiglianza con il numero telefonico di emergenza 911 (negli USA è
abituale indicare prima il mese poi il giorno nelle date).
Altre fonti sostengono che si tratti di un riferimento alla Battaglia di Vienna dell'11 settembre 1683 passata
alla storia per aver segnato un punto di svolta profondo tra i mondi cristiano
e islamico[48]
Prevenzione[modifica | modifica wikitesto]
Alla fine del 1999, il socio di Al
Qaida Walid bin Attash ("Khallad")
contattò Mihdhar, dicendogli di incontrarlo a Kuala Lumpur, in Malesia; anche
Hazmi e Abu Bara al Yemeni sarebbero stati
presenti. La NSA intercettò una telefonata che
menzionava l'incontro, Mihdhar, e il nome "Nawaf" (Hazmi). Nonostante
l'agenzia temeva che "qualcosa di nefasto potesse essere in corso",
non prese ulteriori provvedimenti. La CIA era già stata avvisata
dall'intelligence saudita in merito allo status di Mihdhar e Hazmi come membri
di al-Qaida, e una squadra della CIA fece irruzione nella camera d'albergo
di Dubai di Mihdhar e
scoprì che Mihdhar aveva un visto statunitense. L'Alec Station avvisò le
agenzie di intelligence in tutto il mondo di questo avvenimento, ma non
condivise queste informazioni con l'FBI. La Filiale Speciale della Malesia osservò
l'incontro del 5 gennaio 2000 dei due membri di al-Qaida e informò la CIA che
Mihdhar, Hazmi e Khallad stavano volando a Bangkok, ma la CIA non lo notificò ad altre agenzie, né chiese al Dipartimento di Stato di inserire
Mihdhar nella sua lista. Un intermediario dell'FBI con l'Alec Station chiese il
permesso di informare l'FBI dell'incontro, ma gli venne detto che l'evento non
fosse un problema riguardante l'FBI".[49]
Alla fine di giugno, il funzionario
antiterrorismo Richard Clarke e il direttore
della CIA George Tenet erano convinti
che una serie di attacchi stesse per arrivare, anche se la CIA riteneva che gli
attacchi sarebbero probabilmente avvenuti in Arabia Saudita o in Israele.[50] All'inizio di
luglio, Clarke mise le agenzie nazionali in "stato di allerta",
dicendo loro: "Qualcosa di veramente spettacolare sta per accadere qui. Presto".
Chiese all'FBI e al Dipartimento di Stato di allertare le ambasciate e i
dipartimenti di polizia, e il Dipartimento della
difesa di andare alla "Condizione delta", il massimo livello
d'allerta del paese.[51][52] In seguito
Clarke scrisse: "Da qualche parte nella CIA c'erano informazioni secondo
cui due noti terroristi di al Qaida erano venuti negli Stati Uniti. All'FBI
c'erano informazioni che accadevano cose strane nelle scuole di volo negli
Stati Uniti. Avevano informazioni specifiche sui singoli terroristi. Nessuna di
queste informazioni è arrivata a me o alla Casa Bianca."[53]
Il 13 luglio, Tom Wilshire, un agente
della CIA assegnato alla divisione internazionale del terrorismo dell'FBI,
inviò per e-mail ai suoi superiori al Centro antiterrorismo della CIA
chiedendo il permesso di informare l'FBI che Hazmi era nel paese e che Mihdhar
aveva un visto per gli Stati Uniti. La CIA non ha mai risposto.[54]
Lo stesso giorno di luglio, Margarette
Gillespie, un'analista dell'FBI che lavorava nel CTC, fu incaricata di rivedere
il materiale sull'incontro in Malesia. Non venne informata della presenza dei
partecipanti negli Stati Uniti. La CIA diede a Gillespie le foto di
sorveglianza di Mihdhar e Hazmi dall'incontro per mostrarle all'antiterrorismo
dell'FBI, ma non le disse il loro significato. Il database Intelink la
informava di non condividere materiale di intelligence sulla riunione con
investigatori criminali. Quando vennero mostrate le foto, all'FBI non furono
concessi ulteriori dettagli sul significato e non fu loro fornita la data di
nascita di Mihdhar né il numero del passaporto.[55] Alla fine di
agosto 2001, Gillespie disse all'INS, al Dipartimento di
Stato, al Servizio doganale e all'FBI di
mettere Hazmi e Mihdhar nelle loro liste di controllo, ma all'FBI fu proibito
di usare agenti criminali nella ricerca del duo, che ostacolò i loro sforzi.
