Mentre
il primo parlamento dell'Italia unita iniziava a mettere mano all'assetto
amministrativo del Paese, partendo dalla proclamazione di Vittorio Emanuele II
a Re d'Italia (atto costitutivo del Regno d'Italia, 17 marzo 1861), Cavour
incaricò il direttore delle Poste del Regno sardo, conte Giovanni
Battista Barbavara di Gravellona, di riorganizzare la rete nazionale
postale.
Il primo passo fu di legare il settore della comunicazione a quello dei mezzi
di trasporto, inserendo tra le competenze del Ministero dei Lavori Pubblici la
gestione dei servizi delle poste, dei procacci e dei telegrafi, unitamente a
quella delle ferrovie, indispensabile mezzo di smistamento della corrispondenza
in luogo delle vecchie carrozze a cavalli.
Nella primavera dell'anno successivo giunse a compimento l'iter legislativo: il
5 maggio 1862 il Parlamento approvò la legge n° 604 che
istituiva il servizio nazionale delle Regie Poste. Il provvedimento
era costituito dai seguenti punti cardine: l'affermazione del concetto di
"servizio pubblico"; la creazione del monopolio statale attraverso
l'abolizione di tutte le concessioni private; la tutela della privacy della
corrispondenza; l'introduzione di una tariffa unica mediante l'utilizzo
del francobollo.
Sul piano amministrativo, la legge istituiva una Direzione generale da cui
dipendevano 18 direzioni compartimentali e 2.383 direzioni locali. Lo sviluppo
della rete ferroviaria aumentò il traffico della corrispondenza, rendendolo più
sicuro e rapido. Ciò favorì anche le transazioni economiche a grandi distanze,
che in quel periodo trovarono un efficace strumento nel vaglia postale,
utilizzato soprattutto dai numerosi emigranti che così potevano offrire un
sostegno economico alle rispettive famiglie rimaste in Italia.
Nel 1874 iniziarono a circolare le cartoline (inventate nel
1869 dall'austriaco Hermann Emmanuel), al costo di dieci centesimi, impresse
con l'effigie di Vittorio Emanuele II e che ritraevano monumenti celebri come
il Vittoriano e il Colosseo, accanto a scene di vita quotidiana. Due anni dopo
le Poste iniziarono a fare concorrenza agli istituti bancari, dando vita alle
casse di risparmio ed emettendo i libretti di risparmio, che
garantivano un forma di deposito finanziario più sicura.
L'invenzione del telegrafo senza fili di Guglielmo Marconi,
nel 1896, rivoluzionò il modo di comunicare sul territorio nazionale e con
l'estero, al punto che tre anni dopo si pensò di istituire un ministero ad hoc:
il Ministero delle Poste e Telegrafi. Da qui cominciò una storia
diversa, che vide le Poste accompagnare gli Italiani nelle trasformazioni
tecnologiche e sociali del XX secolo. Ad esempio, per il lancio del segnale
televisivo della RAI nel 1954, la cui trasmissione fu possibile grazie ai ponti
radio della rete postale.
Gli anni Novanta segnarono la trasformazione in ente pubblico economico con il
nome di Poste Italiane, diventando poi una Società per
Azioni nel 1998.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/732001
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