Alla
fine degli anni Settanta il computer non era ancora uno strumento così popolare
e vuoi per il prezzo, vuoi per la difficoltà ad utilizzarlo, ad averlo erano in
pochissimi, la maggior parte utilizzava quelli di università ed istituti di
ricerca. Proprio negli ambienti accademici aveva preso piede il progetto Arpanet,
un network che metteva in collegamento informatico gli atenei più rinomati nel
campo scientifico, considerato il progenitore di internet.
La possibilità di raggiungere più destinatari con un solo messaggio fece
scattare un'intuizione nella mente di Gary Thuerk, dipendente
della Dec (Digital Equipment Corporation, confluita più tardi
nella multinazionale Hewlett-Packard), azienda produttrice di
computer. Partendo dall'idea che gli utenti di Arpanet rappresentassero i
potenziali clienti dei dispositivi che era incaricato di promuovere, Thuerk
pensò di raggiungerli tutti quanti in un colpo solo. Preparò un messaggio
pubblicitario standard e il 3 maggio 1978 lo inviò a 393 recapiti di posta,
premendo un solo tasto.
L'innovativa strategia di marketing diede qualche frutto, facendo vendere
qualche computer; la reazione complessiva fu tuttavia di enorme fastidio per
quello che veniva avvertito come un gesto molesto. L'avvento di Internet negli
anni Novanta vide il fenomeno crescere gradualmente, con l'aumentare delle
persone collegate alla rete e dotate di un recapito di posta elettronica.
Nella primavera del 1993 gli venne dato il nome di spam. A coniarlo
fu Richard Depew, moderatore di un newsgroup, che per un bug del
software postò duecento messaggi di fila, tutti uguali. L'idea gli venne
pensando a un famoso sketch della serie televisiva inglese "Monty
Python" (1972), in cui una coppia si trova a pranzare in un bar, accanto a
un tavolo di vichinghi. Alle richieste della donna sui piatti del menu, la
cameriera elenca una serie di pietanze che contengono tutte la "spam"
(noto marchio di carne in scatola, che abbrevia l'espressione "spiced
ham", cioè carne speziata) e ogni volta i vichinghi intonano in coro «Spam
spam spam...», impedendo alla donna di ordinare. Lo sketch prendeva di mira
la campagna pubblicitaria invasiva di quell'alimento.
Di qui il termine prese a identificare l'uso di intasare le email private di
messaggi pubblicitari di varia natura, con un testo standard e in minima parte
personalizzato. Per inviarli, lo spammer si serve di
particolari programmi in grado di rintracciare indirizzi email segnalati nelle
pagine web, creando una sorta di enorme mailing list.
I messaggi di spam finirono nel mirino delle norme sulla violazione della
privacy e sul trattamento dei dati, che nei vari Paesi vennero rese più
stringenti a seguito degli abusi denunciati dai cittadini.
Nello stesso periodo iniziò a diffondersi una forma di spamming finalizzata
alla truffa informatica, denominata phishing. Presentandosi come
centro servizi online di istituti bancari o delle poste, l'aggressore tenta con
l'inganno di carpire i dati sensibili dell'utente. Altre forme di truffe sono
basate su lotterie fantasiose o richieste di aiuto per spostare del denaro.
Recenti statistiche stimano che ogni internauta impiega al giorno 15 minuti per
pulire la propria email dallo spam.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/718002
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