12 Dicembre 2015. “La Natività del Caravaggio torna a
vivere”, annunciano festosi i giornali. Ha fatto scalpore, solennizzato dal
Capo dello Stato, il “ritorno” a Palermo di un quadro rubato nel 1969 (dalla
mafia?) e inabissatosi nel nulla, Ma quel che “torna” è una copia, opera di
Factum Arte, il miglior atelier al mondo nel settore, diretto da Adam Lowe e
operante a Madrid. E’ lo stesso che ha approntato a Venezia la copia delle
nozze di Cana del Veronese, dopo mesi di accuratissimo scanning dell’originale
al Louvre. Col perduto Caravaggio di Palermo, impossibile lo scanning: solo
qualche vecchia fotografia, il confronto con altri Caravaggio, e un po’ di
fantasia. Quel che “torna a vivere” non solo è una copia, ma una copia
sicuramente infedele, che non ha nemmeno usato la foto migliore, del 1964
(Scala). Intanto le indagini, si spera, proseguono. 20 Novembre 2015. Verona, Museo di Castelvecchio:
vengono rubati in un sol colpo 17 quadri (fra cui Pisanello, Mantegna, Tintoretto,
Rubens). Dopo molto rumore sui media, tutto tace per mesi, e nessun notabile
della politica trova il tempo di fare un viaggetto a Verona, così per sostare
in silenzio davanti alle pareti vuote. 15 marzo 2016: individuata, pare, la
banda italo-moldava responsabile del furto. So troveranno, si spera, anche i
quadri. Questa sequenza di eventi ci racconta (direbbe Sciascia) “una storia
semplice”: tendiamo a rimuovere non solo i quadri (a questo ci pensano i
ladri), ma il ricordo del furto; esultando poi (giustamente) se si recupera la
refurtiva, ma anche, e forse più, davanti al surrogato di un originale svanito.
Intanto il Ministero cancella (di botto) le Sovraintendenze archeologiche e
fonda un Istituto di Archeologia (di lò da venire). Copie invece di originali,
teoria invece di tutela sul territorio, “narrazioni” invece di fatti. Allegria
di naufragi.
Salvatore
Settis – Sestante – L’Espresso 2016
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