Sempre a luglio, un agente dell'FBI con
sede a Phoenix inviò un
messaggio al quartier generale dell'FBI, Alec Station e agli agenti dell'FBI a
New York, avvertendoli della "possibilità di uno sforzo coordinato di
Osama bin Laden per inviare studenti negli Stati Uniti per frequentare
università e college dell'aviazione civile". L'agente, Kenneth Williams,
suggerì la necessità di intervistare tutti i dirigenti delle scuole di volo e
identificare tutti gli studenti arabi in cerca di addestramento di volo.[56] A luglio, la
Giordania avvisò gli Stati Uniti che al-Qaida stava pianificando un attacco
agli Stati Uniti; "mesi dopo", la Giordania notificò agli Stati Uniti
che il nome in codice dell'attacco era "The Big Wedding" ("Il
grande matrimonio") e che riguardava aeroplani.
Il 6 agosto 2001, "l'Informativa
presidenziale giornaliera" della CIA, designata "solo per il
presidente", fu intitolato "Bin Ladin
determinato a colpire gli Stati Uniti". Il memo notò che le
informazioni dell'FBI "indicavano modelli di attività sospette in questo
paese coerenti con i preparativi per dirottamenti o altri tipi di
attacchi".[57]
A metà agosto, una scuola di volo
del Minnesota avvisò l'FBI
di Zakariyya Musawi,
che aveva posto "domande sospette". L'FBI scoprì che Musawi era un
radicale che aveva viaggiato in Pakistan e l'INS lo arrestò per aver
soggiornato oltre la scadenza del visto francese. La loro richiesta di ricerca
sul suo portatile fu respinta dal quartier generale dell'FBI a causa della
mancanza di un indizio di colpevolezza.[58]
I fallimenti nella condivisione
dell'intelligence furono attribuiti alle politiche del Dipartimento di
Giustizia del 1995 che limitavano la condivisione dell'intelligence, combinate
con la riluttanza della CIA e dell'NSA a rivelare "fonti e metodi
sensibili" come i telefoni sotto controllo.[59] Testimoniando
davanti alla Commissione sull'11
settembre ad aprile 2004, l'allora procuratore generale John Ashcroft ricordò che
"la più grande causa strutturale per il problema dell'11 settembre era il
muro che segregava o separava investigatori del crimine e agenti di
intelligence".[60] Clarke scrisse
anche: "Ci sono stati fallimenti nei fallimenti delle organizzazioni nel
reperire informazioni nel posto giusto al momento giusto".[61]
Gli attacchi
Il mattino dell'11 settembre
2001, un martedì, diciannove
dirottatori presero il
comando di quattro aerei di linea passeggeri (due Boeing
757 e due Boeing
767) in viaggio verso la California (tre diretti all'Aeroporto Internazionale di Los Angeles ed uno all'Aeroporto Internazionale di
San Francisco), decollati
dall'Aeroporto Internazionale Logan di Boston, dall'Aeroporto Internazionale di Newark, in New
Jersey, e dall'Aeroporto
Internazionale di Washington-Dulles,
in Virginia[62]. Tutti gli aerei furono appositamente scelti
perché pronti a lunghi voli e, quindi, carichi di carburante[62]
Riassumendo, i quattro voli erano:
· volo American Airlines 11: un aereo Boeing 767,
partito dall'Aeroporto Internazionale Logan di Boston alle 7:59 e
diretto a Los Angeles con a bordo 76 passeggeri, 11 membri dell'equipaggio e 5
dirottatori. Gli attentatori fecero schiantare il volo contro la Torre Nord del
World Trade Center alle 8:46;
- volo United Airlines 175: un aereo Boeing 767, partito
anch'esso dall'Aeroporto Internazionale Logan di Boston, alle 8:14 e diretto a Los
Angeles con a bordo 51 passeggeri, 9 membri dell'equipaggio e 5
dirottatori. L'aereo si andò a schiantare contro la Torre Sud del World
Trade Center alle 9:03;
· volo American Airlines 77: un aereo Boeing 757,
decollato dall'Aeroporto Internazionale di
Washington-Dulles alle 8:20 e diretto a Los Angeles con a bordo 53
passeggeri, 6 membri dell'equipaggio e 5 dirottatori. L'aereo si schiantò
contro la facciata ovest del Pentagono, volo United Airlines 175: un aereo Boeing 767,
partito anch'esso dall'Aeroporto Internazionale Logan di Boston, alle 8:14 e diretto
a Los Angeles con a bordo 51 passeggeri, 9 membri dell'equipaggio e 5
dirottatori. L'aereo si andò a schiantare contro la Torre Sud del World Trade
Center alle 9:03;
