Divertirsi Usando il cervello,
sviluppare un pensiero flessibile, elevarsi sopra gli schemi per vedere
immagini di insieme. E diventare, in questo processo, persone più creative,
capaci di inventare il nuovo o di rinnovare l’esistente, e cittadini critici,
informati e aperti alla diversità. Tutto questo si potrebbe fare nelle aule di
scuola già oggi,, anche in Italia, se la matematica fosse insegnata in modo più
accessibile. Se, per dirla con Keth Devlin dell’Università di Standford, “si
permettesse agli studenti prima di innamorarsi della materia – presentandola
per quello che è, cioè pensiero logico -
e solo in seconda battuta di imparare la rappresentazione simbolica.
Che, è profano, funziona da barriera anti-profani”. Niente grappoli di lettere
latine o greche e minuscoli numeri appesi tra parentesi di tutte le forme per i
principianti, quindi, ma piccole sfide visualizzate in giochi interattivi.
“Perché quando si gioca sbagliando si impara, mentre in classe è uno stress”,
spiega Devlin, che con la sua BrainQuake ha creato game come Wuzzit Trouble,
dove per vincere bisogna compiere movimenti spaziali quantificabili grazie a
ragionamenti logico-matematici che non
appaiono mai come tali. Wuzzit Trouble funziona. Infatti è uno degli otto
giochi (gli altri sono Step Wise, Teachley Connect, InkBlotter, Eco, A2i, iAsk,
IvySCIP) che hanno ricevuto ad agosto il supporto finanziario del Ministero
dell’Educazione americano, Ma quanti prof italiani abbandonerebbero i metodi
tradizionali per gettarsi nell’edutainment? In realtà molti di più di quanto si
pensi. Anche perché spesso non servono aule ligh rech ma bastano i device che
ormai sono patrimonio di ogni famiglia (dal computer al tablet) uniti a
creatività e impegno dell’insegnante. Tullia Urschitz, per esempio, docente di
matematica all’Istituto Comprensivo Lorenzi di Fumane (VR), insegna i binomi
con Minecraft, la geometria con le stampanti 3D, le teorie della statica
facendo vibrare uno smart phone sotto costruzioni in mattoncini. I suoi
studenti partecipano a eventi come il Global Friendship Through Space
Education., in cui insieme a coetanei di altri paesi (lingua comune: l’inglese)
usano simulatori spaziali, progettano missioni, costruiscono e lanciano razzi. Oppure
gestiscono il bar della scuola, comprendendo così non solo le regole
dell’economia ma anche le questioni etiche che porta con sé (come il Km zero,
il prestito a interesse, il ruolo degli scarti, l’ottimizzazione della
produzione). “Sempre più colleghi lavorano in questa direzione”, dice Urschitz,
che è anche formatore del piano italiano Scuola Digitale efo ambassador di
Scientix, la piattaforma europea per la condivisione delle migliori pratiche di
insegnamento. “La rete poi aiuta sempre di più nella condivisione e nella
diffusione delle bess practice (disponibili sul sito Scuola Digitale del
Miur)”. “Formare i bambini è solo una parte della sfida. Perché avere una
classe imprenditoriale che capisce la matematica farebbe molto bene al
sistema-paese”, ricorda Roberto Natalini, ricercatore Cnr, coordinatore del
sito divulgativo Maddmaths e
organizzatore dell’evento scientifico-fumettistico Lucca Comicser-Science. Quattro anni fa, Natalini ha aperto lo
Sportello Matematico (un progetto Iac-Cnr) dove giovani laureati selezionati
vengono formati come traduttori
tecnologici, usando storytelling, giochi di ruolo e teorie della comunicazione
non scientifica per avvicinarsi alle aziende. “Lo scopo è spiegare agli imprenditori
che questa disciplina può aiutarli ottimizzare i processi di produzione, a
modellare e testare nuovi prodotti, a migliorare la logistica. Perché di modi
per insegnare la matematica ce ne sono a migliaia, ma il punto di partenza
dovrebbe essere sempre lo stesso: essere coscienti che impararla, almeno nei
suoi principi di base, è fondamentale non solo per le nuove generazioni ma per
tutti.
L.T. – Dossier – Il Venerdì di Repubblica – 22 Ottobre 2016 -
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