All'indomani del completamento dell'Unità
d'Italia, una delle prime problematiche da affrontare era l'istruzione
pubblica, alla luce del fatto che il 78% della popolazione risultava
analfabeta, con punte massime in Sardegna (91%), Calabria e Sicilia (entrambe
al 90%). Con la legge Coppino del 1877 si estese l'obbligo scolastico a tutti,
portando l'istruzione elementare gratuita da due a tre anni (regolata dalla
precedente legge Casati del 1859).
Il Collodi cercò di esprimere a modo suo la
riluttanza di migliaia di bambini ad adempiere all'obbligo scolastico, dando
vita a personaggi discoli e svogliati come Giannettino e Minuzzolo, che
prepararono il terreno a un terzo destinato a grande fama. Spinto dagli
editori, entusiasti per le sue storie, e dalla necessità di far fronte alle
spese della vita, Collodi si mise a pensare a un nuovo soggetto.
Quando nel 1881 inviò i primi due capitoli alla
redazione del Giornale per i bambini, supplemento del giovedì del quotidiano
fiorentino Fanfulla, li presentò come «bambinata», sollecitando un sostanzioso
pagamento affinché decidesse di portarla avanti. Pubblicate il 7 luglio con il
titolo "La storia d'un burattino", le imprese di Pinocchio (termine
toscano che sta per pinolo, seme commestibile del pino), conquistarono i
piccoli lettori e non solo.
Senza avere in mente come proseguire il racconto
e avendo preventivato inizialmente soltanto otto capitoli, l'autore continuò la
serie fino al gennaio del 1883. A febbraio dello stesso anno, dopo aver rivisto
la suddivisione in capitoli e completato il testo con le illustrazioni di
Enrico Mazzanti, Collodi diede alle stampe il romanzo Le avventure di
Pinocchio, per la casa editrice Paggi.
Il resto è storia più o meno recente di un
personaggio, fonte inesauribile per scrittori, registi e disegnatori: dal film
d'animazione della Disney (1940) al Pinocchio (2002) recitato da Roberto
Benigni, passando per le varie versioni televisive e a fumetti.
(Fonte Almanacco)
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