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domenica 24 gennaio 2016

Lo Sapevate Che: Se webmaster vuol dire fannullone...



Not (Engaged) In Education, Employment or Training in italiano lo traduciamo con “inattivo”. Si tratta di quelle persone, soprattutto di età compresa tra i 18 e i 40 anni, che non nutrono più alcuna speranza di trovare lavoro. Laureati o diplomati che in Italia impiegano più di tre anni per entrare nel mondo del lavoro e, quando ci riescono, il precariato resta la loro condizione per molti anni. (..). E poi ci sono, come diretta conseguenza, i dati che descrivono l’emorragia di risorse umane che – secondo l’Istat nel 2014 quasi centomila persone (il 30,4% in più rispetto al 2012) hanno trasferito la propria residenza all’estero – non fanno giustizia della realtà dei fatti, ancora più drammatica. Se da un lato le città più “abbandonate” sono le più insospettabili (Roma, Milano e Torino), dall’altro esiste un numero altissimo di persone che non ha ancora trasferito la propria residenza all’estero per questioni burocratiche, per mancanza di tempo, ma anche e soprattutto con la speranza di poter un giorno fare ritorno. La metà degli italiani che ha trasferito la propria residenza all’estero ha meno di 40 anni, si tratta del 34,3% in più rispetto al 2012; su mille italiani tra i 18 e i 40 anni, 3 decidono di lasciare il paese.(..). La Rotta Sud-Nord Continua invece a essere battuta da chi non ha scelta ed emigra per poter lavorare. Palermo e Napoli sono ancora le città da cui maggiormente si parte per non tornare. E se questi dati, che continuano a fotografare una situazione di crisi, li usassimo per calcolare l’indice della felicità del nostro paese? Se cercassimo di capire quanto gli italiani sono felici considerando la necessità che hanno di trasferirsi altrove? Spesso accade che si parta per studiare o per costruirsi competenze e si finisce per comprendere che non si potrà mai più tornare indietro, che il viaggio è a senso unico. Uno studente che da un paese dell’entroterra calabrese, campano, pugliese, molisano o anche umbro, toscano, piemontese decida di studiare architettura, ingegneria, ma anche lingue o lettere a Milano, difficilmente tornerà indietro, perché si accorgerà che il luogo in cui ha studiato è anche quello d’elezione per poter iniziare a costruirsi una carriera. (..). Se Prendiamo in considerazione l’utilizzo che gli italiani fanno dei personal computer e di internet, non possiamo non tener presente che quasi il 40 per cento della popolazione è offline. Ci sono interi settori che dovrebbero essere completamente informatizzati eppure non lo sono. La connessione dovrebbe avere costi inferiori e dovrebbe essere migliorata ovunque. In stazioni, aeroporti, in piazze e luoghi pubblici ci dovrebbe essere wifi gratuito, ma in Italia è solo argomento da propaganda politica. Se pensiamo poi alla considerazione che si ha dei profili professionali legati al web – mi viene in mente ciò che disse il governatore della Campania Vincenzo De Luca a Luigi Di Maio, che nel curriculum ha scritto di essere stato webmaster; secondo De Luca webmaster equivale a sfaccendato – ci rendiamo conto di come, se nel periodo di studio o formazione all’estero è capitato di progettare, costruire e gestire un sito web, qui da noi, nell’opinione di parte della classe dirigente, sembrerà un altro modo per dire che si è stati in vacanza, che si è perso del tempo. E’ evidente che questo non è un paese per giovani e che nemmeno ci prova a esserlo. E allora perché tornare?
Roberto Saviano – L’antitaliano www.lespresso.it – 21 gennaio 2016 -

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