Biografia
L'incarico
assegnato a De Mauro
De
Mauro ucciso da Cosa Nostra
16
settembre 1970, la scomparsa del giornalista: un delitto senza colpevoli
Era il 2011 quando un pentito rivelò ai magistrati di
Palermo dove, quarant'anni dopo l'omicidio, fu sepolto il giornalista del
quotidiano "L'Ora" Mauro De Mauro. Fu rapito dai killer di Cosa
Nostra la sera del 16 settembre 1970. E' così che Rosario Naimo,
l'alter ego di Totò Riina in
America, raccontò ai magistrati Sergio Demontis e Antonio Ingroia che
il giornalista:
...fu portato a fondo Patti, in una proprietà dei
Madonia. C'era Totò Riina ad attenderlo. Il giornalista fu subito
soppresso e gettato in un pozzo.
Nel 2015 la prima sezione penale della Corte di
Cassazione ha confermato l'assoluzione per l'imputato, unico, il capo dei
capi: Totò Riina.
Egli fu accusato di essere il mandante dell'omicidio del giornalista del
quotidiano "L'Ora" di Palermo. Sulla sparizione di Mauro De
Mauro furono fatte varie ipotesi. Tra queste quella dell'inchiesta che
il giornalista stava conducendo sul presidente dell'Eni Enrico Mattei.
Secondo il cronista non si trattò di un incidente ma di omicidio.
Riina è stato assolto per non aver commesso il fatto.
Vi sono oltre 2.200 pagine di motivazione per la sua assoluzione, compilate da
Angelo Pellino, giudice a latere del processo di primo grado, che sono state
depositate nel mese di agosto del 2012. Secondo il giudice, che ha fatto
un'ampia ricostruzione sull'omicidio, Mauro De Mauro fu rapito ed assassinato
perché si era spinto troppo oltre nella sua ricerca della verità sulle ultime
ore di Enrico Mattei in
Sicilia.
Chi era Mauro De Mauro
Mauro De Mauro era nato a Foggia il 6 settembre 1921.
Era figlio di un chimico e di un'insegnante di matematica. De Mauro fu
sostenitore del Partito Nazionale Fascista, tanto che allo scoppio della
seconda guerra mondiale decise di partire come volontario. Dopo l'8 settembre
1943 decise di aderire alla Repubblica Sociale Italiana.
A Roma, nel 1943-1944, sotto l'occupazione tedesca,
divenne vice questore di Pubblica Sicurezza sotto la guida del questore Pietro
Caruso. In guerra perse un suo fratello aviatore, nel 1944. Dopo la seconda guerra mondiale si
trasferì a Palermo con la sua famiglia e iniziò la sua carriera giornalistica
presso i giornali: "Il tempo di Sicilia", "Il Mattino di
Sicilia" e "L'Ora".
L'incarico assegnato a De
Mauro
Tutto è cominciato quando De Mauro decise di accettare
l'incarico assegnatogli dal regista Franco Rosi, che voleva appunto fare un
film sullo storico presidente dell'Eni - morto il 27 ottobre del 1962,
schiantandosi con il piccolo aeroplano a Bascapè, vicino Pavia - e chiese al
giornalista di ricostruire gli ultimi due giorni di vita in Sicilia del
presidente Mattei, che era decollato da Catania.
Al giornalista fu quindi chiesto di indagare e
ricostruirli per poi scrivere una sorta di sceneggiatura da consegnare al
regista Rosi. De Mauro cominciò ad indagare, facendo dei sopralluoghi a Gela e
a Gagliano Castelferrato. Qui intervistò la gente che aveva incontrato il
presidente. Infine inserì la sua sceneggiatura in una busta gialla: sono molte
le persone che ricordano di aver visto questa busta in mano al giornalista
proprio sino al giorno della sua scomparsa. La busta era però destinata a
scomparire insieme al giornalista. Busta che conteneva la verità sull'omicidio
Mattei: non si trattò di un incidente, ma fu ucciso da una piccola carica
esplosiva installata sul Morane Saulnier.
Le indagini, i depistaggi
"De Mauro ha detto la cosa giusta all'uomo
sbagliato, e la cosa sbagliata all'uomo giusto".
Così affermò Leonardo Sciascia in
quei giorni.
Nell'ottobre del 1970 arrivò a Palermo Vito Miceli,
appena nominato al vertice del Sid, il servizio segreto militare, che ordinò
l'archiviazione dell'inchiesta. I personaggi ai quali Sciascia si riferiva
erano due: Vito Guarrasi e Graziano Verzotto.
Vito Guarrasi
Vito Guarrasi era avvocato e braccio destro
dell'allora presidente dell'Eni Eugenio Cefis, che sostituì Mattei. Garresi
morì però di vecchiaia nel 1999 a Mondello, prima che potessero scattare le
manette ai suoi polsi, era lui il "Mixer X" che, secondo le testate
giornalistiche, era al centro dell'inchiesta della procura di Palermo, nata
dopo la scomparsa del giornalista del quotidiano "L'Ora".
Graziano Verzotto
L'altro personaggio, quello probabilmente sbagliato al
quale Sciascia fece riferimento, era Graziano Verzotto della Democrazia
Cristiana, alla guida dell'Ente Minerario Siciliano, legato ai servizi segreti
francesi. Era lui la fonte di De Mauro sul caso Mattei, fu lui a tradire il
giornalista, così come si evince dalle carte che scrissero i giudici nelle
motivazioni:
"Se Guarrasi è coinvolto nel sequestro di De
Mauro, Verzotto lo è due volte di più"
affermarono i magistrati. Era il 2010 quando Verzotto
morì.
De Mauro ucciso da Cosa
Nostra
Secondo i giudici scattò l'ordine di morte nei
confronti del giornalista a causa dell'inchiesta da lui condotta per l'attentato
ai danni di Mattei. Un'esecuzione che fu fatta da Cosa Nostra che tuttavia in
quel periodo non era guidata da Totò
Riina. Scrisse Angelo Pellino:
"Il giornalista era giunto troppo vicino a
scoprire la verità sul sabotaggio dell'aereo, ipotesi della quale era stato del
resto sempre convinto e che, se provata, avrebbe avuto effetti devastanti per i
precari equilibri politici generali in un Paese attanagliato da fermenti
eversivi e un quadro politico asfittico, incapace di dare risposte alle
esigenze di rinnovamento della società e in alcune sue parti tentato da
velleità di svolte autoritarie".
16 settembre 1970, la
scomparsa del giornalista: un delitto senza colpevoli
La sera del 16 settembre del 1970 Mauro De
Mauro stava rientrando a casa ed è lì, davanti alla sua abitazione
di Palermo che scomparve. L'ultima a vedere il giornalista è stata sua figlia
Franca, che lo vide entrare di nuovo nella sua auto, una Bmw blu scuro e tre
uomini che lo scortavano, gridandogli "amunì" (andiamo). Da
quel momento si persero le sue tracce. Il cronista scomparve nel nulla.
Carlo
Alberto dalla Chiesa e Boris
Giuliano furono i principali investigatori,
rispettivamente per i Carabinieri e per la Polizia, che si occuparono del caso De
Mauro. Entrambi furono in seguito assassinati dalla mafia. Boris
Giuliano morì nel 1979; il generale Dalla
Chiesa, nel 1982.
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