“Ho sempre creduto di aver qualcosa di importante da
dire. E l'ho detto.” Lou Reed
Eccezionalmente originale
Lou Reed è stata una delle figure più leggendarie del rock'n'roll,
prima come leader del gruppo rivoluzionario dei Velvet Underground,
e poi come artista solista. A differenze della maggior parte degli artisti
provenienti dalla cultura musicale di fine anni '60, Reed è riuscito a
rinnovare costantemente il
suo sound rimanendo, però, fedele alla sua visione musicale; solo David Bowie (tra
l'altro ammiratore di Lou Reed sin dagli esordi con i VU) è riuscito a
mantenere la stessa popolarità e la stessa inventiva.
Lewis Allen Reed nasce il 2 Marzo 1942 in una famiglia
ebrea nella cittadina di Freeport, Long Island. Già dalla nascita, Reed vuole
essere un musicista, ispirato in particolar modo dal rock'n'roll che scopre da
giovanissimo. Impara a suonare la chitarra e incide un singolo stile
"doo-woop" con una band chiamata "The Shades". In questo
periodo accade una delle cose che sconvolgerà totalmente l'esistenza di Lewis;
i genitori, preoccupati dal suo atteggiamento ribelle, dalle sue pose
effeminate e provocatorie, dal suo parlare apertamente di omosessualità e dal
suo sempre maggiore interesse verso la "musica del diavolo" (il
rock'n'roll), decidono di rivolgersi ad un centro psichiatrico specialistico
per farlo curare.
Il giovane Lewis accetta la volontà dei genitori e si
reca alla clinica tra il divertito e il curioso: non sa che la "cura"
scelta e molto in voga all'epoca era l'elettroshock. Per due settimane viene
sottoposto a scariche elettriche intensive che, come lui ha più volte
ricordato, gli facevano perdere completamente senso dell'orientamento e
memoria. Per parecchi mesi Lewis non sarà neanche più in grado di leggere. Il
trattamento dell'elettroshock cambierà profondamente Lewis che non solo non
"guarirà", come speravano i genitori, ma anzi esaspererà i suoi
comportamenti giocando, spesso, sulla pazzia. Ma ,soprattutto, cambierà per
sempre il già complicato rapporto di amore-odio verso i genitori: da questo
momento in poi Lewis farà di tutto per far loro del male, vendicandosi della
loro decisione, e parlerà di loro in parecchie canzoni durissime ("Kill
your sons" parla proprio del trattamento di elettroshock). In definitiva,
comunque, i genitori si rivelano come una tipica famiglia ebrea della medio
borghesia anni '50, con tutto il loro carico di preconcetti e di convenzioni
puritane, e il giovane Lewis è, invece, già proiettato nel nuovo fermento culturale
degli anni '60 e '70.
Agli inizi degli anni '60 Reed si iscrive alla
Syracuse University, cogliendo l'occasione per allontanarsi da casa e dalla
puritana cittadina di Freeport. Il periodo alla Syracuse sarà fondamentale per
la crescita personale e artistica, permettendogli di entrare in contatto con
artisti e con le nuove tendenze musicali. È al college che conosce alcune delle
persone che avranno un'influenza enorme: il suo professore, nonché poeta
alcolista, Delmore Schwartz, e Sterling Morrison. Conoscerà inoltre Shelley,
suo primo vero amore.
Lewis Reed viene visto come un essere strano e
misterioso; i suoi atteggiamenti bizzarri e scostanti, la sua passione per
i poeti maledetti,
i suoi dialoghi cinici e corrosivi, coadiuvano a formare un'immagine forte e
stimolante che parecchie persone trovano "irresistibile". Tra queste
persone c'è, appunto, Shelley,
una delle ragazze più belle del college. La storia con lei durerà quasi 4 anni,
tra alti e bassi, fino alla divisione a causa degli esasperanti giochi
psicologici ai quali Reed, già da allora, sottoponeva lei e tutte le persone
che incontrava. È a lei che dedica i primi brani che scrive, tra cui "I'll
be your mirror". Il loro legame continuerà fino alla metà degli anni '70.
