Sono un ragazzo di 22
anni che sta crescendo in una periferia romana dove spesso non sono luoghi di
aggregazione se non la parrocchia. Non pensa sia troppo pericoloso dire: “Dio
non esiste”, se questo può portare la perdita dell’ormai unico spazio per
socializzare, e a rassegnarsi a un ancor più forte individualismo che mette a
rischio il concetto di comunità?
Mattia Regoli mattiaregoli@gmail.com
Molte persone
dichiarano il loro disinteresse, anzi la loro insofferenza, verso le riunioni
condominiali. Io però ritengo che un simile atteggiamento sia profondamente
sbagliato e nasconda in embrione molti dei vizi più gravi che infestano la vita
delle nostre società. Il condominio, infatti, è la prima forma di aggregazione
sociale (non basata su legami di sangue) nella quale ciascuno di noi è inserito
(la seconda è data di solito dal posto in cui lavoriamo).Ignorarlo o
disprezzarlo vuole dire non avere la disposizione naturale al vivere sociale,e
non fare niente per educarlo e coltivarlo.
Giovanni Lamagna lamagnagio@tiscali.it
Sono Solo Piccoli
Segnali. Ma se si fanno sempre più numerosi, come lasciano
intendere le lettere che ricevo, allora possiamo dire che, dopo tanto
esasperato individualismo, sta un bisogno di relazioni e quindi di comunità. La
storia umana, in tutte le sue forme anche le più primitive, non ha mai preso le
mosse dall’individuo, ma sempre dal gruppo di appartenenza .(..). Anche gli
antichi Greci anteponevano la comunità all’individuo. Aristotele, per esempio
scrive: “La comunità siste per natura ed è anteriore a ciascun individuo che,
da solo, non è autosufficiente. Pertanto chi non è in grado di entrare nella
comunità, o per la sua autosufficienza non ne sente il bisogno, non è parte
della comunità e di conseguenza: o è bestia, o è dio” (Politica,1253a) . Fu il
cristianesimo a introdurre il concetto di individuo, che ha il suo fondamento
nell’interiorità dell’anima, sede della soggettività e della relazione con Dio,
con la virtù e con la salvezza. Dio chiaramente Sant’Agostino:
“Nell’interiorità dell’uomo abita la verità”. Il suo destino ultimo non è in
questo mondo , per cui:Chi ama il mondo non conosce Dio” Nasce così la
scissione tra individuo e società, che sarà per secoli il ratto caratteristico
del cristianesimo all’individuo il compito di conseguire la propria salvezza
ultraterrena, alla società e a chi la governa
quello di ridurre gli ostacoli che si frappongono a tale obiettivo. (..).
L’individualismo oggi trova invece espressione soprattutto nella borghesia
laica. Il collasso di tutti i luoghi di aggregazione riduce le occasioni di
socializzazione dei giovani, in quella stagione della vita in cui hanno un gran
bisogno di farne esperienza, che non sia solo quella dell’incontro al bar dove
si beve, in discoteca dove ci si stordisce
o della solitudine davanti un computer, persi in un social network.
Perché solo se da piccoli e da adolescenti si socializza, si impara a trattare
i propri simili come persone e non come mezzi, o come estranei accanto ai quali
si passa come vicino ai muri. Del resto il due (qui inteso come l’uno e
l’altro) viene prima dell’uno. Nasciamo come individui quando ci separiamomdalmcorpo
di nostra madre, che per nove mesi esprimeva due soggettività. Crescendo
acquistiamo un’identità che non è una dote di natura, ma un puro dono, perché
ci viene dal riconoscimento o dal misconoscimento da parte degli altri, da cui
dipende l’immagine positiva o negativa che ciascuno costruisce di sé. Anche da
questo si deduce che la società viene prima dell’individuo e lo fonda, perciò i
luoghi che concorrono a favorirla, dall’oratorio al condominio, siano bene
accolti.
umbertogalimberti@repubblica.it - Donna di Repubblica – 19 Novembre 2016
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