· volo American Airlines 77: un aereo Boeing 757,
decollato dall'Aeroporto Internazionale di
Washington-Dulles alle 8:20 e diretto a Los Angeles con a bordo 53
passeggeri, 6 membri dell'equipaggio e 5 dirottatori. L'aereo si schiantò
contro la facciata ovest del Pentagono, nella Contea di
Arlington, in Virginia, alle 9:37;
- volo
United Airlines 93: un aereo Boeing 757, decollato dall'Aeroporto Internazionale di Newark, in New Jersey, alle 8:42, e diretto a San
Francisco, con a bordo 33 passeggeri, 7 membri dell'equipaggio e 4
dirottatori. A causa di una rivolta dei passeggeri, l'aereo non colpì
l'obiettivo previsto e precipitò in un campo nei pressi di Shanksville, in
Pennsylvania, alle 10:03[63]. Si ritiene che l'obiettivo di
questo sarebbe potuto essere il Campidoglio di Washington o la Casa Bianca.
La copertura mediatica degli avvenimenti
fu molto estesa sia durante gli attacchi che dopo, iniziando pochi attimi dopo
il primo attacco al World Trade Center[64][65].
I dirottamenti e gli
attentati
Alle 8:46, cinque dirottatori fecero schiantare il volo American Airlines 11 sulla
facciata settentrionale della Torre Nord del World Trade Center (WTC 1)[66]. Alle
9:03, altri cinque dirottatori, al comando del volo United Airlines 175, fecero
schiantare il velivolo nella facciata meridionale della Torre Sud (WTC 2)[67]. Cinque
dirottatori, poi, diressero il volo American Airlines 77 contro
la facciata ovest del Pentagono alle 9:37. Infine, alle 10:03, un quarto aereo,
il volo United Airlines 93, precipitò in un campo in
Pennsylvania al termine di uno scontro tra passeggeri e dirottatori. Si ritiene
che l'obiettivo del volo 93 sarebbe potuto essere il Campidoglio di Washington o la Casa Bianca[62]. Le
registrazioni della scatola nera di
quest'ultimo volo hanno infatti rivelato che l'equipaggio e i passeggeri tentarono
di sottrarre il controllo dell'aereo ai dirottatori dopo aver saputo, per via
telefonica, che quella mattina altri aerei erano stati dirottati e si erano
schiantati contro degli edifici.[68][69] Secondo
la trascrizione della registrazione, uno dei dirottatori diede l'ordine
di virare il
velivolo quando fu chiaro che ne avrebbero perso il controllo a causa dei
passeggeri.[70] Poco
dopo, l'aeroplano si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella contea di Somerset (Pennsylvania), alle
10:03:11. In un'intervista rilasciata al giornalista di al Jazeera Yosri
Foda, Khalid Shaykh Muhammad affermò che
l'obiettivo del volo 93 era il Campidoglio di Washington, il
cui nome in codice era
«la facoltà di Legge».[71]
Nel corso dei dirottamenti, alcuni passeggeri e membri
dell'equipaggio furono in grado di effettuare chiamate con l'apparecchio
radiotelefonico aria-superficie della GTE e con i telefoni cellulari;[72][73] costoro
furono in grado di fornire dettagli su quanto stava accadendo. Si riuscì a
comprendere come diversi dirottatori fossero a bordo di ciascun aeroplano e che
costoro avevano usato spray urticante e lacrimogeni per sopraffare i membri
dell'equipaggio e tenere i passeggeri fuori dalla cabina della prima classe[74][75]. Si
capì, inoltre, che alcune persone a bordo degli aerei erano state accoltellate[76][77][78][79]. I
terroristi avevano preso il controllo dei velivoli usando coltelli e taglierini
per uccidere alcuni assistenti di volo e almeno un pilota o un
passeggero, tra cui il comandante del volo 11, John Ogonowski. La Commissione d'indagine
sugli attentati dell'11 settembre 2001 stabilì che due dei
dirottatori avevano precedentemente acquistato attrezzi multifunzione di marca
Leatherman.[80] Un
assistente di volo dell'American Airlines 11, un passeggero del volo 175 e
alcuni passeggeri del volo 93 riferirono che i dirottatori avevano delle bombe,
ma uno dei passeggeri disse anche di ritenere che si trattasse di ordigni
inerti. Nessuna traccia di esplosivi fu trovata nei luoghi degli impatti. Il Rapporto
della Commissione sull'11 settembre afferma che le bombe erano
probabilmente false.[81]
Quel giorno, tre edifici del complesso del World Trade Center
crollarono a causa di cedimenti strutturali[82].
