“Una band dovrebbe avere un suono tutto suo. Dovrebbe
avere una personalità.” Glenn Miller
Gigante del jazz e dello
swing
Alton Glenn Miller nasce il 1° marzo del 1904 a
Clarinda, nello Iowa, figlio di Mattie Lou e Lewis Elmer. Dopo aver frequentato
la scuola a North Platte, nel Nebraska, si trasferisce con la famiglia a Grant
City, nel Missouri. Mungendo mucche guadagna i primi soldi che utilizza per
comprare un trombone, con il quale suona nell'orchestra cittadina (dopo aver
imparato a suonare anche il mandolino). Nel 1918 la famiglia di Miller si
sposta ancora, questa volta nel Colorado, a Fort Morgan, dove Glenn frequenta la
scuola superiore. Nell'autunno del 1919 si aggrega alla squadra di football
della scuola, i Maroons, con la quale vince l'anno successivo la Northern
Colorado Football Conference.
Appassionatosi alla dance band music, forma il suo
primo gruppo musicale con alcuni compagni di classe: dopo essersi diplomato nel
1921, decide di diventare un musicista professionista. Nel 1923 entra
all'University of Colorado at Boulder, anche se passa la maggior parte del
tempo lontano dalle lezioni, frequentando audizioni e suonando con la Boyd
Senter Band di Denver. Dopo aver fallito tre dei primi cinque esami del
semestre, abbandona l'università decidendo di concentrarsi sulla carriera di
musicista.
Glenn Miller frequenta le
lezioni di Joseph Schillinger, sotto i cui insegnamenti compone "Moonlight
Serenade". Nel 1926 si esibisce con diversi gruppi, ottenendo un ruolo
di rilievo nella band di Ben Pollack, a Los Angeles. Conosciuto anche per aver
suonato per Victor Young, la cui orchestra accompagnava Judy
Garland e Bing Crosby, ben presto si
accorge che, più che nell'essere un trombonista, il suo futuro sta nel comporre
musica. Pubblica "Glenn Miller's 125 Jazz Breaks for Trombone"
nel 1927, e scrive numerosi arrangiamenti musicali (celeberrimo auello di
"In the Mood"). Insieme con Benny Goodman realizza "Room
1411", mentre nel 1930 diventa membro dell'orchestra di Red Nichols.
Ritmicamente la composizione di Miller si avvale di uno swing fortemente
cadenzato, e proprio del genere swing la sua figura di
musicista è ricordata come una delle più celebri ed importanti.
Tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni
Trenta egli riesce, comunque, a guadagnarsi da vivere lavorando come un
trombonista "freelance" in numerose band. È impegnato, tra l'altro,
come compositore e arrangiatore per i Dorsey Borthes: realizza i brani
"Annie's Cousin Fanny", "Dese Dem Dose", "Harlem
Chapel Chimes" e "Tomorrow's Another Day" tra il 1934 e il 1935,
anno in cui costituisce un'orchestra americana per il britannico Ray Noble,
occupandosi dell'arrangiamento del clarinetto principale. Tra i membri della
band di Noble ci sono anche future star come Charlie Spivak, Bud Freeman e
Claude Thornhill.
Nello stesso periodo, Glenn Miller appare
anche al cinema in "The Big Broadcast of 1936", prodotto dalla
Paramount Pictures, come componente della Ray Nobel Orchestra impegnato a
suonare "Why Stars Come Out at Night": la pellicola vede la
partecipazione, tra gli altri, di Gracie Allen, Bing Crosby, Jack Oakie e
George Burns, e annovera le performance di Bill Bojangles Robinson, dei Nicholas
Brothers e di Dorothy Dandridge. Dedicatosi a numerosi nuovi arrangiamenti,
Glenn riesce a formare finalmente la sua prima band nel 1937: il progetto,
tuttavia, si rivela di scarso successo, in quanto il gruppo non è in grado di
distinguersi dai molti altri attivi in quel periodo. La band, quindi, si
scioglie nel gennaio del 1938, dopo essersi esibita per l'ultima volta al Ritz
Ballroom di Bridgeport, in Connecticut.
Scoraggiato dal fallimento, Miller torna a New York,
dopo aver compreso che per ottenere successo ha bisogno di sviluppare sonorità
uniche: assolda il sassofonista Wilbur Schwartz, consigliatogli da George T.
Simon, ma gli fa suonare il clarinetto e, formata una nuova band, registra nel
settembre del 1938 per la RCA Victor, una sussidiaria della Bluebird Records,
godendo dei finanziamenti di Cy Shribman, un uomo d'affari benestante della
East Coast. Nella primavera dell'anno successivo le fortune del gruppo
migliorano: memorabili sono i concerti tenuti alla Meadowbrook Ballroom di
Cedar Grove, in New Jersey, e al Glen Island Casino di New Rochelle, nello
stato di New York.
La popolarità di Miller e della sua band cresce
sempre di più, al punto che nel 1939 il magazine "Time" scrive:
"Tra i dodici e i ventiquattro dischi presenti in ognuno dei 300mila
juke.box statunitensi, tra i due e i sei sono di Glenn Miller". Il
successo, insomma, è straordinario, se è vero che nella prima settimana di
uscita "Tuxedo Junction" vende oltre 115mila copie. La band
di Glenn Miller suona anche alla Carnegie Hall,
al fianco di mostri sacri come Fred Waring, Benny Goodman e Paul Whiteman. Tra
il 1939 e il 1942 il gruppo appare anche sulla CBS, tre volte a settimana,
durante una trasmissione per le sigarette Chesterfield.
Nel 1942, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale,
Glenn riceve il primo Disco d'oro della storia grazie a "Chattanooga
Choo Choo", che in soli tre mesi ha venduto più di un milione di
copie. La casa discografica RCA, per festeggiare il successo del musicista, fa
dipingere una copia del disco in oro, e gliela fa recapitare a sorpresa nel
corso di una diretta radiofonica.
Poco dopo si arruola come volontario nell'aviazione
degli Stati Uniti. Dapprima capitano, e poi maggiore, comanda la Army Air Force
Band, un'orchestra militare che si occupa dell'intrattenimento delle truppe in
Inghilterra. Miller tuttavia scompare il 15 dicembre del 1944, all'improvviso,
mentre a bordo di un aereo militare sta sorvolando la Manica in direzione di
Parigi, dove avrebbe dovuto esibirsi con la sua orchestra per i soldati che
avevano liberato la capitale francese dall'occupazione nazista.
Il cadavere di Glenn non viene mai ritrovato, e sulla
sua morte aleggia un'ombra di mistero ancora oggi irrisolto (l'ipotesi più
accreditata, attualmente, è che il musicista sia rimasto vittima del fuoco
amico britannico, nel corso di un'incursione aerea contro i tedeschi). La sua
orchestra, comunque, prosegue l'attività anche dopo la sua morte, con direttori
del calibro di Buddy DeFranco e Ray Anthony; nel 1953, la sua vita viene raccontata
al cinema nel film "La storia di Glenn Miller",
con James
Stewart nei suoi panni. Nel 1992, a Glenn
Miller viene dedicata una lapide come disperso in guerra nel Cimitero Nazionale
di Arlington.
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