È un periodo di vita sregolata, di musica, di droghe,
di esperienze omosessuali. Dopo la laurea, Reed si sposta a New York e diventa
un compositore pop professionista per la Pickwick Records: l'accordo prevedeva
che scrivesse un numero di pezzi al giorno che la casa discografica poi avrebbe
fatto incidere e pubblicare sotto falsi nomi. Ben presto comincia a provare una
forte insoddisfazione verso questo lavoro e verso le sue limitazioni
artistiche; è in questo periodo che conosce un musicista pagato dalla Pickwick
per una session: John Cale.
Reed lascia il lavoro e comincia a mettere in piedi un
progetto di una rock band d'avanguardia con il suo nuovo amico. Il duo recluta
altri due componenti: Sterling Morrison e Maureen Tucker. Il nome della band
viene preso dal titolo di un libro giallo trovato nella spazzatura: Velvet
Underground. I VU diventano un gruppo cult nel panorama artistico-musicale non
convenzionale del Greenwich Village tanto che verranno in seguito patrocinati
dall'artista pop Andy Warhol che
gli farà da manager, promotore, e finanziatore del primo album: "The
Velvet Underground and Nico", il famoso album con la banana in copertina,
uscito nel 1967.
L'influenza dei Velvet Underground verso gli artisti e
i gruppi successivi è dovuta in parte alle pennellate liriche di Lou, vere e
proprie poesie "beat" che raccontano della vita di strada, delle
droghe, di sadomasochismo e altri soggetti che, all'epoca, erano ancora taboo.
La partecipazione della cantante tedesca Nico all'album, che canterà in alcuni
brani del primo LP, è una mossa studiata e voluta da Warhol che,
alla ricercata "crudezza" della musica del gruppo voleva anteporre
un'immagine limpida, bella, statuaria come punto stridente.
Nel 1968 Lou "licenzia" Warhol per
sostituirlo con un manager più esperto del settore musicale e nello stesso anno
esce il secondo album "White light/white heat" più
"sporco", più distorto del precedente. Alla fine dell'anno Reed
esclude dal gruppo anche l'altra colonna portante musicale: John Cale. La
decisione è sofferta e deriva da forti tensioni interne derivanti dallo stress dei
tour e dalla fortissima insoddisfazione commerciale e frustrazione di entrambi.
L'album successivo, "Velvet Underground", trova Doug Youle
come sostituto di Cale. Nel frattempo i problemi manageriali, i fiaschi
commerciali portano forti tensioni tra i membri del gruppo. Nel 1970 esce
"Loaded", nel quale la maggior parte dei brani viene cantata da Youle
(prima delle sessioni di registrazione Reed contrae l'epatite perdendo la
voce).
Profondamente insoddisfatto, prima ancora che l'album
uscisse sul mercato, Reed abbandona definitivamente il gruppo e torna dai suoi
genitori a Freeport, proprio quando stavano conquistando un minimo di notorietà
grazie al singolo "Sweet Jane".
A Freeport Lou, colto da una profonda depressione e
dalla disintegrazione di tutti i suoi sogni, lavorerà per qualche mese come
dattilografo nella società del padre, ma continuerà a comporre canzoni che
vedranno la luce nei suoi album solisti successivi.
Un vecchio dirigente della casa discografica dei
Velvet lo ricontatta e lo convince a tornare nella musica. Reed, poco convinto,
accetta e parte per Londra, dove la sua notorietà è molto più forte che in
patria e dove il clima artistico è più stimolante. È proprio a Londra che
incide il suo omonimo album di debutto solista che include nuovi pezzi e
parecchi brani che non erano stati inclusi negli album dei Velvet Underground.
Il disco "Lou Reed" non avrà molto riscontro, ma gli
permetterà comunque di tornare nella mischia e di conoscere altri grandi
artisti.
