Anni di sangue
Il Generale Augusto Pinochet Ugarte, nato
a Valparaiso il 25 novembre 1915, è passato alla storia come uno dei più
disumani dittatori del Novecento, tristemente celebre per la barbara
eliminazione dei suoi oppositori.
Durante la sua feroce dittatura, durata dal 1973 al
1990, furono torturate, uccise e fatte barbaramente sparire almeno trentamila
persone, gli uomini di Unidad Popolar, la coalizione di Allende, militanti dei
partiti comunista, socialista e democristiano, accademici, professionisti
religiosi, studenti e operai.
Oscuro ufficiale dell'esercito cileno, iniziò la sua
entrata trionfale nelle sfere del potere nel 1973, anno in cui prese piede il
"golpe" militare che, oltre a provocare la morte dell'allora
presidente della Repubblica Salvador Allende,
diede inizio alla lunga dittatura cilena.
Pinochet rimpiazzò infatti il rinunciatario comandante
in capo dell'esercito, Generale Carlos Prat (il quale aveva deciso di
abbandonare l'incarico), a causa delle forti pressioni esercitate dai settori
più reazionari della società: la destra e l'oligarchia cilena.
Bisogna sottolineare il fatto che la nomina a
Generale, che contò inizialmente proprio sull'approvazione di Allende, fu
dettata da una questione tecnica, legata all'anzianità del generale Prat, più
che a doti particolari nel comando o a qualità professionali di Pinochet. Ciò
avvenne nel tentativo estremo di placare il colpo di stato che era nell'aria da
tempo, nonostante i precedenti della carriera professionale di Pinochet
avessero già evidenziato il suo profilo repressivo e violento. Negli anni '60,
ad esempio, durante il governo del cristiano-democratico Eduardo Frei Montalva
gli venne dato l'incarico di soffocare uno sciopero nella zona desertica
situata nel nord del Cile: la repressione fu sanguinosa, il numero dei morti e
dei feriti fu elevato. Malgrado questi precedenti l'esecutivo approvò la sua
nomina, segnando involontariamente la propria sorte.
Ad ogni buon conto Pinochet giocò un ruolo abbastanza
secondario nell'organizzazione e nella realizzazione del complotto che il
giorno 11 settembre 1973 sfociò nel golpe sanguinoso che travolse il governo di
"Unidad Popular". I veri artefici e mandanti intellettuali del
"golpe" furono, secondo storici autorevoli, come detto l'oligarchia e
le élites imprenditoriali, appoggiate dai settori politici che le rappresentavano,
ovvero la destra e la direzione della Democrazia Cristiana (tranne poche eccezioni).
La sinistra mondiale inoltre, non ha mancato di additare anche consistenti
aiuti all'ascesa del dittatore da parte degli Stati Uniti, timorosi che la
pericolosa e illiberale macchia comunista si espandesse anche nell'area
sudamericana.
La soluzione della crisi di governo venne affidata
all'esercito in quanto storico garante dell'ordine costituzionale e
istituzionale della Repubblica, mito rafforzato dal profilo apolitico e
professionale delle forze armate cilene. Formazione attuata principalmente
attraverso la tristemente celebre scuola "delle Americhe", allora
stanziata a Panama (in cui vengono insegnati tuttora vari metodi di repressione
psichica e fisica, dalle minacce al genocidio alla tortura).
Dal 1973 al 1990 dunque il mondo fu testimone di
migliaia di sparizioni, decine di migliaia di arresti, torture ed esilii. Tutto
si concluse, apparentemente, con il "Plebiscito" del 1989, proposto
dalla stessa giunta pinochetista. Il rifiuto a Pinochet scaturito dal
plebiscito, in realtà fu una farsa che portò ad una pseudo-democrazia nella
quale l'ex dittatore mantenne la carica di comandante supremo delle forze
armate.
La costituzione emanata dalla dittatura rimase
invariata; i delitti commessi furono "liquidati" con l'attuazione
della politica della riconciliazione nazionale; l'omicidio di Stato nei
confronti di coloro che denunciavano il proseguo della repressione ai danni
dell'opposizione rimaneva una realtà; l'assegnazione a Pinochet, una volta in
pensione, della carica di Senatore a vita con conseguente immunità ed impunità
venne difesa ferocemente.
La "caduta" di Pinochet, fino a poco tempo
fa considerato in Cile un intoccabile (negli ambienti militari ha ancora
numerosi seguaci), è iniziata il 22 settembre del 1998, quando l'ex generale
andò a Londra per una operazione chirurgica.
Amnesty International e altre organizzazioni chiesero
subito il suo arresto per violazione dei diritti umani. Pochi giorni dopo il
giudice spagnolo Baltasar Garzon emise un mandato di cattura internazionale,
chiedendo di incriminare il generale per la morte di cittadini spagnoli durante
la dittatura cilena.
A sostegno di questa richiesta si espressero le
sentenze dell'Audiencia Nacional di Madrid e della Camera dei Lords di Londra,
richiamandosi al principio della difesa universale dei Diritti dell'Uomo e
stabilendo rispettivamente che la Giustizia spagnola era competente per
giudicare i fatti avvenuti durante la dittatura militare in Cile - dal momento
che si tratta di "crimini contro l'umanità" che colpiscono, come
soggetto giuridico, il genere umano nel suo insieme - e che i presunti autori
di gravi delitti contro l'umanità, come appunto Pinochet, non godono di
immunità per i loro crimini, neanche se si tratta di capi di Stato o ex capi di
Stato.
Purtroppo il Ministro dell'Interno del Regno Unito, il
laburista Jack Straw, il 2 marzo 2000 decise di liberare Pinochet e di
permettere il suo ritorno in Cile, negando quindi l'estradizione e adducendo
"ragioni umanitarie": un'espressione che suonò come un insulto alla
memoria e al dolore dei familiari delle migliaia di vittime della sua
dittatura.
A Santiago il giudice Guzman continua la sua inchiesta
contro Pinochet, ma il vecchio ex dittatore resiste in tutti i modi per non
essere portato davanti a un tribunale del suo Paese, quel Cile che per oltre
vent'anni ha dominato col pugno di ferro.
In seguito ad un attacco di cuore, Pinochet muore il
10 dicembre 2006 dopo alcune settimane di degenza nell'ospedale militare di
Santiago, a 91 anni.
https://biografieonline.it/biografia-augusto-pinochet
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