Lavorare molto non stanca,
Fa malissimo
Il Novecento ha scoperto la “società disciplinare”di tipo coercitivo teorizzata da Foucault e l’abbruttimento dell’animal laborans, che sacrifica la propria individualità sull’altare del lavoro, analizzato dalla Arendt. Quella che viviamo è la “società della prestazione”: dimmi quanto puoi e vuoi produrre e ti dirò chi sei. Arriverà mai quella della stanchezza? Lo auspica il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han in questo saggio che ha avuto un buon successo in Germania, la sua seconda patria. Perché la stanchezza, qui, ha una connotazione tutta positiva: è la possibilità di ritrovare una dimensione contemplativa ormai smarrita. “ la noia profonda cova l’uovo dell’esperienza”. Diceva Walter Benjamin, e Han si accoda. Insomma, l’uomo multitasking, concentrato in più attività e con molteplici schermi accesi (cellulare, pc, iPad) non rappresenta un’evoluzione. Anche gli animali si comportano così: sono costretti a suddividere la loro attenzione in più attività per evitare di essere divorati. L’essere umano, invece, si chiude in prigione da solo e la sua “libera costrizione” gli impone di massimizzare la prestazione.
Dario pappalardo – Venerdì di Repubblica del 24 – 02-12
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