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mercoledì 2 novembre 2016

Lo Sapevate Che: Obama e l'Europa storia di un rimpianto...



Questa Pagina è dedicata a Barak Obama, che se ne va: al 44° presidente americano, il cui secondo e ultimo mandato sta scadendo , e alla sua tardiva, ma appassionata “scoperta” dell’uropa. Prima tuttavia un cenno all’elettore silenzioso perché in cuor suo anche lui sceglie il 45° presidente degli Stati Uniti in arrivo. L’europeo senza voto punta su un aspirante alla Casa Bianca escludendo o trascurando per lo più i motivi di politica interna prevalenti in chi va alle urne Oltreatlantico. Per lui i candidati sono espressioni della superpotenza  e in quanto tali destinati ad assumere, se eletti, una responsabilità internazionale in cui rientra anche l’europeo, alleato convinto o reticente. Non vassallo. (..). Otto Anni Fa l’elezione di Barack Obama, benché preceduta dalla lunga campagna che l’aveva rivelato, ebbe in Europa un forte effetto psicologico e politico, data la figura del neopresidente. L’arrivo di un afroamericano alla testa degli Stati Uniti, paese ancora percorso da irriducibili correnti razziste, era la prova che il non più Nuovo mondo sapeva ancora sorprendere il sempre Vecchio continente, incapace di adeguare le rappresentanze politiche ai mutamenti etnici e religiosi. Un uomo giovane, colto, raffinato, secondo un biografo (David Remnick), aveva sfruttato le sue origini miste, madre americana e padre Keniota, come metafora della propria ambizione: creare un ampia coalizione a suo sostegno, riunire gli elettori in favore di una storia personale che esprimeva progresso morale e politico. Senza tirarla in ballo, diventò l’erede della più dolorosa battaglia americana, quella razziale. Sotto questo profilo la presenza di Obama alla Casa Bianca ha conservato il valore iniziale. Al di là dei successi e degli insuccessi internazionali , e dei limiti delle riforme interne, comunque significative, il presidente non ha intaccato la dignità dell’obiettivo originario, con rara intelligenza mai esibito. Dall’inizio il primo presidente cresciuto nel Pacifico, nelle isole Hawaii e poi in Indonesia, ha però dato l’impressione agli europei, che aveva sedoto, di avere uno scarso interesse per il loro continente. Dal suo ingresso alla Casa Bianca ha deviato una politica americana costante da un secolo: l’impegno privilegiato in Europa cominciato nel 1917 con la partecipazione alla guerra contro la Germania imperiale decisa da Woodrow Wilson. Gli Stati Uniti sono stati presenti da noi in due conflitti mondiali, durante la “guerra fredda”, hanno avuto un ruolo determinante nella ricostruzione dell’Europa occidentale, nella riunificazione tedesca, e poi nell’allargamento a Est dell’Unione europea e della Nato. Di fronte a un’Europa non più ritenuta un centro decisivo e conteso, e alla necessità di limitare il coinvolgimento degli Stati Uniti nel vicino Medio Oriente, dove li aveva impantanati George W.Bush, Barack Obama ha dirottato il principale interesse americano dall’Atlantico e dal Mediterraneo verso la zona Asia-Pacifico. La scelta strategica non è stata influenzata dalle sue origini. Hillary Clinton, suo ex segretario di Stato e probabile successore, difende la stessa visione. E’ là, nella zona  Asia-Pacifico, ha ripetuto la candidata alla Casa Bianca, che nel prossimo decennio l’America dovrà concentrare i suoi sforzi, sul piano diplomatico, economico, strategico e altro. E’ Soltanto Alla Fine della sua presidenza che Barack Obama ha “scoperto” l’Europa. Durante il viaggio d’addio in Gran Bretagna e in Germania, poco prima del Brexit contro il quale si è invano pronunciato con fermezza, ha fatto una dichiarazione d’amore al Vecchio Continente, accompagnata da rimpianti e pentimenti, forse dovuti al fatto di averlo a lungo trascurato. Ha perfino fatto un sogno: quello di un’Europa unita e forte, fedele ai suoi valori umanistici. A Hannover ha parlato degli Stati Uniti e del mondo intero bisognosi di un Vecchio continente prospero e democratico. C’era, nel discorso del presidente, come un rimpianto di non aver tenuto in giusto conto l’Europa. Una nostalgia per qualcosa che non era avvenuto.
Bernardo Valli – Dentro e fuori www.lespresso.it  - L’Espresso – 30 Ottobre 2016 -

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