La Torre Sud (WTC 2),
la seconda ad essere stata colpita, crollò alle 9:59, 56 minuti dopo l'impatto
con il volo United Airlines 175, che
aveva causato un'esplosione ed un conseguente incendio per via del carburante
presente nell'aereo; la Torre
Nord (WTC 1) crollò alle 10:28, dopo un incendio di circa
102 minuti[82]. Il
collasso del WTC 1 produsse dei detriti che danneggiarono la vicina 7 World Trade Center (WTC 7), la cui
integrità strutturale fu ulteriormente compromessa dagli incendi, che portarono
al crollo della penthouse est alle 17:20 di quello stesso
giorno; l'intero edificio collassò completamente meno di un minuto dopo, alle
17:21 ora locale[83]. Nella
contea di Arlington, anche la facciata ovest del Pentagono subì ingenti danni.
Il National
Institute of Standards and Technology promosse delle investigazioni
sulle cause del collasso dei tre edifici, successivamente allargando le
indagini sulle misure per la prevenzione del collasso progressivo, chiedendosi
ad esempio se la progettazione aveva previsto la resistenza agli incendi e se
era stato effettuato un rafforzamento delle strutture in acciaio. Il rapporto
riguardo alle Torri Nord e Sud fu terminato nell'ottobre 2005, mentre l'indagine
sul WTC 7 è stata
pubblicata il 21 agosto 2008: il crollo dell'edificio è stato
causato dalla dilatazione termica, prodotta dagli incendi incontrollati per
ore, dell'acciaio della colonna primaria, la numero 79, il cui cedimento ha
dato inizio a un collasso progressivo delle strutture portanti vicine.[84]
Venuta a conoscenza dei dirottamenti e
dei seguenti attacchi coordinati, alle 9:42 l'Amministrazione
dell'Aviazione Federale (Federal Aviation
Administration, FAA) bloccò tutti i voli civili all'interno dei confini
degli Stati Uniti e ordinò a quelli già in volo di atterrare immediatamente[85]. Tutti i voli civili internazionali
furono fatti ritornare indietro o indirizzati ad aeroporti in Canada o Messico.
