Dice che va preso come
una specie di neorealismo globale, quello che si vede in tutto il mondo nelle
immagini del cinema, alla televisione dei tg, in rete, per la strada o
addirittura in casa con la propria famiglia. Tutta questa gente, sconvolta
spesso disperata, che conduce la sua cosiddetta normale o meno normale esistenza fuori sincrono.
Ma non bisogna agitarsi troppo perché è controproducente. Intanto non è vera la
minaccia che qualcuno a volte ritorna: perché è sempre rimasto qui o lì a fare
le stesse cose e nessuno si meravigliava. Si rassegni. E poi in fondo ciascuno
esegue perfettamente la parte che gli è stata assegnata fin dall’inizio, o
almeno da quando le cose hanno cominciato a peggiorare. C’è una lieve discesa,
è vero che è continua, ma non un precipizio.
maxbucchi@yahahoo.it
– Venerdì di Repubblica – 2 ottobre 2015
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