Semplici linguaggi del popolo
Politico e sindacalista, Giuseppe Di Vittorio nasce a
Cerignola il giorno 11 agosto 1892 in una famiglia di braccianti, la classe
sociale più numerosa del tempo, in Puglia.
Già negli anni dell'adolescenza inizia un'intensa
attività politica e sindacale; a 15 anni è tra i promotori del Circolo
giovanile socialista di Cerignola, mentre nel 1911 dirige la Camera del Lavoro
di Minervino Murge.
In seguito sarà direttore della Camera del Lavoro di
Bari, dove organizzerà la difesa della sede della Camera del Lavoro
sconfiggendo gli squadristi fascisti di Caradonna.
Al centro dei problemi del lavoro c'era allora in
Italia la questione meridionale. Nel 1912 Giuseppe Di Vittorio entra
nell'Unione Sindacale Italiana, arrivando nel giro di un solo anno nel comitato
nazionale.
Entrato come detto nella lotta sindacale e politica
giovanissimo, inizialmente si schiera con i socialisti; dal 1924, tre anni dopo
la scissione di Livorno (1921), passa nelle file del Partito Comunista Italiano
(PCI) e viene subito eletto deputato nelle elezioni del 1924.
Di Vittorio si fa capire grazie al suo linguaggio
semplice ed efficace dalla classe operaia, in rapido sviluppo, così come dai
contadini, al margine della vita economica, sociale e culturale dell'Italia.
Nel 1925 viene condannato dal tribunale speciale
fascista a dodici anni di carcere: riesce a fuggire in Francia dove aveva
rappresentato la disciolta Confederazione Generale Italiana del Lavoro,
nell'Internazionale dei sindacati rossi.
Dal 1928 al 1930 soggiorna in Unione Sovietica,
rappresentando l'Italia nella neonata Internazionale Contadina; torna poi a
Parigi ed entra nel gruppo dirigente del PCI.
Durante la guerra d'Etiopia,
su indicazione del Komintern (l'organizzazione internazionale dei partiti
comunisti), invia una squadra di tre persone a organizzare la guerriglia locale
contro l'invasione fascista: i tre, comunisti, saranno chiamati "i tre
apostoli" e fra questi c'è Ilio Barontini, molto esperto per il tipo di
missione richiesta.
Insieme ad altri antifascisti Di Vittorio partecipa
alla guerra civile spagnola (che
darà inizio alla dittatura di Francisco Franco);
nel 1937 dirige un giornale antifascista a Parigi.
Nel 1941 viene arrestato dalla polizia fascista e
mandato al confino a Ventotene.
Due anni dopo è liberato dai partigiani: negli ultimi
due anni della seconda guerra mondiale prende
parte alla Resistenza tra le file delle Brigate Garibaldi.
Nel 1945 viene eletto segretario della CGIL,
ricostituita solo l'anno prima grazie al cosiddetto "patto di Roma".
L'unità sindacale dura fino al 1948, quando, in occasione dello sciopero
generale politico per l'attentato contro Palmiro
Togliatti, la corrente cattolica si separa per
fondare un suo proprio sindacato, la CISL; azione analoga sarà fatta dai
socialdemocratici che si raggrupperanno nella UIL.
Nel 1956 suscita scalpore la sua presa di posizione
contro l'intervento sovietico in Ungheria, la cui opinione differisce da quella
ufficiale del Partito Comunista.
La fama ed il prestigio di Giuseppe Di Vittorio
conquistano la classe operaia e il movimento sindacale di tutto il mondo, tanto
che nel 1953 viene eletto presidente della Federazione Sindacale Mondiale.
Di Vittorio continuerà a guidare la CGIL fino al
giorno della sua morte, avvenuta il 3 novembre 1957 a Lecco, successivamente ad
un incontro avvenuto con alcuni delegati sindacali.
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