Etichette

domenica 6 marzo 2016

Lo Sapevate Che: Sesso, bile e salutismo: Le Mille Maschere di Celine il seduttore



Le lettere di Céline alle amiche/amanti ora pubblicate da Adelphi si muovono per lo più tra le tonalità del cinico, del viscido, del querimonioso. All’occasione, dello scurrile. Dipende dal grado si soggezione che il dottor  Destouches mostra di provare nei confronti della destinataria. Davanti alla pianista  Lucienne Delforge si prostra: Quanto ho bisogno di te. In compenso alla studentessa Erika Irrgang  dispensa meno alati precetti: Niente amore senza preservativo, ALTRIMENTI DA DIETRO. Prodigo di consigli, Céline è un nonnetto di 40 anni. Si definisce  Già vecchio, depravato, malmesso… Sciorina suggerimenti, ma la sua interiorità è sempre troppo in subbuglio perché troppo in subbuglio perché ci si possa sedimentare una patina di saggezza. L’estensore di queste lettere è un uomo nel guado: da medico oscuro si va trasformando in caso letteraio. Poi diverrà pamphettista antisemita e reprobo. Però alti e bassi li vive tutti allo stesso modo: come un incubo. Anche nell’epistolario si scaglia in irresistibili invettite: contro l’Europa al capolinea, gli Usa (Nazione di garagisti ubriachi), l’Urss (Una prigione di larve).Ma sebbene assicuri il contrario (non sono moderno. Non sono un uomo perso. Ho conservato il senso dei valori profondi), Céline non ha il baricentro stabile del moralista classico. E’ un incazzato di genio risucchiato dalla tormenta del ‘900. Strappa il sorriso quando scrive: Non sono solito lamentarmi lui che è tornato a elevare ad arte la geremiade (dopotutto consanguinea dell’invettiva).  Il romanticismo l’aveva fatto secco una volta per tutte in Viaggio al termine della notte: “L’amore è l’infinito messo alla portata dei barboncini”. Di quell’aforisma arcinoto molte delle lettere non sono che una glossa. Come le idee, i sentimenti sono una peste che sta portando un’intera civiltà al macello. Perciò lussuria: Cosce, ancora cosce. Ma anche quella del libertino è una maschera. L’ulcerato Céline non può trovare requie in alcun piacere. Né a letto né a tavola. Non beve, non fuma. Tendiamo a identificarlo con l’individuo irsuto dall’igiene distratta a cui si ridusse sul finire, però Destouches era stato un bel tipo atletico. Lo eccitavano le bellezze ginniche: Se conosce una viennese muscolosa, pensi a me. Ballerine furono le donne più importanti della sua vita, Elizabeth Craig e Lucette Almanzor, che in queste lettere compaiono solo per allusione. Come profeta storico Céline ha bisogno di manutenzione: “Gli ebrei sono un po’ minacciati e non credo che la situazione si aggraverà mai”. Sul proprio destino è più preveggente: “Presto sarò, lo sento, in esilio da qualche parte”. Nel funesto 1933 si congedava così dall’amante ebreo-tedesca Erika: Il suo affezionato Louis Destouches. PS: Keil Hitler! Sai che risate. Tutte le amiche conservarono di lui il ricordo di un gentiluomo gradevolissimo, pieno di humour e fedeltà all’amicizia.
Marco Cicala – Cultura – Il Venerdì di Repubblica -  26 febbraio 2016 -

Nessun commento:

Posta un commento