MARIO DEL
MONACO. Mille guerrier m'inseguono...
Affermatosi con una delle voci migliori nei
peggiori anni della nostra storia (quelli di guerra), adorato e ancora
rimpianto dalle folle, protagonista maschile nell’era del “miracolo economico”
(e del dualismo Callas-Tebaldi, e non solo), il fenomeno-Del Monaco ha
affascinato con lo squillo poderoso, la plasticità dell’accento e la
personalità da star dello schermo, rievocando il mito sempre incombente di
Caruso e conquistando, dal 1950, il “potere supremo” nel ruolo di Otello. Con
il proprio carisma tenorile è stato figura emergente nello scenario della
storia italiana per quasi un quarantennio. Trascorsi venticinque anni dalla
morte dell’artista, Gianni Gori — alternando il piano saggistico a quello
narrativo — ne ripercorre le esperienze, ne analizza le peculiarità vocali,
riflette sulle fortune di Del Monaco e nello stesso tempo sulle riserve di una
critica che lo ha spesso circoscritto a espressione divistica di un plateale
atletismo vocale. Tra il più antico dei moderni e il più moderno degli antichi,
Gori opta per l’immagine del primo, inattuale Heldentenor italiano, campione
del neoclassicismo operistico; l’ultimo nella dimensione storica dell’Opera
come “romanzo popolare”. All’autore offre spunto provocatorio un incandescente
prologo-prefazione di Marzio Pieri.
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