Cambiano la loro vita ma cambiano
anche la terra su cui lavorano, magari usando droni e pannelli fotovoltaici.
Sono i 50mila coltivatori diretti under 35, una nuova generazione di giovani agricoltori
che nel 50 per cento dei casi hanno una laurea in tasca. Spesso sono alla prima
esperienza, a volte raccolgono l’eredità di famiglia. Sia in un caso che
nell’altro aumentano sempre di più. Il fenomeno ha ormai numeri di tutto
riguardo: nel secondo di quest’anno, in base ai dati di un rapporto realizzato
dalla Fondazione Symbola e da Coldiretti, oltre tremila aziende agricole sono
state fondate da giovani sotto i 35 anni. In pratica una su tre delle nuove
imprese nate nello stesso periodo. “E non si tratta di un ripiego per la
mancanza di altro lavoro, ma di una vera e propria scelta”, spiega Maria
Letizia Gardoni, 28 anni, responsabile di Giovane impresa di Coldiretti. “Si
avvicinano al mondo rurale perché caratterizzato da una estrema concretezza. Il
mestiere del contadino dà riscontri immediati, vedi subito i risultati. E mi
creda, c’è davvero molta voglia di tornare alle cose tangibili”. Quanto ai
risultati arrivano, se è vero che quasi l’80 per cento dei diretti interessati
si dice comunque felice di coltivare la terra. Magari usando nuovi sofware per
gestire le stalle e garantire la tracciabilità. Oppure facendo volare i droni
per monitorare i vigneti. Già. perché l’innovazione in questa scelta gioca un
ruolo importante. Prendiamo il caso di Lucia Marascio, una laurea in dietetica,
che a Isca sullo Jonio, in Calabria, gestisce l’azienda agricola “Muscolo di
grano”. Ha lanciato sul mercato un prodotto nuovo, fatto di legumi e grano e
che però sia alla vista che al palato sembra carne e viene lavorato come se lo
fosse: “Le nostre imprese sono piccole ma sappiamo unire creatività e
imprenditorialità” spiega. “E poi facciamo rete, ormai anche in Calabria noi
giovani agricoltori siamo migliaia”. E’ a Milano invece che Guglielmo Stagno
D’Alcontres, 28 anni, una volta uscito dalla Bocconi ha realizzato il suo
sogno: produce fragole e frutti di bosco in grandi serre coperte da tetti
fotovoltaici, riuscendo a fornire così energia puòita non solo alla sua azienda
ma anche a una comunità di cinquemila persone. Quanto alla vendita dei suoi
prodotti, ha scelto lostreet food, con dieci dipendenti fissi e una ventina di
Apecar: “Oggi fatturiamo più di un milione di quro e siamo tutti giovani. Ci
crede? Nessuno di noi supera i 32 anni”.
Natascia Ronchetti – Economie – Il Venerdì di Repubblica – 18
Novembre 2016 -
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