Il Primo Vaccino Al Mondo Contro L’Epatite C
E’ Una Scommessa Italiana
Fra le epatiti virali più diffuse, solo quella di tipo C è rimasta senza un vaccino. Una lacuna non da poco, visto che oggi nel mondo ci sono circa 130 milioni di persone contagiate dall’Hev, il virus che la provoca, per contatto con sangue infetto o, più raramente, per via sessuale.
Tra i contagiati, un quinto circa riuscirà a eliminare spontaneamente il virus, il resto dovrà conviverci tutta la vita con l’incubo di incorrere in danni molto seri: sembra che l’Hev sia la causa di un quarto di tutte le cirrosi epatiche e tumori al fegato. “ Ma noi pensiamo di aver finalmente trovato un modo per bloccarlo” dice Alfredo Nicosia, fondatore, con Riccardo Cortese, Stefano Colloca e Antonella Folgori, della società biotech Okairos di Napoli.
“Abbiamo elaborato un vaccino che è il primo al mondo in grado di stimolare una forte e duratura reazione immunitaria contro Hev. Un risultato importante visto che questo virus, nell’80 per cento dei casi, riesce a “spegnere” la risposta immunitaria dell’organismo prima di esserne distrutto. Se i test clinici confermeranno la sua efficacia, il nostro vaccino garantirà protezione alle tante persone a rischio di epatite C, dagli operatori sanitari fino ai tossicodipendenti”.
L’Idea per questo nuovo vaccino venne a Nicosia e colleghi quando ancora lavoravano per una grande multinazionale chimica. Nel 2007 si dimisero e, con capitali privati, fondarono Okairos, per mettere alla prova la loro intuizione.
“Il vaccino contro l’Hev appartiene a una nuova generazione, non più basata su microrganismi attenuati o loro proteine.
Si utilizzano invece virus modificati, che trasferiscano un pezzo di Dna del microrganismo bersaglio del vaccino nelle nostre cellule. In questo modo il vaccino è più sicuro e più potente, perché alla consueta reazione immunitaria basata sugli anticorpi, ne affianca un’altra, basata sui linfociti T, che attaccano le cellule infettate dei patogeni. E’ un metodo che potrà in futuro aiutare a prevenire malattie che resistono ai comuni vaccini, come la malaria o l’Aids”. Trovare il giusto vettore virale non è stato facile.
“Il migliore sembrava il ceppo 5 dell’adenovirus umano, un comune virus del raffreddore. Ma Adv5 è una vecchia conoscenza per il nostro organismo, così appena vi viene iniettato, è subito individuato e attaccato, e spesso non porta a termine il suo compito”.
L’idea risolutiva è stata quella di andare a cercare l’adenovirus nello scimpanzé, per trovare vettori sconosciuti al nostro sistema immunitario.” Abbiamo scoperto che lo scimpanzé ha centinaia di adenovirus, rispetto ai 52 umani, e che molti di questi sono buoni per i nostri scopi”. Così, usando questi nuovi vettori, resi incapaci di riprodursi e caricati con frammenti del Dna dei microrganismi dai quali ci si vuole proteggere, Okairos ha già prodotto una serie di vaccini, oltre a quello contro l’epatite C, che stanno ora entrando nella prima fase di studi clinici: “ Ne abbiamo uno contro la malaria, realizzato con l’Università di Oxford, che è già in fase di verifica.
E stiamo ora lavorando a un vaccino universale contro l’influenza, basato su proteine comuni a tutti i ceppi. Questo potrebbe proteggerci in caso di pandemie, aviaria inclusa”.
Di Alex Saragosa
Venerdì di Repubblica del 3-02-12
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