A tutto il traffico aereo civile internazionale fu proibito di atterrare negli
Stati Uniti per tre giorni[86]. Gli attacchi crearono grande
confusione tra le agenzie di notizie e i controllori
del traffico aereo in tutti gli Stati Uniti per via di notizie non
confermate e spesso contraddittorie: una delle ricostruzioni più diffuse
raccontava di un'autobomba esplosa nella Segreteria
di Stato degli Stati Uniti a Washington[87]. Poco dopo aver dato notizia
dell'incidente al Pentagono, la CNN e altre
emittenti raccontarono anche di un incendio scoppiato al National Mall di Washington.[88] Un altro rapporto fu diffuso
dalla Associated Press, secondo il quale
un Boeing 767 della Delta Air Lines, il volo 1989, era stato dirottato:
anche questa notizia si rivelò poi un errore, in quanto si era effettivamente
pensato che vi fosse quel pericolo, ma l'aereo rispose ai comandi dei
controllori di volo e atterrò a Cleveland (Ohio).[89]
Vittime
|
Lo stesso argomento
in dettaglio: Vittime degli attentati dell'11 settembre 2001. |
Le vittime degli attentati furono 2 977, esclusi i diciannove
dirottatori: 246 su quattro aeroplani (87 sul volo American Airlines 11,[90] 60
sul volo United Airlines 175,[91] 59
sul volo American Airlines 77[92] e
40 sul volo United Airlines 93;[93] non
ci fu alcun superstite), 2.606 a New York e
125 al Pentagono.[94][95] Altre
24 persone sono ancora elencate tra i dispersi.[96] Oltre
alle vittime civili c'erano
anche 343 vigili del fuoco, 72 agenti delle forze dell'ordine e 55 militari che
sono stati uccisi negli attacchi.[97] Furono
più di 90 i Paesi che persero cittadini negli attacchi al World Trade Center.[98]
Il NIST ha stimato che circa
17 400 civili erano presenti nel complesso del World Trade Center al momento degli attacchi,
mentre i dati sui turisti elaborati dalla Port Authority of New York and New Jersey ("Autorità
portuale di New York e del New Jersey") suggeriscono una presenza media di
14 154 persone sulle torri gemelle alle 8:45 del mattino.[99][100] La
gran parte delle persone al di sotto delle zone di impatto evacuò in sicurezza
gli edifici, come pure 18 persone che si trovavano nella zona di impatto della
Torre Sud;[101] Al
contrario, 1 366 delle vittime si trovavano nella zona di impatto o nei
piani superiori della Torre Nord;[102] secondo
il Rapporto della Commissione, centinaia furono le vittime causate
dall'impatto, mentre le restanti rimasero intrappolate e morirono a seguito del
collasso della Torre.[103] Quasi
600 persone furono invece uccise dall'impatto o morirono intrappolate ai piani
superiori nella Torre Sud.[102]
Almeno 200 persone saltarono dalle Torri in fiamme e morirono,
come raffigurato nell'emblematica foto The Falling Man ("L'uomo
che cade"), precipitando su strade e tetti degli edifici vicini, centinaia
di metri più in basso.[104] Alcune
persone che si trovavano nelle Torri al di sopra dei punti d'impatto salirono
fino ai tetti degli edifici sperando di essere salvati dagli elicotteri, ma le
porte di accesso ai tetti erano chiuse; inoltre, non vi era alcun piano di
salvataggio con elicotteri e, quella mattina dell'11 settembre, il fumo denso e
l'elevato calore degli incendi avrebbe impedito agli elicotteri di effettuare
manovre di soccorso.[105]
Le vittime tra i soccorritori furono 411.[106] Il New York City Fire Department (i
vigili del fuoco di New York) perse 341 vigili del fuoco e 2 paramedici[107], tra cui
il cappellano Mychal
Judge (per il quale fu avviata una campagna di beatificazione)[108];
il New York City Police Department (la
polizia di New York) perse 23 agenti,[109] il Port Authority Police
Department (la polizia portuale) 37.[110] I
servizi di emergenza medica privata persero altri 8 tecnici e paramedici.[111][112]
La Cantor Fitzgerald L.P., una banca di
investimenti i cui uffici si trovavano ai piani 101-105 del WTC 1, perse
658 impiegati, più di qualunque altra azienda.[113] La Marsh Inc., i cui
uffici si trovavano immediatamente sotto quelli della Cantor Fitzgerald ai
piani 93-101 (dove avvenne l'impatto del volo 11), perse 295 impiegati, mentre
175 furono le vittime tra i dipendenti della Aon Corporation.[114] Dopo
New York, lo Stato che ebbe più vittime fu il New Jersey, con la
città di Hoboken a
registrare il maggior numero di morti.[115]
È stato possibile identificare i resti di sole 1 600 delle
vittime del World Trade Center; gli uffici medici raccolsero anche «circa
10 000 frammenti di ossa e tessuti non identificati, che non possono
essere collegati alla lista dei decessi».[116] Altri
resti di ossa furono trovati ancora nel 2006, mentre gli operai approntavano
il Deutsche Bank Building per la demolizione.
