La scatoletta del navigatore
satellitare che sa sempre dirci dove siamo –misurando ad ogni istante le nostre
distanze da tre satelliti e trovando il punto in cui si intersecano –è piccola
ma contiene un compendio straordinario dello scibile umano: “Si potrebbe tenere
un intero corso di laurea in fisica – dai moti celesti, alla relatività di
Einstein alla teoria dei quanti – solo parlando del Gps. Ma in quello strumento
c’è anche molto altro: geometria, astronomia, elettronica, storia e perfino
geopolitica” dice il fisico Sergio Giudici, ricercatore dell’Università di Pisa
e autore del saggio Fare il punto. Una storia a ritroso della localizzazione
dal Gps a Tolomeo (Mondadori (..)). Il vero segreto della storia
dell’orientamento risiede proprio nell’essere interdisciplinare: “Un esempio?
Amerigo Vespucci: non era né uno scienziato né un marinaio, ma si interessava
di tutto. Nel 1499, arrivato in Venezuela, volle capire a che longitudine si
trovava. Ma non avendo alcun punto di riferimento, ne trovò uno con
un’intuizione geniale. Si ricordò che sulle tavole astronomiche che aveva con
sé si prevedeva che Marte sarebbe stato occultato dalla Luna nell’ora in cui a
Ferrara, di cui Vespucci conosceva la longitudine, sarebbe stata la mezzanotte
del 23 agosto. Così gli bastò aspettare lui stesso, scrutando col telescopio,
il momento della congiunzione tra Marte e la Luna, e registrare l’ora locale in
cui questa avvenne. Dalla differenza oraria con Ferrara, Vespucci ricavò la
longitudine del Venezuela”. Galileo
raffinerà il sistema dopo aver scoperto i satelliti di Giove. Per la
latitudine, invece, servono calcoli complicati, che misero in difficoltà
perfino geni come l’astronomo olandese Tycho Brahe: “Gli ci vollero dieci anni
di osservazione della stella polare per stimare con precisione di cento metri
la latitudine di casa sua: oggi il navigatore satellitare in due minuti dà
risultati cento volte più precisi”. Grazie anche alla Guerra Fredda. “Quando
nel 1957 entrò in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik, che non si
poteva intercettare né abbattere, gli americani tremarono. Potevano solo
osservarne la rotta captando i suoi bip” spiega Giudici. “Due giovani fisici,
William Guier e George Weiffenbach intuirono che, siccome per l’effetto Doppler
la frequenza del segnale saliva quando il satellite si avvicinava, queste
variazioni rivelavano la sua traiettoria. I due capirono poi che, all’opposto,
se si conosce la rotta di un satellite si può sapere dove ci si trovi dal modo
in cui varia la frequenza del segnale che si riceve dal satellite”. E’ la
nascita del navigatore odierno, e la Guerra fredda è determinante anche nella
sua diffusione civile: “Nel 1960 gli Usa realizzarono il primo sistema di
navigazione satellitare Transit. Ma è solo nel 1983, dopo che un jumbo
sudcoreano per un errore di rotta violò lo spazio aereo dell’Urss e venne
abbattuto, che gli Usa decisero di rendere pubblico il sistema. Fino al 2000 il
segnale venne intenzionalmente “sporcato” dai militari con l’aggiunta di un
errore di 100 metri. Poi, per stimolare lo sviluppo e l’occupazione hi-tech,
nel maggio 2000 Clinton offrì il Gps “ripulito” a tutti”.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 11
Novembre 2016 -
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