Etichette

mercoledì 7 ottobre 2015

Lo Sapevate Che: La caduta dei Talk show? Somiglia tanto a quella della politica...



Nella ormai lunga e un po’ noiosa polemica sulla crisi o l’agonia dei talk show televisivi si nota, bisogna ammettere, un discreto livello d’ipocrisia da parte di tutti, politici, conduttori e pubblico. Il dato concreto è una generale crisi di ascolti di queste trasmissioni che hanno purtroppo, contribuito più di ogni altro fattore a modellare la politica della Seconda Repubblica, fin dal principio. E’ una crisi parziale, nel senso che è vero che le percentuali sono in picchiata, ma bisogna considerare che l’offerta è infinita. Sfornare un talk show costa sempre meno e comporta pochissimi rischi rispetto al fare autentica informazione, come sa bene Milena Gabanelli. Basta avere l’accortezza di rispettare il manuale Cencelli delle ospitate- chiamare in studio uno di destra, uno di sinistra e uno né di destra né di sinistra – e si può affrontare qualsiasi argomento senza incorrere in rogne. I politici in Italia per giunta possono dire, oltre che fare, più o meno di tutto. Non è un problema neppure se in Parlamento definiscono “orango” una parlamentare afroitaliana, figurarsi se qualcuno si scandalizza per il resto. Ogni tanto, per far vedere che rimangono giornalisti, i conduttori spediscono in giro qualche troupe, per simulare un’inchiesta che in genere dura al massimo un paio di giorni, il tempo di raccogliere poche interviste sul posto e accompagnarle con tre dati, magari discutibili, e una dozzina di luoghi comuni. Ma, proprio come nei salotti tv, invece di discutere la crisi parallela di talk show e politica, ciascuno rincorre il ruolo di vittima e addossa le colpe all’altro. I politici criticano le sole trasmissioni a loro ostili, guarda caso, trascurando di sputare nel piatto dove mangiano da anni. Fingono di non sapere che ormai nella loro professione fondamentale non è partecipare ai lavori parlamentari o studiare le soluzioni ai problemi sempre più complessi della modernità, ma semplicemente ricavarsi un ruolo nella compagnia di giro formata al massimo da cinquanta attori che monopolizza i palinsesti. I conduttori fingono di non sapere che il loro mestiere non è più informare, ma organizzare combattimenti di galli dove la politica è ridotta a colluttazione fra partiti o all’interno di partiti. Il pubblico pure finge ogni tanto di condannare il livelli inquietante ormai raggiunto, sorteggiando a caso uno scandalo. L’ultima volta è toccato a Bruno Vespa, il quale, dopo decenni di manipolazione politica e speculazione sul dolore, all’improvviso è stato inspiegabilmente processato per aver invitato due esponenti del clan Casamonica, peraltro neppure condannati o colpevoli di omicidio come tanti altri beniamini del conduttore di Porta a Porta, dai tangestisti al professor Scattone. Chissà perché poi cresce la massa di chi protesta sottraendosi al rito, girando canale e non andando più a votare.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 2 ottobre 2015

Nessun commento:

Posta un commento