La morte per malattie ai polmoni di alcune altre persone è stata
fatta risalire alla respirazione delle polveri contenenti centinaia di composti
tossici (come amianto, mercurio, piombo, ecc.) causate dal collasso del World
Trade Center. La gravità dell'inquinamento ambientale derivante da tali polveri
– che investirono tutta la punta sud dell'isola di Manhattan – fu resa nota al
grande pubblico solo a distanza di circa quattro anni dall'evento: sino ad
allora le agenzie governative statunitensi avevano sottovalutato o nascosto il
rischio ambientale, forse allo scopo di non causare ulteriore panico e di
rendere più spediti i soccorsi, lo sgombero delle macerie, il ripristino delle
normali attività della città così gravemente ferita.[117][118][119]
Danni
Oltre alle Torri Gemelle, i due grattacieli di 110 piani,
numerosi altri edifici del World Trade Center furono distrutti o
gravemente danneggiati, inclusi il 7 World Trade Center, il Six World Trade Center, il Five
World Trade Center, il Four
World Trade Center, il Marriott World Trade Center e
la chiesa greco ortodossa di San Nicola.[120] Il Deutsche Bank Building, situato di là dalla
Liberty Street rispetto al complesso del World Trade Center, è stato demolito
in quanto l'ambiente all'interno dell'edificio era tossico e inabitabile.[121][122] La
Fiterman Hall del Borough of Manhattan Community College, situato al 30 West
Broadway, ricevette gravi ed estesi danni durante gli attacchi, tanto da farne
programmare la demolizione.[123] Altri
edifici limitrofi, come il 90 West Street e il Verizon Building, subirono gravi
danni, ma sono stati riparati.[124] Gli
edifici del World Financial Center, la One Liberty Plaza, il
Millennium Hilton, e 90 Church Street riportarono danni moderati.[125] Anche
gli impianti di telecomunicazioni situati sulla torre settentrionale andarono
distrutti, incluse le antenne di trasmissione radio e televisive e i ponti
radio, ma le stazioni degli organi di informazioni re-instradarono rapidamente
i segnali e ripresero le trasmissioni.[120][126]
Nella contea di Arlington, una porzione del
Pentagono fu gravemente danneggiata dall'impatto e dal successivo incendio, e
una sezione dell'edificio crollò.[127]
OPERAZIONI
DI SALVATAGGIO E SOCCORSO
Successivamente agli attacchi alle Torri
gemelle, il New York City
Fire Department inviò rapidamente sul sito 200 unità, pari a
metà dell'organico del dipartimento, che furono aiutati da numerosi pompieri
fuori-servizio e da personale dei pronto soccorso.[128][129][130] Il New
York City Police Department inviò delle unità speciali dette
"Emergency Service Units" e altro personale.[131] Durante i soccorsi, i comandanti
dei vigili del fuoco, della polizia e dell'Autorità portuale ebbero difficoltà
a condividere le informazioni e a coordinare i loro sforzi,[128] tanto che vi furono duplicazioni
nelle ricerche dei civili dispersi invece che ricerche coordinate.[132]
Con il peggiorare della situazione, il
dipartimento di polizia, che riceveva informazioni degli elicotteri in volo, fu
in grado di diffondere l'ordine di evacuazione che permise a molti dei suoi
agenti di allontanarsi prima del crollo degli edifici;[131][132] tuttavia, poiché i sistemi di
comunicazione radio dei dipartimenti di polizia e di vigili del fuoco erano
incompatibili, questa informazione non fu inoltrata ai comandi dei vigili del
fuoco. Dopo il collasso della prima Torre, i comandanti dei vigili del fuoco trovarono
difficoltà a inviare gli ordini di evacuazione ai pompieri all'interno della
torre, a causa del malfunzionamento dei sistemi di trasmissione all'interno
del World
Trade Center. Persino le chiamate al 911 (il servizio di emergenza) non furono
correttamente inoltrate.[129] Un'enorme operazione di ricerca e salvataggio fu lanciata dopo
poche ore dagli attacchi; le operazioni cessarono alcuni mesi dopo.[133]
https://it.wikipedia.org/wiki/Attentati_dell%2711_settembre_2001
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