Etichette

giovedì 10 novembre 2016

Lo Sapevate Che: Storie di ordinaria corruzione in un Paese fuori controllo...



L’ennesimo scandalo sulla Salerno-Reggio Calabria, le intercettazioni con scambi di favori, appalti e notti con escort pagate dalla ‘ndrangheta intorno al Terzi Valico, l’ormai consueta ondata di arresti d’imprenditori collusi e politici e tecnici comprati e venduti, tutte queste storiacce d’ordinaria corruzione possono soltanto indignarci, per chi ancora non è capace, oppure farci anche un po’ riflettere su un intero sistema. Com’è possibile che in Italia (e non soltanto) da decenni ogni grande opera pubblica, annunciata con trionfali proclami dai vari governi come un passo decisivo verso la modernizzazione, si riveli alla fine una colossale  mangiatoia per alimentare la malavita e la mala politica che già non ne avrebbero bisogno? Sarà soltanto che la carne è debole, l’inferno è lastricato di buone intenzioni e altra filosofia da bar? Dobbiamo sperare solo in un singolo cavaliere bianco, alla Raffaele Cantone, che sconfigga l’atavica tendenza al latrocinio delle nostre classi dirigenti, anche se finora non è andata benissimo? Può darsi che sia così. Ma forse la realtà è meno semplice. Il fatto è che queste grandi opere sono spesso inutili e quindi fin dal principio fonte di criminalità. Ai tempi di Tangentopoli si rubava su opere pubbliche necessarie, oggi s’inventano opere non necessarie allo scopo di poter rubare. Quando un Paese investe un miliardo e mezzo di euro, che poi diventano cinque o sei, per il Mose di Venezia, cioè un sistema di dighe mobili inutilizzabile in condizioni normali e insufficiente in caso di catastrofe ambientale, in una parola: inutile, è fatale che il progetto sfoci in un colossale caso di corruzione. Quando si buttano dalla finestra 28 miliardi da qui al 2042 per guadagnare un’ora di treno da Lione a Milano su una tratta commerciale in declino, bucando montagne piene di amianto, perché poi stupirsi se le cosche calabresi ne approfittano? Si può obiettare che la Milano-Genova o l’A3 non sono opere altrettanto inutili, e dè vero. Ma lo diventano se tempi e costi dell’opera si dilatano all’infinito. L’Italia forse non ha bisogno di poche costosissime grandi opere, ponti vero il nulla, dighe faraoniche, treni velocissimi e vuoti, né di eventi epocali come le Olimpiadi o i mondiali di calcio, ma piuttosto di migliaia di piccoli interventi sul territorio, migliaia di piccoli eventi, dove il controllo sui tempi, i costi e l’efficacia può essere facilmente esercitato dalla popolazione, da tanti e non da un solo supereroe. La gente che vive su un territorio è invece l’ultima a essere consultata. Una volta si faceva così con le colonie africane, ora la colonia siamo noi.
Curzio Maltese . Contromano – Il Venerdì di Repubblica -  4 Novembre 2016 -

Nessun commento:

Posta un commento