Le
premesse di quello che è considerato un manifesto del cinema hollywoodiano si
profilarono lontano dai celebri studios. Verso la fine degli anni Sessanta, il
25enne George Lucas, fresco laureato in cinema alla University of
Southern di Los Angeles, iniziò a frequentare alcuni cineasti indipendenti, che
portavano avanti un nuovo modo di fare cinema, sottratto al controllo delle
major di Hollywood.
Qui strinse amicizia con Francis Ford Coppola e con lui nel
1969 diede vita all'American Zoetrope, uno studio cinematografico
indipendente, ricavato in un magazzino di San Francisco. Dopo avervi girato il
suo film d'esordio American Graffiti, Lucas decise di abbandonare
il progetto e fondare una casa propria, la Lucas Film Limited, per
dedicarsi al suo amore di sempre: la fantascienza.
Dopo i cortometraggi giovanili e il fiacco tentativo con L'uomo che
fuggì dal futuro (1971), aveva in animo di buttare giù una storia che
colpisse l'immaginazione dei giovani, in anni difficili legati alla
fallimentare guerra del Vietnam e alle trasformazioni economiche e sociali in
atto. Più che alla solita contrapposizione tra terrestri e marziani, pensava a
un'epopea galattica, in cui fossero presenti elementi legati alla mitologia
occidentale insieme a scenari tipici dei fumetti.
Illuminanti risultarono gli scritti di Joseph Campbell, indagatore
delle origini del mito e delle religioni del mondo, coinvolto in prima persona
nella costruzione del racconto e dei personaggi di Guerre stellari.
Tra mito e antica spiritualità si colloca appunto l'organizzazione monastica
degli Jedi (derivato dal termine giapponese jidaigeki, usato per i
drammi storici con protagonisti i samurai), impegnati a mantenere pace e giustizia
nell'universo concepito da Lucas.
Di quest'ordine fa parte il giovane Luke Skywalker che si
unisce alla missione dell'Alleanza ribelle, guidata dalla principessa Leila
Organa e di cui fa parte il capitano Ian Solo, in lotta
contro l'Impero galattico, guidato dal temibile imperatore Palpatine e
dal suo allievo Dart Fener. Durante quest'avventura il giovane
combattente prende coscienza della forza sconosciuta che è in lui e di aspetti
segreti della sua esistenza.
Lucas sottopose il soggetto alla Universal e alla United
Artists che si rifiutarono di produrlo, anche per gli eccessivi costi
che comportava. Diversa fu la reazione di Alan Ladd Jr, direttore creativo
della Twenty Century Fox, che ne fu subito entusiasta, chiedendo di
impostare la sceneggiatura. Lucas ci lavorò per un anno e si accorse che il
materiale a disposizione avrebbe richiesto almeno una trilogia di film. Ne
prese una parte e per presentarla al meglio ai produttori, la integrò con
splendidi disegni realizzati da Ralph McQuarry, in cui s'iniziarono a delineare
i personaggi e gli sfondi spettacolari della pellicola.
Ottenuto un budget di 8 milioni di dollari e i futuri diritti sul merchandising
(un settore ancora inesplorato a quell'epoca), passò alla fase casting. Lucas
si orientò in generale verso volti nuovi: per questo scelse per il ruolo di
Luke il giovanissimo Mark Hamil, noto soltanto in TV, scartando
altri come Kurt Russel e William Katt. Stesso discorso per la principessa
Leila, affidata all'attrice teatrale Carrie Fisher. Su Harrison
Ford, già apprezzato nel suo American Graffiti, dovette arrendersi all'evidente
abilità dello stesso di dare un'impronta originale al personaggio di Ian Solo.
Il resto del cast venne completato in Inghilterra, dove vennero reclutati
personaggi esterni al mondo del cinema come il campione di body building David
Prowse, per il ruolo di Dart Fener, e l'inserviente ospedaliero Peter
Mayhew, perfetto con i suoi 2 metri e 20 cm di altezza per
impersonare Chewbecca, il peloso co-pilota della nave Millennium
Falcon.
Le riprese iniziarono nel marzo del 1976 nel deserto della Tunisia e
proseguirono negli Elstree Studios di Londra. La prova del 9 che Lucas dovette
superare fu quella degli effetti speciali, che risolse fondando
la Industrial Light & Magic, una propria casa che mise a
disposizione di un team di studenti universitari, ingegneri ed informatici. In
quel laboratorio prese forma un metodo di lavoro destinato a rivoluzionare il
modo di fare cinema.
Sul punto di mandare tutto all'aria per i continui ritardi e sforamenti del
budget, la Twenty Century Fox impose a Lucas di finire il montaggio per
lanciare il film nella primavera del 1977. Il regista, rischiando l'esaurimento
nervoso, rifece due volte il montaggio ma riuscì nell'impresa. Il tocco finale
lo lasciò al compositore John Williams, già apprezzato per le
musiche de Lo squalo di Steven Spielberg, che dirigendo
la London Simphony Orchestra, realizzò una colonna sonora di forte
impronta classica.
Pur temendo un insuccesso e tra le critiche di molti addetti ai lavori che lo
giudicavano un prodotto per bambini, i produttori lo lanciarono nelle sale il
25 maggio del 1977. Il pubblico ebbe il tempo di leggere «Tanto tempo
fa, in una galassia lontana lontana...» (formula ripetuta anche per
gli altri capitoli) che si ritrovò catapultato nello spazio siderale, nel mezzo
di una battaglia laser tra incrociatori.
La gente uscì per strada stropicciandosi gli occhi per l'esperienza vissuta e
cominciando a familiarizzare con il tema musicale principale e con passaggi
memorabili come «Che la forza sia con te!». Era nato un fenomeno
destinato a durare negli anni, mentre per la Twenty Century Fox una gallina
dalle uova d'oro, che incassò a livello internazionale oltre 775 milioni
dollari, di cui ben 461 milioni solo negli USA.
L'exploit del botteghino anticipò il trionfo ai Premi Oscar del
1978: in gara con dieci nominations, portò a casa sette statuette (scenografia,
costumi, sonoro, montaggio, effetti speciali, colonna sonora più un Oscar
speciale a Ben Burtt per gli effetti sonori). Nel 1980 e nel 1983 uscirono i
due sequel, L'impero colpisce ancora e Il ritorno
dello Jedi, che conclusero l'iniziale trilogia che Lucas aveva in mente,
poi sviluppata in ulteriori tre prequel tra il 1999 e il 2005.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/690002
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