Philippe Noiret nacque il 1º ottobre 1930 a Lilla,
nel dipartimento del Nord (nella regione dell'Alta
Francia), figlio di Pierre Georges Noiret, un rappresentante
commerciale piccardo,
impiegato presso l'impresa tessile Établissements Sigrand, e di
Lucy Clémence Ghislaine Heirman, una casalinga belga di
etnia fiamminga[1]. Esordì
sul grande schermo in piccoli ruoli a partire dal 1949, apparendo per la prima
volta in una pellicola di Jacqueline Audry, Gigi (1949),
anche se nel frattempo continuava a seguire gli studi superiori.
Nel 1950 frequentò i corsi d'arte drammatica tenuti da Roger
Blin, attore poco sfruttato dal cinema ma molto apprezzato in teatro. Per circa
dieci anni recitò al Théàtre National Populaire di Jean
Vilar, dove alla prosa alternò il cabaret (assieme a Jean-Pierre Darras). Anche se posteriore a Gigi,
il suo film d'esordio è considerato La pointe
courte (1955) di Agnès Varda, dopo il quale Noiret cominciò ad
apparire con crescente frequenza sugli schermi del cinema francese (seppure
ancora in ruoli secondari), sui set televisivi e sul palcoscenico.
Nel 1960 fu lo zio di Zazie, cabarettista travestito da donna,
in Zazie nel metrò di Louis Malle, film
culto per i cinefili francesi; l'anno successivo, fu diretto da René
Clair in Tutto l'oro del mondo (1961),
per poi passare a lavorare con Édouard Molinaro, René
Clément, Jean
Delannoy e con registi italiani quali Lucio
Fulci (Le
massaggiatrici, 1962), Luigi Zampa (Frenesia dell'estate, 1963)
e Vittorio
De Sica (Sette
volte donna, 1967). Nel 1966, al termine della
rappresentazione di Un drôle de couple, diede l'addio ufficiale al
teatro, e allontanandosi temporaneamente dal cinema francese, si permise una
parentesi americana nel 1969, lavorando per Alfred
Hitchcock in Topaz, accanto a Michel
Piccoli, e per George
Cukor in Rapporto a quattro.
La vera popolarità arrivò negli anni settanta, quando entrò in
contatto con il mondo surreale del regista italiano Marco
Ferreri, interpretando uno dei quattro amici che vogliono suicidarsi a
furia di cibo e sesso in La grande abbuffata (1973), seguito
l'anno dopo da Non toccare la donna bianca (1974).
Sostenne con successo anche il ruolo drammatico de L'orologiaio di Saint-Paul (1974),
sotto la direzione di Bertrand Tavernier, e riconfermò le sue capacità di
finissimo e acuto cesellatore di personaggi profondamente umani in Il giudice e l'assassino (1976)
e Che la festa cominci... (1974),
sempre di Tavernier.
Sull'onda del successo di pubblico, entrò nel cast dei primi due
capitoli della trilogia di Amici miei, Amici
miei (1975) e Amici miei - Atto IIº (1982),
entrambi diretti da Mario
Monicelli, in cui, interpretando il personaggio del giornalista Giorgio
Perozzi (che muore alla fine del primo film e viene rievocato nel
secondo film), dimostrò di possedere notevoli doti comiche, al pari di Ugo
Tognazzi (che interpretava invece il personaggio del conte Lello Mascetti). Diviso fra la Penisola
e la Francia,
in Italia affiancò
spesso nomi celebri della comicità nostrana come Alberto
Sordi, in Il comune senso del pudore di
Sordi (1976) e Il testimone di Jean-Pierre
Mocky (1978), ma anche grandi registi come Valerio
Zurlini in Il deserto dei Tartari (1976),
mentre in patria sembrò insistere nei ruoli negativi come quello del sedicente
tutore della legge in Colpo di
spugna (1981) di Bertrand Tavernier con Isabelle
Huppert.
In Italia diede altre interpretazioni, diretto da Mario
Monicelli, Franco
Zeffirelli, Francesco
Rosi, Sergio
Citti ed Ettore Scola, fino ad arrivare al suo
personaggio più celebre ed edificante, l'operatore cinematografico Alfredo
in Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore (1988), ruolo che di fatto
rappresenta quella che è una figura paterna per un piccolo orfano di guerra,
che Alfredo comprende anche nel più sottile dettaglio ed a cui lascia in
eredità qualcosa che ha del soprannaturale: la passione oltre ogni limite per
il mondo del cinema.
Due i César vinti come miglior attore, uno per Frau
Marlene (1975) di Robert Enrico e l'altro per La vita e niente altro (1989),
per il quale vinse anche il David di Donatello dopo
la candidatura dell'anno precedente per Gli occhiali d'oro. Fu
importante nella sua carriera anche la collaborazione con Massimo
Troisi nel famoso film Il postino (1994), candidato a 5 premi
Oscar, nel quale interpretava la figura del poeta cileno Pablo
Neruda.
Tra i più grandi attori del cinema francese in campo
internazionale, non aveva la rabbia repressa del ribelle Michel
Piccoli e neanche il mistico romanticismo di Jean-Louis Trintignant, anche se apparteneva
alla stessa generazione. Sposato con l'attrice Monique Chaumette, nel
luglio 2006 gli venne assegnata la Legion d'onore, pochi mesi prima della sua
morte, avvenuta a Parigi il
23 novembre dello stesso anno, all'età di 76 anni, a causa del cancro di
cui soffriva. È sepolto a Parigi nel cimitero di Montparnasse.
https://it.wikipedia.org/wiki/Philippe_Noiret
Nessun commento:
Posta un commento