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lunedì 7 novembre 2016

Lo Sapevate Che: Chi suona la batteria per far ballare le staminali umane...



La musica può ringiovanire le nostre cellule, stimolando i normali processi di rigenerazione dell’organismo che avvengono grazie alle staminali? Un esperimento che unisce scienza e arte cercherà di darne prova a Bologna dal 7 al 9 novembre nel corso dell’evento Cell Melodies: lo condurrà un docente di biologia molecolare dell’Università, Carlo Ventura, insieme al celebre batterista jazz Milford Graves. “Il palco del Teatro San Leonardo, oltre al musicista, ospiterà un incubatore che tiene in vita cellule umane adulte. I suoni del cuore – riprodotti con le percussioni da Graves – arriveranno alle staminali, dando così il via alla loro differenziazione” spiega Ventura. “Grazie a uno spettrometro, coglieremo anche la risposta delle cellule ai suoni, sotto forma di radiazione luminose, e la proietteremo su uno schermo”. Già. perché le staminali, come tutte le cellule, percepiscono – sotto forma di vibrazioni – i suoni nell’ambiente e ne emettono di propri: “Le cellule hanno una specie di scheletro fatto da microtubuli. Questo, oscillando di continuo, genera delle onde che, se amplificate, sono percettibili come suoni” spiega Ventura. le sinfonie prodotte dal nostro corpo, secondo lo scienziato, avrebbero, tra le altre funzioni, quella di educare le staminali: “Ogni tessuto ha una sua “firma sonora”. Le cellule staminali la riconoscono e ciò fa sì che nel cuore si differenzino in cellule cardiache, nel cervello diventino neuroni e così via”. E’ proprio questo “orecchio musicale” delle staminali che oggi apre nuove, affascinanti prospettive, “Possiamo riprodurre in laboratorio suoni specifici, e usarli per guidare le cellule staminali verso un dato destino” sostiene Ventura. “Tramite il suono, posso raggiungere le staminali dislocate presso i vari tessuti, e “istruirle” per farle trasformare come desiderio - perfino facendole tornare indietro nel tempo a uno stato simil-embrionale, quando hanno massima libertà di differenziarsi”. Così si superano due grandi problemi della medicina rigenerativa: “Il primo è l trapianto: oggi si estraggono da un individuo le sue staminali, le si coltivano in vitro affinché si moltiplichino, per poi ripiantarle nel paziente. Ma l’ambiente povere che trovano nel corpo, dopo essere state ipernutrite in provetta, può spingerle a morire o a spostarsi in altri tessuti dove possono far danni”. L’altro limite della medicina staminale classica è che riprogrammare le cellule per via chimica non è sempre possibile: “Per esempio i farmaci non attraversano la barriera emato-encefalica, con cui il cervello si protegge da eventuali tossine nel sangue. Le vibrazioni della musica invece ci riescono osserva Ventura “e arrivano alle staminali ovunque si trovino”. Per ammaestrarle come un fachiro con il suo serpente.
Dedo Tortona – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 4 Novembre 2016

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