In questo periodo conosce David Bowie,
incontro fondamentale per la sua carriera. Spinti dalla RCA, etichetta
discografica di entrambi, i due decidono di collaborare. Bowie,
all'epoca quasi una divinità musicale che tutto poteva, e il suo chitarrista Mick
Ronson prendono Lou e lo ricostruiscono; nuovo look "glam" e
arrangiamenti accattivanti per il nuovo album che vedrà la luce nel 1972:
"Transformer". "Transformer" diventa un successo clamoroso,
raggiungendo i vertici di tutte le classifiche e sfornando due singoli che
diventano classici della musica rock: "Walk on the wild side" e
"Perfect day". Lou Reed diventa un idolo e un
artista ricercatissimo.
Ma Reed ha sempre avuto un rapporto contraddittorio
verso il successo: lo ha sempre desiderato e, nello stesso tempo, lo
terrorizza, lo detesta. Il successo di "Transformer" e la sua
orecchiabilità non rappresentavano il "vero" Reed e così, nel 1973,
pubblica il suo capolavoro maledetto: "Berlin", un album tematico dai
contorni scuri, che racconta di una coppia di tossicodipendenti americani
trasferiti a Berlino. Stupendo e intenso vertice della creatività di Reed,
prodotto da Bob Ezrin, l'album avrà molto successo in Gran Bretagna ma, in
patria, non riuscirà ad entrare in classifica. Per cercare di conquistare il
pubblico americano e rassicurare la sua casa discografica, nel 1974 Reed
realizza "Sally can't dance", un album iper-prodotto che, in effetti,
entrerà nella top 10 statunitense. Subito dopo vede la luce il primo album live
"Rock'n'roll animal", uno squarcio nitido e eccezionale sulle
coinvolgenti performances del periodo.
Nel 1975 decide di mettere in atto la mossa più
azzardata, irriverente, sconvolgente verso tutti coloro che lo accusano di
sfornare dischi commerciali e verso la RCA, che preme perché ne realizzi. La
mossa si chiama "Metal Machine Music", un doppio album senza testi né
melodia, un lunghissimo feedback di chitarra, distorto e riverberato diviso in
quattro sezioni. Un vero colpo allo stomaco e
alle orecchie anche
per l'ascoltatore più stoico e curioso. Per ciò che Lou Reed si ripropone,
l'album è un autentico successo: riesce ad alienarsi in un colpo solo la
simpatia del pubblico e dei critici musicali. Malgrado tutto, "Metal
Machine Music" acquisterà, con il tempo, un valore fondamentale: da qui
partiranno alcune correnti sperimentali e punk.
Otto mesi dopo, decide di tornare ad uno stile di
scrittura classico con "Coney Island Baby", fortemente influenzato
dall' R&B e acclamato dalla critica e nel 1976, con il successivo
"Rock'n'roll heart", Lou Reed batte un terreno leggermente più
commerciale. Ma la vena dura e cinica di Reed ha bisogno di tornare allo
scoperto e nel 1978 pubblica "Street Hassle", seguito l'anno
successivo da "The Bells", più sperimentale e con forti influenze
jazz. Nello stesso anno esce un doppio live, "Take no prisoners". Ma
l'album tutto è meno che un live nel senso convenzionale del termine; Reed
stravolge le canzoni. Anzi, fa di più: non le canta quasi. Il concerto non è
altro che una specie di "brain storming" che si avvicina ad un
reading poetico beat, un "blues di strada" nel quale Reed improvvisa
il testo, si rivolge al pubblico, inventa storie e parla a ruota libera. Un
documento eccezionale di un artista eccezionalmente originale.
Reed inizia gli anni '80 con uno dei suoi album più
sottovalutati, "Growing up in public", tutto incentrato sulle
sensazioni dell'ormai raggiunta mezza età. Ma le progressioni vocali di
"So Alone" o il cinico e spietato abbozzo di "Standing On
Ceremony" sono dei gioielli. L'album risente anche del nuovo amore di
Reed: Sylvia, che sposerà poco tempo dopo. Nel 1982 mette a segno un altro
colpo artistico e commerciale perfetto: "The Blue Mask", registrato
con il chitarrista Robert
Quine e il bassista Fernando Saunders. È un nuovo Lou Reed quello che si
presenta, più positivo, più disponibile e soprattutto profondamente innamorato
della moglie, alla quale dedica più di una canzone.
