È una delle ultime strofe,
forse la più significativa, di My Way, brano che Frank
Sinatra registrò un martedì di dicembre, negli studi della Reprise ad
Hollywood. Nemmeno lui, The Voice (il suo soprannome più
celebre), sospettava che sarebbe diventato l'inno del mito americano del self-made
man, dell'uomo che si è fatto da sé e che ha vissuto tutta la vita «a
modo suo», senza rimpianti.
Tutto ebbe inizio in Francia, verso la metà
degli anni Sessanta, grazie a uno sconosciuto compositore di nome Jacques
Revaux che creò una triste melodia accompagnata da un testo in
inglese, subito bocciata dai suoi produttori. La musica conquistò invece Claude
François, artista pop che in quegli anni iniziava a scalare le classifiche
con riuscite cover di hit americane (come If I had a hammer, nota
in Italia nella versione Datemi un martello di Rita Pavone).
François mantenne la base musicale di Revaux,
cambiando totalmente il testo e optando per la lingua francese: ne uscì un
malinconico ritratto della routine coniugale dal titolo Comme
d'habitude (in italiano "come al solito"). L'immediato
successo spinse l'artista transalpino a tentare la fortuna anche nel contesto
italiano ma con scarsi risultati (la versione tradotta da Andrea Lo Vecchio
finì sul lato B di un 45 giri dal titolo Se torni tu).
Nel frattempo, Comme d’habitude veniva
passata ogni giorno in tutte le radio francesi e il caso volle che in quel
periodo si trovasse a passare da quelle parti Paul Anka (autore
della celebre Diana). Quest'ultimo ne rimase folgorato e, dopo aver
raggiunto un accordo sui diritti, decise di ricavarne una nuova versione in
inglese.
Ci lavorò per una notte intera e alle 5 del
mattino chiamò Sinatra in Nevada, dicendogli: «Ho qualcosa di veramente
speciale per te». Il suo primo pensiero era andato istintivamente all'amico
e collega Frank che riteneva il più adatto a interpretarla. All'entusiasmo di
Paul si contrappose l'iniziale perplessità del collega (che proprio in quel
periodo meditava di ritirarsi dalle scene), di fronte a un testo che parlava di
una persona giunta sul viale del tramonto.
A convincerlo che si trattava invece di un inno
alla vita, e alla grandezza di un uomo che ha vissuto senza rimpianti, fu la
figlia Nancy. In molti sono convinti che si debba ringraziare lei
se quel martedì 30 dicembre venne incisa una delle più belle canzoni di sempre.
Inclusa nell'omonimo album edito a febbraio dell'anno seguente, My Way conquistò
presto le prime posizioni delle classifiche Usa.
Negli anni a seguire divenne uno dei pezzi
preferiti da Sinatra che la eseguì in tutti i suoi concerti, fino al definitivo
ritiro nel 1995. A omaggiarla con interpretazioni d'autore furono mostri sacri
del rock come Elvis Presley e più recentemente star del
calibro di Celine Dion e Michael Bublé. Ad oggi sono 132 le versioni recensite,
tra le italiane quella di Mina è stata la più apprezzata anche dallo stesso
Sinatra.
Il brano venne a tal punto identificato con The
Voice, che nell’Unione Sovietica si parlò di dottrina sinatra a
proposito della politica estera del governo Gorbačëv, indirizzata
alla non ingerenza negli affari interni delle nazioni alleate del Patto di
Varsavia. Fu chiamata così dal funzionario russo Gerasimov, con riferimento
alla condizione di piena autonomia di quei paesi che potevano agire "a
modo loro", come il protagonista di My way.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/34003
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