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domenica 6 novembre 2016

Lo Sapevate Che: E nelle scuole largo a Giochi, Ipad e Simulatori....



Divertirsi Usando il cervello, sviluppare un pensiero flessibile, elevarsi sopra gli schemi per vedere immagini di insieme. E diventare, in questo processo, persone più creative, capaci di inventare il nuovo o di rinnovare l’esistente, e cittadini critici, informati e aperti alla diversità. Tutto questo si potrebbe fare nelle aule di scuola già oggi,, anche in Italia, se la matematica fosse insegnata in modo più accessibile. Se, per dirla con Keth Devlin dell’Università di Standford, “si permettesse agli studenti prima di innamorarsi della materia – presentandola per quello che è, cioè pensiero logico -  e solo in seconda battuta di imparare la rappresentazione simbolica. Che, è profano, funziona da barriera anti-profani”. Niente grappoli di lettere latine o greche e minuscoli numeri appesi tra parentesi di tutte le forme per i principianti, quindi, ma piccole sfide visualizzate in giochi interattivi. “Perché quando si gioca sbagliando si impara, mentre in classe è uno stress”, spiega Devlin, che con la sua BrainQuake ha creato game come Wuzzit Trouble, dove per vincere bisogna compiere movimenti spaziali quantificabili grazie a ragionamenti logico-matematici che  non appaiono mai come tali. Wuzzit Trouble funziona. Infatti è uno degli otto giochi (gli altri sono Step Wise, Teachley Connect, InkBlotter, Eco, A2i, iAsk, IvySCIP) che hanno ricevuto ad agosto il supporto finanziario del Ministero dell’Educazione americano, Ma quanti prof italiani abbandonerebbero i metodi tradizionali per gettarsi nell’edutainment? In realtà molti di più di quanto si pensi. Anche perché spesso non servono aule ligh rech ma bastano i device che ormai sono patrimonio di ogni famiglia (dal computer al tablet) uniti a creatività e impegno dell’insegnante. Tullia Urschitz, per esempio, docente di matematica all’Istituto Comprensivo Lorenzi di Fumane (VR), insegna i binomi con Minecraft, la geometria con le stampanti 3D, le teorie della statica facendo vibrare uno smart phone sotto costruzioni in mattoncini. I suoi studenti partecipano a eventi come il Global Friendship Through Space Education., in cui insieme a coetanei di altri paesi (lingua comune: l’inglese) usano simulatori spaziali, progettano missioni, costruiscono e lanciano razzi. Oppure gestiscono il bar della scuola, comprendendo così non solo le regole dell’economia ma anche le questioni etiche che porta con sé (come il Km zero, il prestito a interesse, il ruolo degli scarti, l’ottimizzazione della produzione). “Sempre più colleghi lavorano in questa direzione”, dice Urschitz, che è anche formatore del piano italiano Scuola Digitale efo ambassador di Scientix, la piattaforma europea per la condivisione delle migliori pratiche di insegnamento. “La rete poi aiuta sempre di più nella condivisione e nella diffusione delle bess practice  (disponibili sul sito Scuola Digitale del Miur)”. “Formare i bambini è solo una parte della sfida. Perché avere una classe imprenditoriale che capisce la matematica farebbe molto bene al sistema-paese”, ricorda Roberto Natalini, ricercatore Cnr, coordinatore del sito divulgativo Maddmaths e organizzatore dell’evento scientifico-fumettistico Lucca Comicser-Science. Quattro anni fa, Natalini ha aperto lo Sportello Matematico (un progetto Iac-Cnr) dove giovani laureati selezionati vengono  formati come traduttori tecnologici, usando storytelling, giochi di ruolo e teorie della comunicazione non scientifica per avvicinarsi alle aziende. “Lo scopo è spiegare agli imprenditori che questa disciplina può aiutarli ottimizzare i processi di produzione, a modellare e testare nuovi prodotti, a migliorare la logistica. Perché di modi per insegnare la matematica ce ne sono a migliaia, ma il punto di partenza dovrebbe essere sempre lo stesso: essere coscienti che impararla, almeno nei suoi principi di base, è fondamentale non solo per le nuove generazioni ma per tutti.
L.T. – Dossier – Il Venerdì di Repubblica – 22 Ottobre 2016 -

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