Verso le 8, ora locale (le 2 di notte in Italia), la terra è scossa da un tremendo terremoto di magnitudo 9.0 della scala Richter, il cui epicentro viene localizzato al largo della costa di Sumatra, nel golfo del Bengala. L'evento sismico sprigiona un'energia di proporzioni inaudite che, spingendo dagli abissi marini verso l'alto, origina un maremoto.
Onde alte fino a 15 metri, ribattezzate dai
media tsunami (termine giapponese traducibile come «onda
del porto», che entra nel gergo comune a partire da questo momento)
raggiungono a velocità sostenuta (800 km/h) le coste dell'Indonesia e dei
vicini stati che affacciano sul golfo (Thailandia, Birmania, Bangladesh, India,
Sri Lanka e Maldive), fino alle lontane coste della Somalia e del Kenya (a più
di 4mila chilometri dall'epicentro del sisma).
L'impatto è spaventoso: corpi, barche, auto e
abitazioni vengono risucchiati da una marea torbida che sommerge per diversi
chilometri l'entroterra, prima di ritirarsi completamente e scoprendo per
alcuni minuti il fondale marino. Gli effetti disastrosi del maremoto si
verificano in un arco di tempo lunghissimo, tra i quindici minuti e le dieci
ore successive al sisma.
Ciononostante, la mancata diffusione
dell'allarme in TV e attraverso i canali istituzionali fa sì che migliaia di
bagnanti e residenti vengano sorpresi dallo tsunami, a ore di distanza dalle
prime ondate. Una stima approssimativa delle perdite umane risulta impossibile;
tuttavia il responsabile delle operazioni di soccorso dell'Unione Europea,
Guido Bertolaso, parla di oltre 100mila vittime. Via via i numeri della
tragedia si fanno più drammatici fino al bilancio definitivo: 230mila
morti accertati, 22mila dispersi, tra 3 e 5 milioni gli sfollati.
Dieci giorni dopo, mentre l'Europa si ferma per
tre minuti a commemorare le vittime del maremoto, l'Organizzazione mondiale
della Sanità lancia l'allarme sulla catastrofe sanitaria che
rischiano le popolazioni colpite, puntando l'attenzione soprattutto sui
bambini, facili prede del mercato internazionale degli organi e della
pedofilia.
Questo appello unito alle immagini di
devastazione e disperazione che arrivano dal sud est asiatico, mobilitano
la macchina internazionale degli aiuti. Diversi governi mettono a
disposizione ingenti risorse per l'emergenza, cui si aggiungono i fondi
raccolti tra i cittadini con campagne mediatiche, spettacoli e concerti ad hoc.
L'Italia risulta uno dei primi contributori, con
225 milioni di euro raccolti tra finanziamenti governativi e singole donazioni
tramite sms.
Studi postumi portano a considerare il maremoto
del 2004, uno dei più catastrofici disastri naturali dell'epoca moderna,
originato dal terzo sisma più potente della storia della
sismologia (da quando la registrazione avviene con rigore scientifico).
Secondo gli studiosi, l'energia sprigionata dal
terremoto del golfo del Bengala è pari a 52mila megatoni, valore superiore di
un milione e mezzo di volte a quello rilevato in seguito allo scoppio delle due
atomiche a Hiroshima e Nagasaki. L'evento sismico che lo ha generato viene
identificato come subduzione, ossia lo scontro delle placche della
litosfera terrestre che porta l’una a posizionarsi sotto l'altra.
Negli anni a seguire, grazie alla forte
mobilitazione internazionale, la ricostruzione procede
positivamente, sia sotto il profilo delle infrastrutture che del tessuto
sociale. Emergono storie dall'insperato lieto fine. Come quella della
giovanissima Mary che nel 2011 riabbraccia i suoi genitori
dopo che questi per sette anni l'avevano creduta morta.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/8198#:~:text=Secondo%20gli%20studiosi%2C%20l'energia,atomiche%20a%20Hiroshima%20e%20Nagasaki.
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