"Legendary Heart" e "News
Sensations", del 1983 e del 1984, segnano una curva in discesa
nell'ispirazione, regalandoci solo occasionalmente qualche tocco di talento. In
generale i due album, ricchi di sintetizzatori,
di batterie elettroniche e della iper produzione tipica della musica degli anni
'80, sono abbastanza insignificanti. Anche il successivo "Mistrial",
album politico, non riesce a risollevare le sorti di una carriera e di un
talento che, sembra, si sia ripiegato su se stesso. Reed ha abituato il suo
pubblico ai colpi di coda e nel 1989 pubblica "New York", album che
segna il suo ritorno come artista di primo piano. L'album è acclamato dalla
critica e osannato dai fan, e contiene canzoni che diventeranno i "nuovi
classici" di Reed: "Dirty Boulevard", "Romeo and
Juliette" e "Hold On".
Negli anni successivi si dedica ad altri progetti e la
situazione del matrimonio, già in crisi, si aggrava. Reed prega Sylvia di
lasciare l'appartamento. La morte di Andy
Warhol è un altro duro colpo, ma anche
l'opportunità di incidere un disco, nel 1990, in suo onore con l'altro
fondatore dei Velvet Underground: John Cale. L'album si intitola "Songs
for Drella" (Drella era lo pseudonimo di Warhol,
sunto di "Dracula" e "Cinderella").
In questo periodo perde due carissimi amici, morti di
cancro. Il profondo dolore per questa perdita lo porta a comporre l'album più
introspettivo e cupo della sua carriera: "Magic and Loss", del 1992.
Accolto con favore dalla critica e un po' meno dal pubblico abituato al rocker,
il nuovo album è crudo, lineare, sofferto totalmente incentrato sul testo e su
melodie quanto più semplici possibili. Ma, in realtà, è uno dei lavori più
maturi e complessi di Reed che, negli anni '90, dimostra ancora una volta di
saper sbalordire.
La collaborazione con John Cale di qualche anno prima
sfocia in un altro colpo di scena nella carriera di Lou Reed: la reunion dei
Velvet Underground del 1993 e il successivo tour mondiale. Testimonianza del
tour è un bellissimo doppio album live. Sebbene siano passati quasi trent'anni,
le tensioni tra i membri del gruppo riaffiorano e Reed, ancora una volta,
decide di sciogliere il gruppo. La morte di Sterling Morrison, l'anno seguente,
porrà per sempre la parola fine alla loro storia. Subito dopo lo scioglimento
del gruppo, si separa legalmente dalla moglie e comincia a frequentare la cantante
Laurie Anderson. Nel 1996 esce "Set the twilight reeling", album dai
toni perlopiù pacati e splendidamente arrangiato: un lavoro maturo e solido del
"nuovo" Lou Reed. Nel 1998 un nuovo live, testimonianza di un
concerto semi-acustico tenutosi l'anno precedente: "Perfect Night: Live in
London".
Nel 2000 Lou Reed decide di
tornare a suoni un po' più duri e pubblica "Ecstasy", un grande
ritorno e un buon auspicio per il nuovo millennio. Originale, con testi che
ricordano quelli del Reed anni '70, musicalmente ineccepibile e omogeneo,
"Ecstasy" viene apprezzato dalla critica e dal pubblico che riconosce
nella sessantenne icona del rock, ancora un'alta levatura e un grande talento.
Dopo una breve collaborazione con la compagna Laurie
Anderson, con la quale nei concerti recita i testi con un accompagnamento
musicale minimale, esce l'ultimo lavoro di Lou Reed: "The Raven",
doppio CD tratto dalle poesie e dai racconti di Edgar
Allan Poe, che contiene recitativi e canzoni.
Alla fine del mese di ottobre 2011 esce "Lulu", un album realizzato
in collaborazione con la band heavy metal dei Metallica. Lou
Reed si è spento all'età di 71 anni il 27 ottobre 2013.
https://biografieonline.it/biografia-lou-reed
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