Alvaro Siza, architetto protagonista di nuove
forme, si trova da alcuni giorni a Roma, dove ha tenuto una conferenza
nell’Accademia di San Luca. E’ cioè un archistar il quale ha come desiderio e
anzi certezza di essere l’inventore del nuovo stile che non si limita alle costruzioni ma
programma nuovi modi di
concepire qualunque oggetto ed anche pensarlo sfilandone la costruzione ad arte. Lui si considera dunque un
innovatore di qualunque genere si tratti. A Roma ha effettuato alcune di queste
programmazioni e ha progettato in modi diversi rispetto a quelli
tradizionalmente esistenti. Insomma è un caposcuola che convive però con il
dubbio su quello che fa e quello che pensa. E’ un progettatore che coltiva
l’arte del dubbio, così si autodefinisce. I creatori di nuovi stili sono sempre
dubbiosi se i loro progetti riusciranno a dar vita nuova. Il dubbio consiste
nel fatto che il suo tipo di programmazione si imponga su quelli vigenti e da
questo punto di vista il dubbio del successo lo accompagna. In Italia Questo è avvenuto molte volte nel corso dei
secoli più diversi e non soltanto nell’arte architettonica ma anche nella
pittura, nella musica, nella scienza, nella filosofia e sono riusciti anche a
esportarli in altri Paesi dai quali a loro volta hanno importato e fatto
proprie le novità. Alvaro Siza è sicuro di essere un caposcuola e fra le altre
attività ha creato anche il suo personaggio e questo ha spiegato nel discorso
da lui tenuto all’Accademia di San Luca mercoledì 9 novembre, riferito su
Repubblica da Francesco Erbani, il titolo dell’articolo è il seguente: “Altro
che archistar, progettare per me è l’arte del dubbio”, non a caso Alvaro Siza è
dello stesso paese di Fernando Pessoa che è stato già valutato come uno dei grandi
protagonisti nei romanzi, nell’autobiografia, nella poesia; personalità
culturale tra le principali del primo Novecento. Nella Situazione, Di
Siza che ritiene di
aver creato uno stile nuovo, in Italia ce ne sono stati molti soprattutto nei
secoli passati, nella musica,nella pittura, nell’architettura, nella filosofia
e persino nella politica ed hanno esplorato queste loro capacità innovative in
molti altri Paesi. Io non credo che il dubbio abbia tenuto compagnia soltanto a
loro. Tutte le persone vivente e di qualunque loro atto dubitano di aver fatto
opere rilevanti; ci sperano e ne sono convinti ma poi il dubbio subentra e in
che consiste quel dubbio? Nel non essere riusciti a cambiare lo stile che è
ancora quello vigente; cioè dubitano di avere il successo che secondo loro
dovrebbe meritare. Il dubbio è dunque di
tutte le persone viventi qualunque sia la sua attività. Ricordate una poesia di
Lorenzo Medici detto il Magnifico?: “Quant’è bella giovinezza / che si fugge
tuttavia! / Chi vuol esser lieto, sia / di doman non v’è certezza”. Questo
dubbio pesa in tutte le persone viventi chesiano di grande importanza nel suo
settore o siano semplicemente qualunque. Il dubbio è dunque affiancato alla
speranza. Così ha spiegato Siza ma così avviene in qualunque persona che finora
ha vissuto. Ricordate le “Operette morali” di Giacomo Leopardi e in particolare
quella intitolata “Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere”? La
vita, dice Leopardo, è sempre stata infelice fino a quel momento alimentata tuttavia
dalla speranza che il futuro sia migliore. Questa speranza non si verificherà
mai ma aiuta ad accettare la morte tanto prima avverrà tanto meglio sarà.
Questo afferma Leopardi. Leopardi vedeva questa speranza negli altri ma lui non
l’aveva e si augurava che la morte venisse il prima possibile per porre fine ad
una vita infelice. Secondo il mio modo
di pensare il sentimento fondamentale di ciascuno di noi viventi non è né il
dubbio e neppure la speranza ma è l’esistenza dell’Io che si sovrappone a qualunque
altro sentimento perché alligna senza eccezione alcuna in tutti noi viventi ed
è quello che ci distingue dagli animali. Gli animali non hanno l’Io noi uomini
sì. indipendentemente dalla nostra posizione nella vita ed anche la
subordinazione ad altri.(..). L’Io rende ciascuno di noi protagonista e tutti
gli altri, anche se l’avesse costretto ad obbedire sono comparse, Queste sono
comparse, siamo solo noi i protagonisti salvo il fatto di un fedele che crede
in Dio. Il fedele non si considera più protagonista ma lo è il Dio a cui crede
e che l’ha creato. Perché in questo caso l’Io scompare di fronte al Dio a cui
crede e che l’ha creato. Perché in questo caso l’Io scompare di fronte al Dio
creatore il quale giudica la creatura dopo
la morte fisica: se il giudizio è favorevole la vita eterna proseguirà,
se è negativo scomparirà l’Io perché la vita eterna non è più assicurata. Ma si
pone il problema di chi ha creato il Creatore e dopo lunghi pensamenti si
scopre che siamo noi ad aver inventato l’esistenza di un Dio il quale non può
certo diventare una comparsa e quindi non può che scomparire perché non è mai
esistito.
Eugenio Scalfari – Il vetro soffiato www.lespresso.it - L’Espresso – 20 Novembre 2016 -
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