Il braccio di ferro tra il PCI di Enrico
Berlinguer e la DC guidata dal segretario Benigno Zaccagnini si
traduce in un'impasse sul voto che si protrae per 15 scrutini, durante i quali
i due nomi che raccolgono maggiore consenso sono quelli del comunista Giorgio
Amendola e del democristiano Guido Gonella.
Il 16° è risolutivo e le due maggiori forze
convergono su una figura stimata trasversalmente, protagonista della guerra di
resistenza e già eletto due volte alla Presidenza della Camera: con 832
preferenze su complessivi 995 votanti (record di consensi tuttora
incontrastato), Pertini diventa il 7° Presidente della Repubblica
Italiana, subentrando al dimissionario Giovanni Leone (colpito dallo
scandalo Lockheed).
Il suo settennato, iniziato in una fase
drammatica della storia repubblicana (appena un mese dopo l’assassinio di Aldo
Moro da parte delle Brigate Rosse e nell'ultima fase dei cosiddetti "anni
di piombo"), sarà caratterizzato da avvenimenti importanti come l’elezione
di papa Giovanni Paolo II e il terremoto dell’Irpinia.
Di fronte al periodo critico che si attraversa,
l’opinione pubblica vede in lui una figura carismatica e di specchiata
moralità, in grado di accrescere la fiducia della gente nelle istituzioni. Con
lui la figura del Presidente della Repubblica diventa un simbolo di
unità del paese, tramandando ai suoi successori un modello universale di
onestà e di alto profilo istituzionale.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/11051
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