Così il padrino don
Mariano si rivolge al capitano Bellodi nel passaggio
chiave de Il giorno della civetta, romanzo d'esordio dello
scrittore e giornalista Leonardo Sciascia, pubblicato in anteprima
sulla Rivista "Mondo Nuovo". In esso viene ripreso in forma romanzata
un fatto vero: l'omicidio di un sindacalista comunista avvenuto a Sciacca nel
1947.
Per la prima volta la mafia entra nella
letteratura ma come fenomeno da denunciare in tutta la sua spietatezza e per il
grado di complicità del potere politico e di omertà della gente, di cui
beneficia nel controllare interi territori.
È un punto di svolta perché fino a quel momento
"cosa nostra" veniva rappresentata con toni quasi epici, che finivano
per mitizzare, piuttosto che condannare, i suoi padrini e affiliati.
Parallelamente, la politica tendeva a negare l'esistenza del fenomeno o
quantomeno a ridimensionarlo di molto.
Sciascia proseguirà su questo filone
giallo-poliziesco, pubblicando un secondo romanzo nel 1966 con il titolo A
ciascuno il suo, cui ne seguiranno altri, molti dei quali tradotti in opere
cinematografiche.
Al primo romanzo s’ispirerà il regista Damiano
Damiani per il film omonimo del 1968, interpretato da Franco Nero e Claudia
Cardinale.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/9085
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